“Smetti di fare colazione, mangia solo insalata a pranzo e bevi acqua ogni sera fino alla finale”, alla richiesta dell’organizzazione della convention internazionale, la ragazza islandese ha risposto picche con tono perentorio: “se l’organizzatore vuole che perda peso e non gli piace come sono, allora non si merita di avermi tra le 10 finaliste”, e ancora: “mi rifiuto in nome dell’orgoglio dell’Islanda e di tutte le donne del mondo”. Proprio l’orgoglio per la sua identità ci fa venire in mente lo stesso legame che gli islandesi (tifosi e calciatori insieme) hanno dimostrato avere per la loro terra e per le loro tradizioni quando intonavano il “Geyser sound” agli Europei scorsi. Cosa c’entra? Forse quest’atteggiamento non giova in un mondo dove una “donna” con la barba e con il pene viene presa a modello di progresso e di fluidità sessuale; forse i canoni estetici di oggi sono quelli che non fanno riferimento a quelli tipici delle donne europee e forse a Miss Mondo non hanno voglia di far gareggiare ( e magari vincere) una donna che non può rappresentare alcun modello della tanto decantata integrazione multietnica, ma solo di identità.
Aurelio Pagani
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Da quando l’estetica è gestita da invertiti, i canoni di bellezza maschile sono quelli del bell’adolescente manovrabile (da un vecchio invertito pieno di soldi) e della donna mortifera. Basta vedere una qualsiasi rivista di moda, le donne non solo sembrano in fin di vita, ma hanno sempre lo sguardo cattivo. Come probabilmente le vedono gli invertiti.