Roma, 3 ott – Mentre in piazza andava in scena la contestazione dei centri sociali, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuto al Teatro Carignano di Torino per la seconda edizione del Festival delle Regioni, facendo il punto sull’agenda del Governo.
L’intervento di Giorgia Meloni al Festival delle Regioni
Si potrebbe riassumere con dei “farò” il discorso della premier Meloni. Il punto di partenza è però quanto mai apprezzabile, ed è il riconoscimento dell’importanza della tradizione risorgimentale a partire dalla valenza simbolica di Torino come prima capitale e d’Italia e di luoghi toccati dal Festival come il Parlamento Subalpino: “Bisogna ricordarsi che si è eredi di una storia straordinaria”. E ancora: “Lo spirito, il coraggio, la determinazione di quei giovani ribelli che hanno fatto l’Italia siano alla fine il carburante più performante che possiamo mettere nella macchina di questa nazione”. Da qui passa al tema dell’autonomia strategica: “Prima della pandemia chi poneva questo problema veniva bollato come un autarchico”. Un modo per Meloni di criticare la globalizzazione e l’eccessivo ottimismo a riguardo: “Ci era stata raccontata una globalizzazione che avrebbe da sola risolto tutti i problemi, un libero commercio senza regole che avrebbe naturalmente democratizzato i processi, che avrebbe naturalmente distribuito la ricchezza. Le cose non sono andate così”.
Un elenco di buone intenzioni
Le note dolenti, se così vogliamo chiamarle, cominciano quando la premier passa a parlare delle strategia del governo. Più che una lista di cose fatte sembra un elenco di buone intenzioni. Anzi, più volte è sembrata mettere le mani avanti. Ad esempio, lamentandosi delle ristrettezza in cui versa l’Italia: “È necessario spendere al meglio tutte queste risorse, perché non ne abbiamo molte, ci sono tantissime cose da fare ed è importante che, per questo obiettivo, lavoriamo tutti insieme”. Oppure quando ha trattato il dossier sul Mediterraneo, ha rilanciato ancora una volta il piano Mattei: “È un progetto strategico italiano su cui puntiamo a coinvolgere soprattutto l’Europa, che stiamo elaborando, che porteremo in Parlamento e sul quale chiederemo il coinvolgimento di tutti”. Un progetto che, per quanto interessante, sembrerebbe rimasto ancora sulla carte, se non affossato dalla mancata collaborazione europea sul tema immigrazione. Meloni annuncia anche la volontà di inaugurare nuove riforme: “Quello che abbiamo davanti parallelamente è anche l’anno delle riforme con cui intendiamo cambiare l’architettura istituzionale, permettere ai cittadini di decidere da chi farsi governare, che impedisca i ribaltoni, i giochi di palazzo”. Ma anche qui l’operato del governo deve ancora dimostrare i propri risultati, dato che per ora su questo punto si è limitato al dialogo – peraltro piuttosto infruttuoso – con le opposizioni. Così come sul tema del sistema sanitario, per il quale al di là degli annunci non sembrano esserci particolari novità, se non l’ammissione delle difficoltà: “L’obiettivo principale per ognuno di noi è la sostenibilità del sistema sanitario ben sapendo che ci muoviamo in un contesto complesso”.
“Non si può fare tutto subito”
La battuta tra il realista e il rinunciataria che riassume forse al meglio l’intero intervento è quando afferma: “Non si può fare tutto subito. Non ci dobbiamo prendere in giro. Ma si può fare una strategia, si può lavorare insieme su quella strategia, si possono cadenzare gli interventi. Le priorità sono molte, le risorse sono poche“. Infine, la leader di Fratelli d’Italia ha commentato anche gli eventi più recenti, come l’imposizione del giudice di Catania sul decreto del governo, non convalidando il trattenimento nel Cpr di Pozzallo di tre clandestini, e la contestazione di oggi Riguardo al primo, ha affermato che “non c’è nessuno scontro con la magistratura”, ma “semplicemente la magistratura è libera di disapplicare una legge del governo e il governo è libero di dire che non è d’accordo”. Mentre sul secondo ha commentato: “Se le contestazioni sono dei centri sociali, lo considero perfettamente normale. Anzi, mi ricorda che sono dalla parte giusta della storia, se mi contestano quelli che insultano le forze dell’ordine e organizzano il racket delle occupazioni abusive”.
Michele Iozzino