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Ricordo di Brunilde Tanzi, giovane assassinata dai rossi nel dopoguerra

by Alberto Celletti
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Brunilde Tanzi morte

Roma, 17 gen –  La storia di Brunilde Tanzi è la stessa storia di tanti che, tra la guerra civile e perfino di qualche anno successivo, patirono la violenza e il martirio. Da Norma Cossetto in avanti, una delle tante storie femminili di dignità e di fedeltà a una causa mai ritenuta estinta. Il 17 gennaio è il giorno in cui, nel lontano 1947, la vita di Brunilde venne barbaramente strozzata. Dai “soliti compagni”, in questo caso della Volante rossa.

Brunilde Tanzi, una vita di lotta e dedizione alla causa

Su Brunilde Tanzi è celebre la testimonianza di Domenico Leccisi, che nelle sue memorie la ricorda come una ragazza “slanciata” ma più di ogni cosa dedita alla causa comune. Che era ancora quella del fascismo sconfitto e morto sostanzialmente per cause militari (non certo di altro genere).  Perché di Brunilde era fascista qualsiasi cosa, a partire dalla famiglia. Una “colpa” che non poteva essere tollerata da taluni, neanche a guerra finita. La ragazza credeva profondamente nei suoi ideali, al punto di aderire nei due anni successivi alla fugace ma significativa esperienza del Partito democratico fascista, così come in quella dei Fasci di azione rivoluzionaria.  Con Leccisi, collaborò al trafugamento della salma di Benito Mussolini al cimitero del Musocco. Ma Brunilde Tanzi si impegnava anche nella diffusione dei messaggi divenuti ormai clandestini, come quelli del giornale Lotta fascista, mantenendo rapporti anche con Ferruccio Gatti, capo degli squadristi milanesi del 1921. Tanta energia e senso della lotta non potevano che venire puniti severamente e barbaramente…

 Ausiliaria della Decima Mas

Mai doma e convinta lottatrice, Brunilde Tanzi aveva fatto parte anche della Decima Mas dove si era arruolata come ausiliaria volontaria dopo la costituzione della Repubblica Sociale Italiana. I suoi assassini, quelli della Volante rossa, i quali il 17 gennaio del 1947 la ferirono a morte, a soli trentacinque anni, a Milano, dopo aver deciso la sua esecuzione. Questi altro non erano se non una formazione terroristica, che pensò bene di spargere sangue anche dopo la fine della guerra. Già nell’estate del 1945, ad ostilità apoena terminate, i suoi esponenti si scagliarono contro Rosa Bianca e Liliana Sciaccaluga, madre e figlia con una sola colpa: essere moglie e figlia di un’ufficiale proprio della Decima Mas. E anche due mesi dopo aver assassinato brutalmente la Tanzi, i compagni non si fermarono di certo, prendendosela anche con Franco De Agazio, giornalista fascista e direttore de Il Meridiano d’Italia. Era l’inizio di anni difficili per chi coltivava ancora l’ideale, di cui il caso drammatico della Tanzi avrebbe costituito solo una delle numerose punte di un iceberg tinto di sangue…

Alberto Celletti

 

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