Roma, 12 ago – Se Domino’s Pizza chiude in Italia, i tossicodipendenti della globalizzazione de Il Foglio addirittura piangono. Quasi strepitano. Proprio non possono pensarci al fatto di non poter ordinare da asporto in un cartone che si vede nei film americani. Uno degli articoli più imbarazzanti degli ultimi tempi mostra dei deliri che sono oltre il limite della semplice visione politica: superano quelli del servilismo culturale ma, probabilmente, anche della dipendenza psicologica. E della capacità di vivere nel mondo reale.
Domino’s Pizza chiude, Il Foglio piange lacrime
Un editoriale talmente penoso che probabilmente ha suscitato qualche imbarazzo perfino in redazione. Per lo meno, lo si può ipotizzare, visto che non è nemmeno firmato. La beffa si riscontra anche nel fatto che il suo contenuto completo sia riservato agli abbonati del quotidiano. Insomma, un delirio del genere sarebbe perfino esclusivo, e per goderne bisognerebbe pure dover tirare fuori del denaro. Quello che si legge gratuitamente, in ogni caso, è sufficiente a carpirne l’essenza.
A partire dal titolo: “Non ci siamo meritati Domino’s”. Dovremmo addirittura “meritarcela”, la colonizzazione americana, perfino in ambito gastronomico. Il perché resta un mistero, fatto sta che il delirio prosegue in altri passaggi. Dall’attacco con “quanto ci mancherà” (ma a chi, se non se filava nessuno?), alle critiche alla “ortodossia partenopea” e alla “dittatura del Dop” (soltanto uno dei maggiori punti di forza dell’economia italiana e delle sue esportazioni, che producono lavoro e benessere per ancora tanti italiani che ancora la fortuna di averli, se non è malafede questa non si sa come si potrebbe definire in altro modo), alla “ossessione pasta madre” fino alla difesa dalle brutte e cattive critiche nostrane dell’ “ananas sulla pizza”, “il massimo della sperimentazione”, guardata con occhi troppo critici “come se fosse un crimine di guerra”. Manco i gusti nazionali vanno bene: ci deve piacere a tutti i costi pure l’ananas sulla pizza. E se non ci piace, “non ci meritiamo Domino’s”. Meritiamo, ripetiamolo una decina di volte.
L’imbarazzante servilismo filoamericano, perfino per la pizza
“Quando per la durata di una pizza ci sentivamo un pezzo di provincia americana”. Comincia così il delirio, tornando un attimo indietro. Addirittura sarebbe una gioia, sentirsi parte della provincia americana. Per di più, non per un Jack Daniel’s, per un hambuger, un cheesecake o per chissà cos’altro. No, proprio per la pizza. Ovvero un prodotto tradizionale italiano “emulato” – questo sì, con successo – oltreoceano. Come a dire, perfino le nostre abitudini imitate sono migliori di quelle originali. Una dimostrazione di servilismo culturale e di penoso attaccamento tossico a ciò che propinano le culture straniere che, francamente, ha generato tanta pena, più che rabbia.
Tanta pena per le citazioni dei film statunitensi come I Goonies, o Il diario di Britged Jones, (peraltro anche carini, mica spiacevoli) in cui apparivano scatole del popolare marchio americano. Come a dire, respiriamo proprio in una realtà parallela, quella dei film – ovviamente yankee – e non della vita di tutti i giorni, lacrime e sangue per molti lavoratori in questo Paese. Ma che diamine ce ne frega, il dramma è che “non ci siamo meritati” Domino’s Pizza. Insomma, mettiamoci tutto l’impegno per farci stare antipatici perfino I Goonies.
Sintomatico dello stato pietoso in cui versa la nostra comunità nazionale in via di disfacimento, ma anche dell’attaccamento a questioni francamente ridicole. Insomma, si sta piangendo per una pizza yankee di dubbia qualità. Ma in generale per una pizza. E un marchio ad essa appiccicato. Una tragedia simbolo della povertà spirituale incredibile di cui soffre la nostra società, oltre che la nostra “Povera Patria”, per dirla alla Franco Battiato.
Stelio Fergola
4 comments
La povertà spirituale di costoro fa il paio con quella material-alimentare. Causa-effetto, effetto-causa.
Quello che però mi lascia sbalordito oltremodo è il tenore di un articolo che così scritto potrebbe ben apparire in aree tipo paesi baltici, Moldavia-Romania, Ucraina cioè laddove illusioni pro Usa-Ue vanno alla grande, sostenute da frustrazione, neo-ignoranza figlia del taglio ombelicale con la conoscenza local-tradizionale, mungitura di know-how degenerato e degenerante altrui (compresa la moneta “facile”, inflazionabile).
ma c’è qualche babbeo che paga per leggere i deliri mefitici dei fannulloni figli di papa’ ?
La questione è che ci sono tanti babbei che non sanno che pagano anche per far pubblicare queste stronzate, alias veline uscite da qualche sede diplomatica dove molto spesso fanno un beato c.
.. credevo che l’articolo del foglio fosse di una sottile ironia …