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Renzi finge di aprire alle modifiche, ma l’Italicum non verrà toccato

by La Redazione
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Renzi modifiche ItalicumRoma, 30 giu – Ieri la Camera dei Deputati ha calendarizzato per settembre una mozione d’indirizzo presentata da Sinistra Italiana, il raggruppamento parlamentare composto dai rappresentanti di SEL e dai fuoriusciti dell’ala di sinistra del PD (Fassina e D’Attorre). Il testo della mozione presentata in aula da Arturo Scotto (capogruppo alla Camera di S.I.) verte sulle modifiche da apportare eventualmente all’Italicum “prima che si pronunci la Corte sull’incostituzionalità e poiché in queste ore il dibattito sulle modifiche è sotto traccia, noi riteniamo giusto che se ne parli apertamente in Aula“. Il Ministro per le riforme Boschi ha risposto stizzita affermando che nei fatti non è stata calendarizzata nessuna mozione ma è stato semplicemente approvato il calendario dei lavori di Luglio. Al netto delle precisazioni sulle modalità dei lavori parlamentari, la bomba è stata lanciata e il dibattito politico è esploso. Ma su cosa verterà fino a settembre la discussione sulla nuova legge elettorale? I deputati che hanno presentato la mozione di cui sopra chiedono che venga rivisto il premio di maggioranza alla lista ( e non alla coalizione) che non superi al primo turno il 40% dei voti validi, perché ritenuto sproporzionato rispetto alla volontà dell’elettore.

Il secondo punto di critica riguarda i capo-lista bloccati: il voto di preferenza sarebbe relegato solo agli altri componenti della lista (che potrà essere composta al massimo da 6 candidati) che non sarebbero subordinati al capo-lista solo nel caso in cui la lista ottenga il premio di maggioranza. Per le opposizioni, in entrambi i casi, ci si trova di fronte alle stesse ipotesi di incostituzionalità presenti nel Porcellum.  Inoltre, le polemiche delle opposizioni fanno riferimento all’atteggiamento di Renzi che si è dimostrato disponibile ad aperture e modifiche ma solo perché la componente centrista (NCD e ALA) della sua maggioranza è orientata verso la concessione del premio di maggioranza alla coalizione (visto che probabilmente i gruppi guidati da Alfano e Verdini da soli non arriverebbero alla soglia di sbarramento del 3%) piuttosto che alla lista. Il dilemma del premier è: accondiscendere alle richieste dei centristi della sua maggioranza per tenerla nell’ovile ora che gli serve più che mai per il sostegno al SI al referendum costituzionale oppure rimanere rigido sulla posizione di intoccabilità dell’Italicum? In tutti i casi la partita a scacchi se la sta giocando con il M5S che nei fatti sarebbe il principale beneficiario del premio di maggioranza (visto che non ha alleati). Forse è proprio per questo che Renzi spinge per il partito a vocazione maggioritaria, perché in questo modo riuscirebbe a comporre un’unica lista e a giocarsi la partita per il premio con i pentastellati.

E’ evidente che le polemiche delle opposizioni non risultino efficaci, infatti stanno tentando di inserire le modifiche dell’Italicum nel calderone dello scontro sul referendum costituzionale incentrando il tutto sulla celeberrima affermazione del Presidente del Consiglio: “Se vince il No vado via“. Al di là delle polemiche inconsistenti, i fatti sono questi: prima della celebrazione del referendum, tra ottobre e dicembre, l’Italicum non sarà toccato, perché il 4 ottobre la Consulta deciderà sull’ammissibilità dei quesiti già presentati prima dell’entrata in vigore della legge. E, qualora i giudici costituzionali dovessero rigettare i ricorsi per vizio di forma , la riforma costituzionale – sempre che passi il SI al referendum- prevede, come per tutte le leggi elettorali,  il giudizio preventivo sull’Italicum. Se si ragionasse su queste considerazioni si comprenderebbe che l’esultanza di Sinistra Italiana per l’approvazione della mozione è ridicola, che le “minacce” di FI di non dar vita facile sull’eventuale voto all’Italicum sono inutili, che la posizione del M5S non è politicamente credibile e che Renzi lascia fare perché è l’unico ad avere la maggioranza che serve per l’eventuale modifica della legge elettorale.

Aurelio Pagani

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