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“Nessun mea culpa degli uomini”: intervista al consigliere Montevecchi che ha provato a ragionare sul dramma di Giulia

by Aurelio Del Monte
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Montevecchi intervista

Roma, 27 nov – Pubblichiamo la nostra intervista al Consigliere regionale dell’Emilia Romagna Matteo Montevecchi, che a causa di un suo post su Facebook è stato strumentalizzato dalla solita stampa faziosa. “Gli uomini non devono fare mea culpa. Basta generalizzazioni ideologiche”, ha dichiarato più volte il consigliere, contestando i deliri successivi alla morte tragica di Giulia Cecchettin e alla mania di voler saltare sul carro dell’indecenza, oltre che del mancato rispetto di sé stessi. “Ha detto che Eleina [sorella di Giulia, ndr] è satanista!”, più varie ed eventuali. Insomma, un terremoto. Interpelliamo quindi il diretto interessato

“Non ho mai definito Elena satanista”: intervista a Montevecchi

Matteo, ma davvero hai detto che Elena è una satanista?

No, non l’ho mai definita così, lo ha fatto certa stampa attribuendomi virgolettati non miei. È frutto di una montatura giornalistica ben organizzata che si dedica solo ad inventare titoloni ad effetto, a cercare il sensazionalismo e produrre l’indignazione a comando. Ormai dovremmo esserci in qualche modo “abituati”. Mi sono ritrovato titoli come: “Montevecchi: Elena Cecchettin è satanista”, salvo poi rettificare solo in seguito o addirittura pagine Facebook che hanno fatto girare immagini che mi attribuivano impropriamente la frase “La sorella di Giulia? È lei il vero male”. Ho già dato mandato al mio legale, perché tutto ciò è inaccettabile. La realtà è che la cosiddetta “bufera” l’ha inscenata la stampa, non il mio post. Quel che ho detto è che certe sue parole rischiano di trasmettere un messaggio sbagliato. Capisco e rispetto il grande dolore che sta vivendo, dopo aver perso una sorella barbaramente uccisa da un mostro, ma non comprendo il bisogno di questa generalizzazione che ne deriva e che certi media e politici non vedono l’ora di alimentare a più non posso per portare avanti un preciso disegno ideologico.

Nel mio post ho scritto che non bisogna cascare nella trappola di questa generalizzazione e retorica, ma ribadire che determinate parole pronunciate da Elena come: “Gli uomini devono fare mea culpa, anche chi non ha mai fatto nulla, anche chi non ha mai torto un capello” oppure “Molte persone hanno additato Filippo Turetta come un mostro ma lui mostro non è, perché mostro è l’eccezione alla società (…) lui è un figlio sano della società patriarcale (…) È un omicidio di Stato (…) bisogna prevedere dell’educazione sessuale e affettiva” oppure “Non c’è un singolo posto in cui le donne siano al sicuro, non c’è un solo uomo di cui ci si possa fidare” e altre di questo tenore, non sono accettabili in quanto tutto ciò si trasforma come ho già ribadito in una propaganda funzionale alla diffusione di un determinato pensiero che impone di credere che sia una colpa il solo fatto di essere uomini e che quindi ci sia la necessità di una sorta di rieducazione di Stato. Si tratta di ideologia woke all’ennesima potenza che predica una incessante divisione tra uomo e donna da respingere con fermezza. Credo sia utile, invece, andare a fondo per capire che non è l’ormai inesistente patriarcato a produrre queste terribili violenze, ma la perdita di valori e la diffusione di una pericolosa cultura narcisistica che vede l’altro non più come una Persona. Un “rapporto in cui manca l’alterità in cui l’altro non è ‘un altro’, ma ha solo una funzione in relazione a me stesso” come ha detto molto bene Vittoria Maioli Sanese su Tempi qualche giorno fa. Mi sono chiesto, infine, per quale motivo Elena avesse pronunciato certi discorsi con una impronta fortemente ideologica, esibendo certe simbologie che si possono ritrovare anche sui suoi social, tra foto con croci rovesciate sul volto e statue di Lucifero, ovvero simboli che rappresentano il male. Mi sono domandato questo senza sentenziare alcunché e da qui hanno scatenato un putiferio.

Che cos’è successo dopo? La politica come ha reagito?

Si è scatenato un gran polverone, si sono diffusi dappertutto gli articoli che avevano ridotto e manipolato al tempo stesso le mie parole e sono stati rilanciati da certi esponenti pseudo-progressisti che hanno ovviamente usato tutto ciò per colpirmi, poiché non aspettavano altro per poter gettare un po’ di fango addosso al sottoscritto. Tra i tanti attacchi ricevuti si può trovare quello del Vice Sindaco di Rimini Chiara Bellini, che ha sostenuto la “responsabilità collettiva dei femminicidi e soprattutto responsabilità maschile”, affermando che “ogni volta che si nega si fa nuova offesa alle vittime e a tutte le donne”. Il coordinatore ArciGay e consigliere comunale Marco Tonti, ha parlato di “negazionismo di Montevecchi” indirizzato a “salvare le tradizioni del maschilismo tossico” e mi ha rivolto gravissime accuse, etichettandomi come “negazionista di un fenomeno devastante come la violenza sulle donne”. Ritengo non ci sia nemmeno bisogno di commentare queste parole, certe frasi basta mostrarle per fare in modo che chiunque si possa fare liberamente un’idea. In tutto ciò hanno richiesto a gran voce e con arrogante presunzione le mie dimissioni. Ciò che dimenticano questi maestri della democrazia e della civiltà è che non tutti sono omologati al loro pensiero. Si riempiono la bocca di democrazia, ma la verità è che per loro la democrazia non è di casa. Ma al di là dell’accanimento contro la mia persona, ciò che mi preoccupa di più è la reazione avvilente di certa parte del centrodestra dinnanzi a questa propaganda contro gli uomini. Certe espressioni che abbiamo ascoltato in questi giorni fanno letteralmente cascare le braccia. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato: “Come uomo chiedo scusa a tutte le donne per quello che fanno gli uomini”. Solitamente chiedere scusa significa ammissione di colpa a casa mia. Che colpa avrebbe Tajani in tal senso? Nessuna. E allora perché arrivare a piegarsi a questi tristi dettami del politicamente corretto e a questa velenosa ideologia?

Sei stato difeso o c’è stato un isolamento nei tuoi confronti?

A livello locale (romagnolo) tanti consiglieri comunali sia eletti nella Lega che consiglieri civici hanno preso le mie difese, perché la strumentalizzazione perpetrata nei miei confronti è stata più che evidente. Ho ricevuto la solidarietà anche del consigliere 3V di Rimini e pure da Marco Rizzo, oltre che da tantissime donne, segnale che mostra quanto sia falso il messaggio che si vuole fare passare secondo cui le donne dovrebbero essere automaticamente piegate alla dottrina iper femminista. Ci tengo a ringraziare tutti di cuore perché hanno dimostrato un grande coraggio.

Secondo te è possibile avviare una discussione costruttiva intorno a queste disgrazie o ci sarà sempre una polarizzazione che le strumentalizzerà?

Spero sia possibile, perché credo sia fondamentale esaminare seriamente a fondo cosa produca queste orribili violenze, ma temo che la strumentalizzazione continuerà ad esserci sempre. C’è più interesse da parte dei media e di certi mondi ideologizzati a portare avanti un antistorico e non pertinente j’accuse del patriarcato e una generalizzazione tremenda che mira far credere che l’uomo in qualche modo, in quanto tale, un po’ colpevole lo sia sempre almeno dal punto di vista sociale e che quindi ci si debba un po’ vergognare di appartenere al genere maschile. Dobbiamo ribadire con forza che Filippo Turetta non rappresenta tutti gli uomini come allo stesso modo la Franzoni non rappresenta tutte le mamme. Essere uomini non è una colpa, gli uomini non devono fare alcuna ammissione di colpa perché sono uomini. Per iniziare una discussione costruttiva bisognerebbe innanzitutto porre fine a queste dannose generalizzazioni ideologiche.

Aurelio Del Monte

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