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Ecco perché questo occidente non sconfiggerà mai l’Isis e il terrorismo

by Paolo Mauri
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President Barack Obama with Saudi Arabian King Salman.Roma, 24 mar – Madrid, Londra, Parigi e ora Bruxelles. L’Europa è sotto attacco, l’occidente inteso come blocco culturale democratico e liberale sta subendo da anni un’escalation del terrore. Prima hanno colpito gli Stati Uniti: due attacchi al World Trade Center (1993 e 2001) di cui il secondo coronato dal pieno successo come ben sappiamo, poi è stata la volta di questa Europa che è unita solo quando si tratta di finanza e commercio, e perciò strutturalmente e ideologicamente debole, non dimenticando la Russia, che con la strage di Beslan e quella del teatro di Mosca ha avuto il suo “11 settembre”. L’Unione Europea così come è nata e come si sta sviluppando non ci piace appunto per le politiche contraddittorie e le risposte deboli che fornisce ogni volta che ci siano crisi internazionali: dal Kosovo sino alla recente crisi ucraina passando per quella siriana sono state fatte scelte che alla lunga si sono rivelate sbagliate, e, quello che è peggio, si sta continuando a percorrere strade sbagliate. Esiste un nemico che ha diversi nomi, siano essi Isis o al-Qaeda, ma ha un unico denominatore comune: l’Islam wahabita. Ci sono Stati che sono alfieri di questa dottrina nata nel XVIII secolo e che durante il corso della storia, anche recente, hanno fatto in modo di propugnarla efficacemente: abbiamo già affrontato le collusioni tra la casa reale belga e quella saudita che hanno permesso di trasformare interi quartieri di Bruxelles in ghetti in cui il salafismo ed il wahabismo, di cui è emanazione, prosperano.

Ma il Belgio non è stato l’unico nella storia ad avere questo atteggiamento nei confronti dei Saud: gli stessi Stati Uniti si sono fatti artefici di accordi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, per sostituirsi all’Inghilterra nell’appoggio alle politiche della casa reale saudita. Era il 14 febbraio del 1945, giorno dell’incontro tra il Presidente statunitense F. D. Roosevelt, al ritorno dalla Conferenza di Yalta, e il Monarca saudita Ibn Saud, a bordo dell’incrociatore Uss Quincy, ancorato nel Grande Lago Amaro lungo il Canale di Suez, incontro che garantiva agli Usa petrolio in cambio di protezione all’Arabia Saudita. Questo accordo storico ha cambiato le sorti dell’area medio orientale ed è alla base di tutto quanto è successo negli ultimi 70 anni: dall’aiuto che Riad ha fornito ai mujaheddin in Afghanistan durante l’invasione Sovietica cominciata nel 1979 ampiamente appoggiata dagli Usa (miliardi di dollari e consiglieri militari che hanno formato i quadri di quella che poi è diventata al-Qaeda), sino alla recente questione siriana, dove i terroristi e le altre fazioni ribelli anti Assad hanno ricevuto ingenti aiuti finanziari e militari dalle monarchie del Golfo col consenso, e anche aiuto diretto, di Washington.

Questa connivenza tra interessi occidentali e quelli delle cosiddette “petromonarchie” del Golfo ha visto protagonista anche l’Europa, che si è inserita in questo gioco bilaterale con gli Stati Uniti, in modo ambiguo e destabilizzante ma spesso e volentieri palesemente a favore della politica saudita: se da un lato l’Europa ha giocato un ruolo fondamentale per la cessazione dell’embargo sul petrolio iraniano (ricordiamo che l’Iran sciita è un acerrimo nemico di Riad e del Qatar), dall’altro i dollari arabi e soprattutto il petrolio sono una fonte che è diventata indispensabile per il benessere dell’Europa, pertanto in Siria l’Europa sta appoggiando una risoluzione della guerra civile che, con ogni probabilità, vedrà uno smembramento della Repubblica Araba Siriana in tre: una parte curda, una sunnita, come voluto appunto dall’Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar, e l’altra sotto l’influenza sciita con la Russia e l’Iran a fare da garante. Questa è la realpolitik le cui regole sono dettate di volta in volta dagli equilibri e dai bisogni degli attori che ne fanno parte; ma le regole, alla luce di quanto sta succedendo, possono essere cambiate. Perché se davvero si vuole combattere il terrorismo è necessario rivedere le politiche commerciali ed energetiche che ci legano a questi Paesi, che, come abbiamo potuto vedere, sono legati a doppio filo con il terrorismo essendone fiancheggiatori e finanziatori. arabia-saudita-donne-doc

Invece l’Europa pare, ancora una volta essere miope da questo punto di vista: oltre alla nostra dipendenza sulle fonti di energia, che sarebbe possibile diminuire legandoci maggiormente a paesi come Russia, Iran, Venezuela e Messico, abbiamo permesso agli “sceicchi” di mettere le mani sulle nostre eccellenze, non solo gastronomiche: da Alitalia al partenariato con la borsa valori inglese, dalla quale dipendiamo, controllata per il 17,4% del capitale dalla borsa di Dubai e per il 10,3% dal Qatar Investment Authority passando per gli investimenti nell’edilizia di lusso che coinvolge quasi tutti i paesi dell’Ue, dall’Italia all’Inghilterra passando per la Francia. Pecunia non olet, si dirà, ma vista la filosofia che anima chi possiede 2500 miliardi di dollari di fondi sovrani derivati dal surplus della vendita del petrolio si dovrebbe dire “il tempio è sacro perché non è in vendita”, e quindi avere il coraggio di ridimensionare i rapporti economici e commerciali che ci legano a questi Paesi per fare in modo di tagliare le risorse e così strangolare il terrorismo wahabita/salafita. Invece l’unica risposta che l’Europa è stata capace di dare agli attacchi terroristici è stata affidata ai gessetti di Bruxelles o a “Imagine” di John Lennon suonata per le strade di Parigi, con i governanti che demagogicamente vanno in televisione a dire che “l’immigrazione non c’entra”. Certo, questa immigrazione forse non è il motivo scatenante di questa ondata di terrore, ma va anche considerato, per onestà intellettuale, che molti “foreign fighters” sono ritornati in Europa proprio attraverso le rotte che passano dai Balcani o dall’Italia spinti dal mal partito del Califfato in Siria e che, ad esempio, Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi recentemente catturato, abbia fatto almeno un viaggio in Ungheria per andare a prendere un terrorista che poi colpirà la capitale francese.

Questo linguaggio politico, insieme alle lacrime di chi dovrebbe dimostrare rabbia e orgoglio, ha come risultato quello di far passare il messaggio che questa Europa è un coacervo di nazioni imbelli e pronte per essere sacrificate, del resto non è un caso che i terroristi abbiano sempre colpito obiettivi civili piuttosto che politici o militari: un obiettivo come una metropolitana, un aeroporto o una stazione dei treni, oltre a essere più pagante dal lato propagandistico perché colpisce luoghi della nostra quotidianità, lo è anche per il fatto di essere meno sorvegliabile e controllabile da parte delle autorità di polizia, a meno di non mettere metal detector e pattuglie cinofile in ogni singola stazione di ogni singola grossa città europea. Sarebbe un dissanguarsi delle risorse e non darebbe comunque la reale certezza di essere al sicuro da attentati, del resto questa è una guerra asimmetrica che va combattuta con mezzi “asimmetrici”: noi colpiamo l’Isis con aerei e missili in Siria, in Iraq e in Libia, loro, che non hanno un esercito convenzionale, mandano in Europa cellule terroristiche dopo mesi di addestramento alla guerriglia sui campi di battaglia del Medio Oriente per colpire con attentati suicidi le nostre città come se fosse la loro aviazione militare. Invece oltre al vero e proprio intervento militare mirato nei santuari del terrorismo, è indispensabile andare a colpire le risorse dei terroristi, e come abbiamo visto, sono facilmente individuabili, però, ancora una volta, l’Europa è troppo miope, o forse troppo codarda, per farlo.

Paolo Mauri

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2 comments

Paolo 25 Marzo 2016 - 11:49

Codarda. L’ Europa, è soprattutto codarda.

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Cesare 26 Marzo 2016 - 4:14

Voglio premettere che io sono italiano e non europeo dato che nessuno mi ha chiesto se volevo far parte dell’ europa, e che ad esempio con i francesi razzisti nei confronti degli italiani non voglio avere niente a che fare. Ricordiamoci che tramite il loro Generale Juin nel 1943 autorizzarono al saccheggio per 3 giorni le loro truppe marocchine che violentarono circa 120 mila donne (compresi vecchi e bambini ).
In questo articolo ci dimentichiamo del piano dell’ elitista Kalergi del 1927 in cui era previsto già dalla massoneria transnazionale lo smembramento degli stati europei per un unico stato dotato di superpoteri su una infinità di popoli diversi al fine di ridurli in schioavitu’. Il piano procede con una BCE privata che stampa carta a costo zero ma in cambio pretende tutte le ricchezze pubbliche e private della nazione.
Ricordiamoci inoltre che molti di questi attentati sono delle false flag che hanno il fine di ricattare i governi ad accettare il dominio dei poteri occulti. Un altro effetto che si vuole è di creare un clima di terrore che rende la gente impaurita e chi ha paura si rinchiude in se stesso e non si ribella .Questo và a beneficio dei poteri occulti che ci stanno depredando il paese , affamando e che ci tolgono anche l’identità nazionale con leggi sovranazionali e con la promozione di una immigrazione selvaggia.Pensate che con i loro media promuovono oltre allo sfascio della famiglia con i matrimoni tra sessi uguali ma anche l’ideologia gender che dice che noi possiamo essere maschi o femmine indifferentemente, minando cosi’ l’identità piu’ importante e certa che abbiamo; quella sessuale, per cui io a 6 mesi so’ chiaramente di essere maschio prima di sapere come faccio di cognome o di che nazione sono

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