Roma, 16 apr – L’incendio a Notre Dame è stato il tema al centro dell’accesa discussione tra Vittorio Sgarbi e Alessandro Meluzzi, che a Quarta Repubblica, il programma condotto da Nicola Porro, si sono scontrati sul valore architettonico e morale della cattedrale devastata dalle fiamme. Il critico ha voluto ribadire più volte che Notre Dame è sì il simbolo di Parigi, ma la sua importanza architettonica non è così centrale come si ritiene e che le parti andate a fuoco sono ricostruibili. E spiega: “Le cose irreparabili sono quelle dove perdi delle opere centrali per la storia e cultura dell’Occidente. Lì non c’è nulla, le vetrate sono state finite nel 1967 e sono opere assolutamente triviali di nessuna importanza e se dovremo ricostruire ricostruiremo, esattamente come quello che ha fatto E.T., Rambaldi, si è inventato dei mostri, che sono stati montati dopo che Viktor Hugo ha scritto la sua Notre-Dame de Paris”. Meluzzi non è dello stesso avviso, e crede che l’evento sia da ritenersi una vera e propria catastrofe per la civiltà occidentale.
“Io mi vergognerei di queste dichiarazioni”, urla lo psichiatra al critico d’arte, che contrattacca così: “Quella di Meluzzi è pure retorica di una mente ottenebrata che non sa distinguere tra le opere d’arte e le cartoline. Ignorante come una capra! Privo di ogni competenza!”.
Cristina Gauri
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Meglio Sgarbi o Meluzzi? Confrontare un esperto d’arte con un esperto di psichiatria criminale è come confrontare un locomotore ferroviario con una zolletta di zucchero — sono grandezze non paragonabili. Al di là della sensazionalità, che senso ha uno “scontro” del genere? Un’opinione è sempre possibile e gradita, ma ciascuno resti nel proprio ambito quando si tratta di “rivendicazioni”, che è meglio.