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Padova, procura cede agli Lgbt: dietro-front su annullamento registrazioni “genitori” omo

by Sergio Filacchioni
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Padova

Roma, 15 nov – A giugno la Procura di Padova aveva sonoramente bastonato la comunità LGBT, giudicando inammissibili gli atti anagrafici di bambini di coppie omogenitoriali. Ora però il dietro-front: in Aula la Procura ha chiesto di sollevare la questione di costituzionalità sulle leggi che vietano alle coppie gay di riconoscere i loro figli alla nascita.

La Procura di Padova cede

La domanda di annullare gli atti di nascita delle mamme lesbiche, 33 coppie e 37 bambini, era scattata in seguito a una circolare del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, e riguardava tutti i certificati fin dal 2017. La questione è appunto quella dei 33 atti di opposizione alla trascrizione dei bambini con due mamme, quella partoriente e quella intenzionale, e doppio cognome, registrati nel Comune di Padova. Nella città, nonostante l’impugnazione di quegli atti, decisa a giugno dall’ex procuratore della Repubblica Valeria Sanzari, il sindaco Sergio Giordani è andato avanti ad accogliere le richieste di altre mamme gay: altre quattro le coppie che hanno presentato la domanda, l’ultima per un bimbo nato 40 giorni fa. 

Il sit-in e la paura delle “mamme”

All’udienza di martedì mattina il clima tra le sedicenti mamme, in sit-in davanti al palazzo di giustizia, era tutt’altro che positivo. I pareri depositati agli atti dai giudici tutelari ai quali si era rivolto il Tribunale prospettavano, come soluzione per non lasciare i bambini privi di tutela, in caso di accoglimento delle impugnazioni, l’istituto dell’affido. “In assenza dell’invocato intervento del legislatore – si legge negli atti -, considerate le favorevoli pronunce, il procedimento di adozione in casi particolari rappresenta allo stato attuale l’istituto presente nel nostro ordinamento per poter riconoscere al minore lo status di figlio del genitore di intenzione”. Le mamme Arcobaleno avevano però già detto che la via non è quella dell’adozione, ma del riconoscimento di un atto anagrafico in cui il bambino ha già i cognomi di entrambe le mamme. 

Un pericoloso precedente

 “La Procura ha cambiato posizione e ha aderito alla questione di incostituzionalità, sollevata da noi avvocati di tutte le coppie di madri, ritenendo opportuno che la Consulta torni a esaminare il tema”, è quanto ha confermato l’avvocato Susanna Lollini. E dato che l’invito rivolto al legislatore con la sentenza 32 del 2021 della stessa Consulta è rimasto inascoltato, “potrebbe decidere di intervenire”. La decisione spetterà sempre poi al Tribunale civile, “ma – ha aggiunto – il fatto che la Procura abbia aderito a sollevare la questione di costituzionalità è rilevante, anche per il Tribunale stesso. Ho anche insistito molto sulla inammissibilità di questi procedimenti perché, se il Tribunale dovesse definire le procedure inammissibili, Consulta o non Consulta, la questione si chiuderebbe qui”. Ora si dovrà decidere se affidare tutto alla Corte Costituzionale.

Sergio Filacchioni

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