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Quei “giovani leoni” a difesa della Festung Europa: Normandia 1944

by La Redazione
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Roma, 4 lug – Dopo aver descritto la formazione della Divisione Panzer SS “Hitlerjugend”, il comandante SS Kurt Meyer prosegue narrando nelle sue memorie i duri combattimenti dei giovani granatieri e carristi SS in difesa di Caen nelle settimane seguenti allo sbarco Alleato in Normandia il 6 giugno 1944 [IPN].

Nella notte del 26 giugno 1944, i granatieri dell’SS-Grenadier-Regiment 26 sfiniti dai duri combattimenti difensivi della sera prima stanno rintanati nei loro buchi individuali e aspettano il prossimo attacco. Una nebbia densa e umida si stende sulle siepi e sui campi. Spunta il mattino. Tutto è ancora calmo. Mi trovo vicino Rauray con Max Wünsche e guardiamo l’ultimo Panzer andare verso le posizioni di partenza. Fa sempre più chiaro. Il primo Auster[1] è già alto nel cielo. La danza macabra non tarderà ad iniziare. Sentiamo il fuoco battente delle batterie tedesche. Cacciabombardieri inglesi a bassa quota volano sopra di noi lanciando i loro razzi in direzione di Rauray. L’inferno della guerra di materiali ha avuto inizio. In un gran rumore di cingoli, i primi Panzer rombano in avanti. Inizialmente, l’attacco guadagna terreno, ma viene fermato da un contrattacco inglese. È un combattimento carro contro carro, con punte di estremo accanimento. Il terreno coperto di siepi impenetrabili limita il campo di tiro e non consente ai nostri Panzer di approfittare della maggiore portata dei propri cannoni. È soprattutto la mancanza di forze di fanteria che si fa sentire in modo decisivo. Il violento tiro d’artiglieria disturba incredibilmente la collaborazione tra le unità rendendo quasi impossibile un vero comando e controllo del combattimento. Non sentiamo niente ad est di Rauray. Tutta la battaglia si è spostata ad ovest. Qui, i carri armati si sono accaniti gli uni contro gli altri. Di nuovo le perfide colonne di fumo di carburante stanno sospese nel cielo: ognuna di loro segna la morte di un carro. La situazione nel settore del SS-Panzer-Grenadier-Regiment 26 mi preoccupa. Neanche un impatto di granata a destra di Rauray. Inizia a piovere. Grazie a Dio, adesso siamo al riparo dagli Jabo[2]. Ma, che c’è? La terra sembra aprirsi per inghiottirci tutti. In pochi secondi è l’inferno che si scatena. Rauray è solo macerie di case e alberi ridotti in schegge. Sono disteso in un fossato e ascolto il rumore dei combattimenti. È un rullo di tamburi costante. La nebbia si mischia ai gas delle granate che esplodono. Non posso distinguere ancora niente, tutte le linee vengono distrutte. I collegamenti con lo stato maggiore della divisione e le unità che sono davanti non esistono più. Un portaordini del II./26 si precipita verso di me e grida: “Un carro dietro l’altro nell’ala destra del battaglione!”. Il suo messaggio viene soffocato dal rumore delle granate che scoppiano. Il mio orecchio tenta senza successo di analizzare il rumore dei combattimenti. Un fischio permanente, il rumore e le esplosioni delle granate che scoppiano è tutto quello che sento, assieme al rumore dei cingoli dei carri.

È la grande offensiva che mi aspettavo! La pietra di volta del fronte tedesco in Normandia è ora in gioco. Caen è l’obiettivo dell’attacco. Caen deve essere strangolata con un attacco di aggiramento. Caen deve diventare il trofeo di Montgomery e provocare il crollo del fronte tedesco. Stiamo con gli occhi spalancati come se ci trovassimo sotto l’effetto di un incantesimo, e osserviamo la tragedia micidiale. L’acciaio rovente ronza sopra di noi e sprofonda fischiando nella terra umida. Grido per chiamare Wünsche. Alcuni portaordini superano la strada con un salto e spariscono nelle siepi verdi. Wünsche non tarda a venire a sdraiarsi vicino a me. Non è necessario che dia grandi spiegazioni a quel vecchio combattente: è capitato troppo spesso di trovarci l’uno vicino all’altro. Mi conosce e sa quello che voglio. In poche parole, gli do il mio parere sulla situazione: il nemico tenta di sfondare con potenti forze corazzate nel settore dell’SS-Panzer-Grenadier-Regiment 26 e prova così a far cadere la città di Caen: ordino di sospendere immediatamente l’attacco contro Juvigny, di tenere Rauray ad ogni costo come cardine della difesa della divisione e ti affido la responsabilità della difesa di questa località. Guido ancora una volta in direzione di Fontenay e dopo aver percorso poche centinaia di metri, incontro alcuni elementi del III./26. Il tiro di carri nemici si abbatte sulla strada. È impossibile muoversi più a nord. Ma non è neanche necessario cercare il contatto fino ai gruppi avanzati. Il campo di battaglia si stende ampiamente sotto i miei occhi. Riesco con lo sguardo a racchiudere tutto del luogo in cui mi trovo e quello che pensavo trova conferma. È il grande attacco che tanto aspettavamo! Carri e semicingolati penetrano nelle posizioni dell’SS-Panzer-Grenadier-Regiment 26. Lo sbarramento d’artiglieria passa sulla terra come un enorme un rullo compressore d’acciaio e schiacciando ogni essere vivente. Vedo raramente dei movimenti rapidi dei nostri validi granatieri. Tengono il campo ostinatamente e lottano con il coraggio della disperazione. Da Rauray, lampi brillanti zampillano colpendo e i carri che danno l’assalto. Alcuni carri armati inglesi bruciano a nord della frazione.

Davanti a noi si trovano due inglesi che ha spinto un po’ oltre il loro slancio. Li abbiamo appena disarmati e gli viene ordinato di saltare velocemente nel mio veicolo. Uno di loro, ferito, viene consegnato al posto di soccorso a Rauray. Partiamo a una velocità folle in direzione di Verson. Devo arrivare al quartier generale della divisione! Un tiro d’artiglieria del nemico si sposta sempre più forte verso sud. Gli impatti battono già nell’area di Coliville. Anche la nostra artiglieria del resto bombarda senza sosta le fila degli assalitori. Il quartier generale viene raggiunto in pochi minuti. Il capo di stato maggiore tiene ancora la cornetta del telefono in mano nel momento in cui annuncia: “Era l’ultima comunicazione telefonica con il comandante del battaglione dei pionieri.” Il comandante ha detto: “Il bombardamento a tappeto dell’artiglieria ha annientato la mia difesa controcarro. Il battaglione è stato investito dai carri britannici. Alcuni nidi di resistenza isolati si mantengono ancora all’interno e intorno a Cheux. Alcuni carri nemici stanno tentando di schiacciare il mio ricovero. Che fine hanno fatto i nostri carri? Aspetto un contrattacco proveniente dalla direzione di Rau…” è così che s’interrompe la comunicazione. Anche le comunicazioni radio sono interrotte. […] Come è successo spesso in passato, ancora una volta vengono date direttive secondo punti di vista tattici e non strategici. La grande decisione non venne presa. Abbiamo rinunciato alla difesa mobile. Così, non ci resta più altro che vendere a caro prezzo la nostra pelle. Il cielo sembra riflettere gli eventi che avvengono sulla terra. Una pioggia torrenziale ci accompagna ad ogni passo. Dalla posizione occupata dalla Begleit-Kompanie che si trova a nord-est di Verson, osservo innumerevoli carri inglesi che si spingono in direzione di Grainville. Il fronte è sfondato, solo poche sacche di resistenza isolate disturbano l’ondata nemica. Santo cielo! La divisione deve contenere l’attacco, deve impedire la penetrazione in profondità e guadagnare tempo per l’alto comando tedesco! Filo ancora una volta al quartier generale della divisione e tento di parlare con Wünsche via telefono. Funziona! I valorosi soldati delle trasmissioni riescono ancora una volta a riparare la linea telefonica. Quante volte già quegli uomini hanno attraversato l’inferno? Quale oscuro eroismo si nasconde dietro l’espressione “tiracavi”?

Max Wünsche riporta di potenti unità corazzate da una parte all’altra di Rauray. Fino a questo momento, tutti gli attacchi su quel villaggio sono stati respinti con pesanti perdite per il nemico. Il cardine della divisione è incrollabile. Alcuni minuti dopo, mi trovo nella posizione della Begleit-Kompanie. Ogni tentativo di comando e controllo è ora diventata impossibile. Adesso, posso solo essere un combattente tra altri combattenti. Gli occhi dei granatieri si accendono quando mi riconoscono vedendomi passare di gruppo in gruppo. Quei soldati rimangono incrollabili in presenza di questa crisi: non si piegano né indietreggiano. Presto, non c’è più un metro di terra dove sia scoppiata una granata. I proiettili di carri nemici esplodono nelle nostre linee. Il nostro fronte difensivo viene rafforzato da alcuni Panzer e qualche pezzo anticarro. Teniamo fortemente stretti tra le nostre mani i pochi Panzerfaust di cui disponiamo. Un Panzer IV esplode e due Sherman bruciano proprio davanti a noi. Le masse di blindati nemici mi ispirano una paura indescrivibile. Non è una follia voler fermare questo esercito d’acciaio con una manciata di soldati e qualche cannone? Ma in questo momento, qualsiasi considerazione giunge troppo tardi: qui solo una legge conta – Combattere! Due Sherman si avvicinano lungo una gola. Alcuni granatieri sono sdraiati in febbrile attesa con i loro Panzerfaust. Aspettano dietro dei cespugli di more selvatiche e sembrano tutt’uno con la madre terra.

Trattengo il fiato, e le granate che cadono hanno d’un colpo perso il loro effetto terrorizzante. Guardiamo con attenzione i granatieri che sono pronti a saltare in azione. Il carro di punta continua ad andare avanti nella gola. Il carro di copertura avanza lentamente al suo seguito. Adesso, lo supera: il secondo Sherman ha raggiunto i granatieri. I cannoni nemici sono puntati su Verson, ma non spareranno mai più. Come una freccia scoccata da una corda tesa, un granatiere vola verso il secondo carro. Preme la leva si sparo del Panzerfaust che penetra nel fianco dello Sherman che continua ad andare ancora per pochi metri poi si ferma sprigionando un fumo denso. Anche il primo Sherman ha fatto i suoi ultimi metri. Alcune mine gli hanno spezzato i cingoli. Due sopravvissuti si arrendono. Sul momento, respiriamo sollevati; è una sensazione esaltante vedere quei mostri d’acciaio annientati dal coraggio individuale dei soldati. Ma pochi secondi dopo, l’incidente dei due carri viene dimenticato.

Alla mia destra, la Begleit-Kompanie combatte per la sopravvivenza. Non possiamo più distinguere la sua posizione. Il selvaggio tiro dell’artiglieria fa turbinare la terra fangosa in alto nell’aria. C’è ancora un Pak che spara granata su granata contro una colonna di carri appartenenti alla 11a divisione corazzata britannica[3]. Una nuova salva di artiglieria trasforma il pezzo in un ammasso di ferraglia. Non ci sono più armi controcarro da poter utilizzare. La compagnia viene fatta a brandelli dalle granate dei carri armati. I primi buchi dei tiratori vengono superati. Qua e là, alcuni granatieri tentano di liquidare i colossi d’acciaio con alcuni Panzerfaust ma senza riuscirci. La fanteria che accompagna i blindati respinge tutti gli attacchi che vengono lanciati contro i carri. Tento invano di ottenere un appoggio d’artiglieria. Da tempo aleggia lo spettro della mancanza di munizioni. Le poche granate tedesche non possono disturbare l’attacco. I carri britannici proseguono la loro opera di distruzione.

Per la prima volta, provo un vuoto bruciante nel cuore e maledico questa carneficina che dura da anni. Ecco, quello che vedo adesso non è più una guerra, ma solo massacro. Conosco uno per uno questi giovani granatieri e il più vecchio di loro ha appena compiuto 18 anni. Quei ragazzi non hanno ancora imparato a vivere, ma perdio come sanno morire! Stridenti cingoli di carro mettono fine alla loro acerba vita. Le lacrime scivolano sul mio viso; inizio a odiare la guerra. Piove a dirotto. Nuvoloni neri passano sopra la terra martoriata. I carri inglesi avanzano adesso sulla nostra posizione. È impossibile scappare. Dobbiamo restare qui. I pugni tengono forte i tubi dei Panzerfaust, non vogliamo morire senza combattere. Subito, una nuova nota si aggiunge al concerto infernale. Un Tiger ci viene a dare un po’ di respiro. Le sue granate da 88 mm costringono perentoriamente gli Sherman a fermarsi. I britannici fanno inversione; sospendono l’attacco in direzione di Mouen. Rientrando al quartier generale di divisione a Verson, incontriamo due carri inglesi. Alcuni portaordini dello stato maggiore della divisione li hanno distrutti a colpi di Panzerfaust. Le carcasse sono appena a 200 metri dal posto di comando. Lo stato maggiore si è trincerato per la difesa a riccio. Il duro combattimento ha portato inevitabilmente a elevate e irreparabili perdite. Se non riceveremo nuove unità, non potremo impedire uno sfondamento. Il nostro corpo d’armata ci promette per domani dei rinforzi provenienti dal II. SS-Panzerkorps. Il corpo d’armata desidera fortemente che il posto di comando divisionale sia spostato più indietro. Respingo questa richiesta. Hubert Meyer mi appoggia. In queste situazioni critiche, il posto del comandante è in prima linea.

Il I./26 mi fa sapere che, dalle prime ore del mattino, viene attaccato senza interruzione. Quel battaglione possiede ormai una forza operativa insignificante. Nel corso della notte i suoi resti si fanno strada combattendo fino all’aeroporto di Carpiquet. Nella stessa serata, due carri armati che si trovavano nel giardino del castello bloccando con il loro fuoco i superstiti del battaglione erano stati distrutti dal giovane Unterscharführer Emil Dürr. Quando la carica cava magnetica che aveva applicato al secondo carro perse la presa scivolando a terra, Dürr corse ancora una volta verso il mezzo e mantenne ferma con le sue mani la carica contro il mezzo nemico. Il corazzato fu distrutto, e Emil stesso venne ferito a morte dall’esplosione. Fu decorato della Ritterkreuz postuma. La sua prodezza permise il ripiegamento del resto del battaglione. Gli inglesi continuano il loro attacco. Dalla direzione di Granville, sento i colpi in partenza dei cannoni dei nostri carri. Una compagnia di Panzer IV, comandata dall’SS-Hauptsturmführer Siegel[4] copre il riposizionamento dell’II./SS-Panzer-Artillerie-Regiment 12. Gli inglesi erano già penetrati nella posizione di una batteria. Il gruppo d’artiglieria si ritira sul settore del Salbey. Il suo comandante, Schöpf,[5] fu ucciso in combattimento corpo a corpo.

Perdiamo la nozione del tempo. Lavoriamo a lume di candela su una mappa della situazione e prepariamo nuove posizioni per la difesa. Attendo disperatamente rinforzi. Dopo mezzanotte, sono felicemente sorpreso. Michel, il mio fedele cosacco, appare improvvisamente davanti a me con un ampio ghigno che illumina il suo volto. L’avevo inviato qualche giorno in licenza. Mi consegna una lettera di mia moglie che annuncia la futura nascita del nostro quinto figlio. Michel era stato trattenuto a un posto di blocco perché sospettato di essere un russo. Ma chi avrebbe potuto fermare il mio impavido Michel? Quando gli chiedo come è arrivato qui, mi risponde: “Svignandomela!” Contemporaneamente al levar del giorno, il nemico lancia attacchi reiterati in direzione di Grainville con carri e fanteria. Fino alle 9, la compagnia respinge quattro assalti. Sul terreno, vari carri nemici vengono abbandonati alle fiamme. Sfortunatamente, il carro di Siegel viene colpito e lui stesso ustionato gravemente al volto e alle mani. Un contrattacco dei nostri corazzati in direzione di Cheux fallisce davanti a un potente fronte controcarro nemico. È vero che questo attacco è un insuccesso, ma un gruppo di 20 soldati del battaglione di pionieri sotto la guida dell’SS-Sturmbannführer Müller viene raccolto dai carri di testa e salvato così dalla sicura prigionia. Questo gruppo è tutto ciò che resta del battaglione.

Pochi minuti più tardi, Müller è davanti a me. Quello che ha vissuto sembra esprimersi nei suoi occhi profondamente scavati dalla stanchezza, senza che abbia bisogno di raccontarlo. La sua divisa è completamente stracciata, le sue ginocchia sono insanguinate e lacerate. Il suo volto, ricoperto di fango è appena riconoscibile, un braccio è fasciato con bende improvvisate. In poche parole, descrive il dramma vissuto dalla sua unità. Dopo una smisurata preparazione d’artiglieria con 600 cannoni contro l’ala sinistra della 12. SS-Panzer-Division, il battaglione viene superato dai carri dell’11a divisione corazzata britannica. Ha lottato fino al suo completo annientamento. Solo una manciata di uomini è sopravvissuta al micidiale combattimento. Müller stesso ha difeso il suo posto di comando contro tutti gli attacchi di fanteria del nemico, ma è stato impotente davanti al massiccio attacco dei carri avversari. Verso mezzogiorno, viene accerchiato con alcuni uomini nel suo posto di comando e i carri armati sparano contro il bunker interrato mentre altri carri tentano di farlo crollare schiacciandolo sotto i cingoli, ma senza riuscirci. I pionieri hanno costruito un bastione impeccabile che sfida tutti i tentativi di distruzione.

Infine, un pioniere che era stato fatto prigioniero viene inviato nel bunker per incoraggiare i suoi compagni ad arrendersi, ma preferisce restare con loro e condividerne il destino. Gli inglesi alla fine continuano l’avanzata dopo aver fortemente danneggiato a colpi di cariche da demolizione il bunker, che appare ormai come una fossa comune. È solo verso la mezzanotte che i sopravvissuti si aprono un varco verso le nostre linee. Li troviamo in uno stato di esaurimento completo vicino alla località Le Haut du Bosq, dove avevano appena fatto una sosta. Nel corso della giornata, perdiamo Rauray. Il II./SS-Panzer-Artillerie-Regiment 12 ha esaurito tutte le sue munizioni. Nel pomeriggio, l’avversario riesce a costituire una testa di ponte vicino Buron, sul fiume Odon. Il nostro servizio di intercettazione radio intercetta la richiesta seguente: “Insistete ancora per un’operazione rapida su Verson?” A quanto pare, il nemico è ben informato sulla posizione dello stato maggiore di divisione. Non sentiamo la risposta. Tutti gli uomini disponibili dello stato maggiore vengono quindi impiegati vicino a Fontaine-Etoupefour. Entrando al posto di comando, uno sconosciuto mi si presenta, qualificandosi come funzionario civile del gabinetto del ministro degli esteri. Mi chiede di informarlo sulla situazione esatta, dato che il ministro non comprende il nostro continuo ripiegare! Prima che io possa digerire ciò, granate di carri scoppiano tra le nostre rovine. Alcuni carri nemici si trovano ancora una volta davanti al nostro posto di comando. In un batter d’occhio, il comando si svuota. Tutti si gettano in qualche buco con i Panzerfaust, aspettando altre sorprese. Non ho più rivisto il presunto inviato del ministro degli esteri! Quale rapporto avrà fatto ai suoi superiori? La situazione diventa più critica di ora in ora. Gli inglesi sono riusciti stabilire un’altra testa di ponte vicino Gavrus. Lentamente ma costantemente, il nemico avanza verso sud.

Kurt Meyer

[1] Taylorcraft Auster: aereo leggero da collegamento e osservazione, impiegato come osservatorio volante d’artiglieria dalla RAF dal 1942 al 1950.

[2] Jabo, acronimo per Jagdbomber, cacciabombardiere.

[3]      Al comando del Major-General Roberts.

[4]      L’8.SS-Panzerregiment 12 è guidato adesso dall’SS-Hauptsturmführer Hans Siegel. Nominato più tardi SS-Sturmbannführer, terminerà la sua carriera alla guida del II./SS-Panzerregiment 12. Ferito nove volte, amputato al braccio sinistro, Hans Siegel sarà decorato della Ritterkreuz il 23.08.44.

[5]      Il II./SS-Panzer-Artillerie-Regiment 12 era in effetti comandato dall’SS-Sturmbannführer Schöpfs, gravemente ferito al collo e che morirà il 27 giugno 1944.

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ANTERO 4 Luglio 2017 - 4:39

Gott mit uns !

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