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Putin sempre più “Zar”, su Mediaset il documentario sulla sua vita

by La Redazione
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Roma, 7 dic – Un po’ di marketputining televisivo, un po’ di politica, un po’ di geopolitica. La messa in onda, questa sera su Rete 4, del documentario “Il Presidente, prima opera in lingua italiana dedicata alla vita di Vladimir Putin, è in sé un piccolo evento la cui importanza travalica ampiamente le semplici dinamiche televisive. Lo “Zar” è in effetti l’uomo del momento: considerato per anni un paria dai primi della classe della comunità internazionale, relegato – Obama dixit – nel “lato sbagliato della storia”, oggi, con l’escalation siriana e la questione Isis che bussa sanguinariamente alle porte d’Europa, Putin è universalmente riconosciuto come l’uomo più potente del mondo.

E, comunque la si pensi, a Silvio Berlusconi va dato atto di aver per primo rotto il relativo isolamento di Mosca, anche se all’epoca molti ironizzavano sulle trasferte moscovite dell’allora premier dall’“amico Putin”. Non è quindi un caso se proprio ora – e in un momento in cui l’ex Cavaliere rispolvera ambizioni da player internazionale, vedi recente intervista al Corsera – le reti Mediaset decidano di presentare al pubblico italiano un documentario in cui il presidente russo racconta la sua storia. “Il Presidente” – presentato giorni fa presso il Centro russo di scienza e cultura di Roma alla presenza dell’ambasciatore in Italia e dei vertici del network – ricostruisce la parabola putiniana dagli inizi.  Un esordio che, a dirla tutta, non lasciava pensare a una leadership così incisiva. Di fatto, fuori ma anche dentro alla Russia, nel 1999 erano davvero in pochi a conoscere quell’oscuro funzionario dei servizi di sicurezza. Per di più non lasciava presagire nulla di buono il fatto di essere il delfino designato da Boris Eltsin, presidente che non ha certo lasciato un ricordo indelebile di sé, a parte forse nelle cantine presidenziali del Cremlino. FM-13032015-putin-figura_1

Eppure, Vladimir Putin si presenta con un piglio sin da subito diverso. A quel tempo si era in piena crisi cecena (altra questione geopolitica, sia detta en passant, in cui l’Occidente si è schierato compattamente dalla parte dei futuri tagliagole). Appena nominato, Putin vola al fronte, riunisce i generali in una tenda e predispone tutto per un brindisi: «Vorrei, secondo la tradizione russa e la tradizione della sacra terra del Daghestan dove ci troviamo oggi, vorrei alzare il bicchiere e bere in memoria di coloro che sono morti». I papaveri dell’esercito avvicinano il bicchiere alle labbra, forse un po’ scocciati dalla solita prosopopea dei politicanti in gita al fronte.

Ma il neo-presidente li blocca, con un colpo di scena molto teatrale che lascia tutti di sasso: «Noi non abbiamo il diritto di concederci neanche un secondo di debolezza, neanche un secondo, altrimenti coloro che sono morti, lo saranno invano. Ecco perché io propongo di appoggiare oggi sul tavolo il bicchiere. Noi berremo, berremo sicuramente. Ma berremo dopo, quando avremo assolto al nostro compito. Quindi vi propongo di mangiare qualcosa di corsa e andare a lavorare». Se voleva riconquistare la fiducia dell’esercito, il nuovo presidente aveva centrato in pieno l’obbiettivo. Con quella mossa, Vladimir esce dall’anonimato e dal fardello dell’eredità eltsiniana.

putin-2Putin, in effetti, è non solo uno statista, la cui importanza storica è difficilmente contestabile, ma anche un efficacissimo comunicatore. Da qui il suo marcato aspetto pop, che contempla anche bizzarri effetti collaterali, tipo la serie infinita di bufale, fake, finte dichiarazioni mai pronunciate che è possibile trovare in internet, tutte immancabilmente basate su qualche immaginaria spacconeria dell’inquilino del Cremlino: Putin che tuona contro le moschee, Putin che vuole riportare a casa i Marò, addirittura – ma qui siamo già nella satira vera e propria – Putin che partecipa al cast de “I Mercenari 4”.

Uomo forte come non se ne vedevano da tempo sullo scacchiere internazionale, Putin colpisce l’immaginario collettivo di un Occidente orgogliosamente “debole”, tanto che alla fine ognuno vi vede ciò che vuole vedervi. Ma fa parte del gioco e anche questo è un sintomo della Putin-mania. Certo, in termini di approfondimento critico, “Il Presidente” può lasciare insoddisfatti per il taglio in qualche modo agiografico del documentario. Ma è anche vero che nessuno lo farebbe notare se si trattasse di un marchettone alla difficile infanzia afro-americana di Barack Obama. Se non altro a Putin non hanno dato il Nobel. Ancora.

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10 comments

Guglielmo Rinaldini 8 Dicembre 2015 - 1:30

Sto assistendo a quella disgustosa farsa propagandistica pagata da Putin ma dico non sentite la necessità di infilare la testa nello sciacquone e tirare con forza? Ma come si ritiene possibile che gente cresciuta nella libertà difesa dalla Nato debba per evidenti motivi di corruzione e anche di disturbi psichiatrici non diagnosticati debba bersi queste ridicole idiozie? Putin un simpaticone, un genio, non dorme di notte, è sempre sveglio. E noi colpevoli di aver invaso (non liberato dal sanguinario Saddam Hussein che era pupazzo di Putin come Assad continua a esserlo). Mi fate vomitare e se trovo estremi di reati (e ve ne sono purtroppo non vi sono magistrati degni di questo nome) a partire da intelligenze con stati nemici procederò nei vostri confronti e nei confronti di chi ha cooperato e pagato questa squallida propaganda a favore di un dittatore nazicomunista stragista e non saranno le vostre balle a farci dimenticare che dietro il Gheddafi del massacro di Lockerbie c’era il suo KGB come dietro i civili gasati da Saddam e da Assad e le nostre (per modo di dire) Brigate Rosse, Baader Meinhof, Lupi Grigi e una lunghissima serie di gruppi terroristici come il PKK di Ochalan gruppo stragista che nulla ha a che vedere con i valorosi Peshmerga che tengono testa all’ISIS.

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Paolo Antonio Goffredi 8 Dicembre 2015 - 8:52

non ho capito… denunci mediaset e la russia?

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Massimo 8 Dicembre 2015 - 9:39

Visto nonostante sia iniziato tardi
Interessante da vedere

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Massimo 15 Dicembre 2015 - 8:31

Ciao Guglielmo a quando in TV per un confronto pubblico con Giulietto Chiesa , almeno lui ci mette la faccia e non solo una tastiera
Il logo in foto del gruppo bancario è lì per caso per mera simpatia oppure ci lavori ?
P.s. In un stato libero l informazione deve arrivare da tutti i fronti e non solo da uno , altrimenti non è informazione

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Massimo 15 Dicembre 2015 - 8:43

P.s.
Ti consiglio un paio di libri di Giampaolo Pucciarelli
….oppure qualche libro di Fasanella
Buona lettura

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Guglielmo Rinaldini 4 Marzo 2016 - 6:53

Quella foto è una delle tante e c’è la mia faccia e il mio nome ma non i soldi di Mosca sui quali campa quel viscido dai tempi che ero iscritto al Partito Comunista Federazione di Bologna intorno al 1989. E per fortuna vinsa l’ala migliorista altrimenti sarei morto sfruttato gratis per costruire strade in Yugoslavia (non sto scherzando). Non mi piace il modo ignorante e superficiale che avete di trattare la Storia e neanche sono cosi giovane e inesperto da farmi fottere dalla propaganda di Putin con i suoi bonifici da nove milioni di euro l’uno anche via Serbia. Lavoro con le banche da 25 anni e le banche non sono responsabili dei nostri guai, lo sono le banche controllate dall’internazionale comunista oggi chiamata democratica (ricordiamo Marchionne in CdA della UBS). La soluzione all’Europa Sovietica non può essere chi di quella ideologia è ancora il difensore, chi è stato dietro a Baath Iracheno (sequestri anomali cogestiti dei pupazzi comunisti nei media da Sgrena alle due Simone), chi ha massacrato la classe dirigente polacca a Smolensk, chi ha dato plutonio a chi parlava o incarcerava 3 ragazze per una canzone. Vado a qualsiasi confronto ma non mi vorranno come non vollero sentirmi i magistrati rossi di Torino su Telekom Serbia che secretarono gli atti e non potendomi ricattare o prendere in giro come fecero col reo confesso Bocchino mai imputato in un processo insabbiato mi fecero sentire da un Ufficiale di PG per una testimonianza che imposi io a loro pur non avendo alcun rapporto se non la conoscenza tecnica e pratica di alcuni fatti di quelle banche che cito il povero Igor Marini che si fece 4 anni per aver detto il vero circa un magistrato italiano.

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Guglielmo Rinaldini 4 Marzo 2016 - 7:02

Vorrei ricordare che è di oggi la notizia che Valerio Morucci che io feci svenire davanti a 300 persone in una conferenza stampa che aveva come sponsor Cossiga avrebbe un ruolo nell’AISE nostro servizio segreto militare. Ridete ridete. Risus…

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Guglielmo Rinaldini 4 Marzo 2016 - 7:13

Ci fu un solo giornale che riportò la notizia e si chiamava La Voce di Rimini. Tutti i giornalisti presenti da La Storia siamo Noi (RAI) a Il Resto del Carlino non scrissero una riga, pupazzi dei servizi deviati. Morucci svenne perchè dopo un’ora di cazzate sui pescecani democristiani e il fatto che loro erano rivoluzionari quasi non violenti io presi la parola e gli dissi molto chiaramente che lui fu tradito e fatto arrestare dalla famiglia Conforto, agenti doppi del SISMI, su ordine di Cossiga che intendeva favorire l’ala filosovietica delle BR guidata da Moretti. Cosa fece poi Cossiga con Morucci e Mambro e Fioravanti questi ultimi non responsabili della Strage di Bologna che fu invece commessa da Carlos con la sua troia della Baader Meinhoff (come si vede nell’ultimo processo insabbiato seguito da Priore) lo abbiamo visto, portati in giro come testimonials dopo essere stati usati e abusati. La Strage di Bologna fu la risposta paradossale del FPLP palestinese sotto Mosca per il mandato di arresto del giudice Mastelloni nei confronti di Arafat. Ma Cossiga allora senatore nascose Arafat a casa sua e fece mobbizzare Mastelloni che lascio la toga. Oggi il Nobel per la Pace Arafat è riconosciuto mandante terrorista dai tribunali americani. I nostri servizi deviati lo hanno protetto in funzione antiamericana con i pacifinti e Craxi a Sigonella che era il nostro estremo sistema di difesa antimissile. Siamo anche quel paese che ha avuto tecnici Telecom che lavoravano per Milosevic a sistemi di puntamento contro l’Italia e che danno soldi pubblici a pupazzi di quella intelligence dell’asse Milosevic/Cossiga corrispondente al vecchio sistema di riciclaggio del PCI con nomi del tipo Etleboro, Rinascita Balcanica, Osservatorio sui Balcani, Osservatorio Italiano, La Tela e via cazzeggiando con pregiudicati per reati gravi come il riciclaggio come Oriano Mattei e il suo sodale Michele Altamura…e altri…

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Guglielmo Rinaldini 4 Marzo 2016 - 7:19

Cossiga infatti aveva fatto il patto scellerato con i terroristi palestinesi, non vi facciamo nulla e voi non fate nulla in Italia. Ne diede come suo solito stile la responsabilità a Moro che intanto era morto e non poteva rispondergli. I terroristi sotto Mosca ritennero quel patto violato dal mandato di cattura di Mastelloni per l’abbatimento dell aereo militare Argo 16. Ricordo la poesia dei pennivendoli di Unità e Manifesto che si chiedevano per quali ragioni Arafat non scendesse dall’aereo (sarebbe stato arrestato) per poi sparire alla stessa maniera dell’invertito Snowden che dopo aver parlato di libertà di parola con l’ex dittatore sandinista del Nicaragua Ortega oggi fa lo schiavo di Putin passando a lui le informazioni riservate che gli passava quel militare invertito come lui e diventato donna nel frattempo.

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Guglielmo Rinaldini 4 Marzo 2016 - 7:27

Diciamo una ultima cosa Moro e Berlinguer furono ammazzati per aver aderito al Piano Stay Behind della NATO per staccare il PCI da Mosca. Berlinguer lo chiamoì Eurocomunismo e nel 75 disse “voglio la protezione dell’ombrello atlantico”. Tentarono di ucciderlo a Sofia con dei camion e poi avvelenandolo in ospedale dove venne messo in salvo da una unità elitrasportata della NATO ai comandi di A.C. italiano sotto copertura. Fu poi finito da una mistura velenosa non sappiamo se radioattiva che causo l’ictus. SI decise stranamente di non fare autopsia e di fare una diagnosi psicologica stravagante sul decesso. Moro fu come noto tenuto in appartamenti del SISMI gli stessi del caso Marrazzo e sia Cossiga che blocco l’intervento delle forze speciali per liberare Moro, sia Prodi ne conoscevano l’ubicazione, questo ultimo non solo per la seduta spiritica ma anche perchè faceva parte della Società Fabiana copertura dell’Internazionale Comunista insieme al carceriere di Moro Markevic. Ricordiamo che Prodi e De Benedetti sono coltivati KGB con sedi coperte a Mosca e che Prodi fu l’unico statista al mondo per questi motivi a congratularsi con i sequestratori golpisti del povero Gorbaciov che causarono la morte di li a poco della moglie.

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