Roma,17 ott – La causa curda trova da sempre un’ampia eco favorevole in Occidente: sarà per il suo lato “femminista”, con le foto delle combattenti curde sorridenti che fanno il giro del mondo, sarà per il fatto di ritrovarsi spesso dall’altro lato della barricata rispetto ai vari “nuovi Hitler” sventolati dalla propaganda occidentale, da Saddam Hussein a Bashar Al Assad, sarà infine per la marcata identità antifascista di alcune delle sue brigate combattenti. Eppure non sempre la stampa mainstream occidentale è stata compatta in questo elogio acritico dei curdi sinceri democratici. In un articoletto uscito sullo Spiegel il 21 aprile 1997 si sosteneva l’esatto contrario. Lo riportiamo qui integralmente:
Il Partito dei lavoratori curdi (Pkk), illegale, sotto la leadership del suo segretario generale, Abdullah Öcalan, che vive in esilio in Siria, si allontana dalle sue posizioni di estrema sinistra per adottare un orientamento völkisch-nazionalista. I funzionari del Pkk in Germania adottano al loro interno un tono razzista. Descrivono i turchi come una “sottorazza mista mongolo-araba” e definiscono i curdi “un popolo di razza indogermanica”. Öcalan ha rimpiazzato con una torcia la falce e martello che era nel simbolo. Nelle istruzioni ai suoi combattenti, egli definisce il Pkk come un “movimento nazionale” e non come un partito comunista. In una conversazione con Günter Wallraff, il leader del Pkk ha espresso la sua gratitudine verso i razzisti tedeschi. Sfortunatamente, l’arretratezza di numerosi curdi che sono immigrati clandestinamente in Germania “è un po’ una macchia” e dunque “il razzismo è giustificato”. Öcalan: “Penso che la destra abbia ragione. Su questo punto non la penso come un socialdemocratico”. Wallraff cita degli amici curdi che dicono: “E’ meglio che non ci sia un Kurdistan indipendente, se questo significa avere la supremazia del Pkk”.
Quando Öcalan diceva “la destra ha ragione”
L’intervista citata nell’ultima parte è stata pubblicata, sempre nel 1997, sullo Zeit. La frase precisa di Öcalan è la seguente: “Sfortunatamente la Germania sviluppata viene un po’ ‘sporcata’ a causa dell’arretratezza del nostro popolo. Questo mi rende triste. Non avrebbero dovuto permettere di infliggere questa cattiveria alla Germania. Ci sono così tanti curdi senza lavoro. Sono venuti da villaggi distrutti e sono stati mandati in Germania con mezzi illegali. Questo non sarebbe dovuto succedere. Anche questo è stato un crimine. Sono stati scaricati nei bassifondi delle periferie. Ecco perché il razzismo si sta diffondendo di nuovo. E giustamente, del resto! Penso infatti anche la destra abbia ragione. Lo dico francamente, in questo caso non ragiono da socialdemocratico. La destra ha ragione”.
Nel 2015, un inviato di Le Point a Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, descriveva del resto “le copertine che mostrano Adolf Hitler sorridente, che fa il saluto hitleriano, le traduzioni del Mein Kampf in arabo e in curdo, i pamphlet che denunciano il ‘complotto giudaico’. Questa letteratura nauseabonda non viene nascosta in un oscuro retrobottega, ma si vede in numerose piccole librerie e nelle edicole”.
Quei curdi vicini all’Asse
Tutto questo riguarda il Kurdistan moderno. Ma come si comportarono i curdi di fronte al nazismo vero e proprio? Qualche giorno fa, dopo che Donald Trump ha detto che “i curdi non ci hanno aiutato nello sbarco in Normandia”, la stampa di sinistra si è affrettata a ricordare che nel 1941, in Iraq, delle truppe curde combatterono in effetti in favore degli Alleati e contro il filo Asse Rachid Ali al Gaylani. Manca, tuttavia, un’altra parte della storia. Nel saggio di Jordi Tejel Gorgas, Le mouvement kurde de Turquie en exil : continuités et discontinuités du nationalisme kurde sous le mandat français en Syrie et au Liban (1925-1946), Berne, Peter Lang, 2007, si spiega di come i trattati stipulati tra Turchia, Francia e Gran Bretagna “spingano i curdi ad approcciarsi ai paesi dell’Asse, ormai nemici della Turchia”. La Lega Xoybûn, gruppo nazionalista curdo fondato nel 1927, “sembra anch’essa acquisita alle potenze dell’Asse. Secondo un rapporto del colonnello inglese Elphinstone, i tedeschi prendono contatti con i curdi già all’inizio della guerra”.
Ma tutto questo, forse, a Zerocalcare è meglio non farlo sapere.
Adriano Scianca
3 comments
Non conosco bene i Curdi CHE COMUNQUE hanno gli stessi diritti di
Baschi , Catalani , SudTiroler , Nord Irlandesi ……
sono SOVRANISTA anche quando NON mi conviene ! vedi SudTirol ….
i Popoli per me HANNO diritto all’ AUTODERMINAZIONE , alla faccia di papaFranceschiello
il massone .
nello specifico , le belle ragazze nella foto sono DI PURA RAZZA ARIANA ….. sembrano quasi mie parenti ….. (una delle due somiglia a mia nipote ….)
quante parole e quante deduzioni inutile, come se la nostra storia si riducese a un semplice rapporto binario : il bene e il male (inutile di identificarli). In ogni conflitto si attende sempre la fine per conoscere il vincitore e di coseguenza chi ha ragione. Ogni rapporto che le varie entità o nazioni hanno avuto con i belligeranti non erano soltanto dovuto a stretti rapporti ideologici ma anche a interessi di comodo fondati su esigenze pragmatiche e intrinseche alla propria socialità…..
Come ebbe a scrivere il mio (illustre) omonimo: “Der Krieg ist eine bloße Fortsetzung der Politik mit anderen Mitteln” ovvero “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”.
La guerra non è dunque, solamente un atto politico, ma un vero strumento della politica, un seguito del procedimento politico, una sua continuazione con altri mezzi.
Il bene ed il male? Mi torna in mente da una parte l’albero della SCIENZA del bene e del male (cfr. “Ma dell’albero della scienza del bene e del male non ne mangerai, perché se ne mangiassi certamente moriresti” (Gen. 2, 16-17)) e dall’altra le parole di un povero Procuratore Imperiale (“Quid est veritas?” ovvero “Che cos’è la verità?” – cfr. Gv. 18, 38), che cerco’ in tutti i modi di salvare Gesu’ Cristo e che invece e’ diventato il simbolo di ogni nequizia…
Grazie per l’attenzione.