Oltre allโessere divenuti bacini elettorali e mere fonti di arricchimento per suoi dirigenti, i sindacati hanno perรฒ la colpa ancor piรน grave di non essere riusciti a sganciarsi da una prospettiva che fosse esclusivamente โdi classeโ. Ogni lotta, ogni rivendicazione รจ stata appoggiata purchรฉ andasse contro โi padroniโ, senza alcuna visione dโinsieme, sia a livello di crescita delle singole aziende che sul piano nazionale. I sindacalisti sono stati spesso animati da uno spirito di rivalsa che ha rappresentato la brutta copia della logica del profitto di industriali e imprenditori, rappresentandone lโaltra faccia della medaglia. Si รจ troppo spesso soffiato sul fuoco dellโinvidia sociale (vera cifra dellโItalia contemporanea), senza promuovere alcuna prospettiva di partecipazione reale e collaborazione fra le diverse competenze. Fino alla caduta del Muro di Berlino, lโimpostazione egoistica e classista produsse diversi risultati sul piano dei diritti dei lavoratori, anche perchรฉ lo spettro costituito dal comunismo sovietico (per quanto molto propagandistico e poco โrealeโ) imponeva alle classi dirigenti una certa attenzione verso le masse lavoratrici e operaie. Con la fine dellโUrss il liberismo ebbe perรฒ la strada spianata, nel nostro paese in particolare. Dagli anni novanta รจ cominciato lo smantellamento del patrimonio industriale pubblico, a colpi di privatizzazioni e delocalizzazioni, con i diritti sociali sempre piรน sotto assedio. Precarietร รจ la nuova parola che domina il mondo del lavoro, condizionando in negativo lโesistenza di milioni di persone, incapaci di progettare un futuro. Il tutto รจ stato aggravato da una crisi non solo economica, ma anche demografica. Il nostro tasso di natalitร raggiunge livelli ridicoli da anni, mentre lโimmigrazione, che โcolmaโ le nostre deficienze, abbassa allo stesso tempo drasticamente i livelli salariali, oltre a mettere a repentaglio lโesistenza stessa del popolo italiano da qui a cento anni, come rilevano alcuni studi demografici dellโUniversitร La Sapienza.
In questo contesto il sindacato ha recitato il ruolo di comparsa, se non di complice. Troppo avvezzo alla sterile polemica, non ha avuto gli strumenti per controbattere lโassalto tecnocratico e liberista. Eโ oggi necessario, per quanto difficile, mutare radicalmente prospettiva. Solamente attraverso la reale partecipazione ai processi produttivi di tutti i lavoratori si potrebbero formulare ipotesi concrete per uscire dalle secche e decidere in maniera intelligente, consapevoli che a volte si puรฒ rinunciare a qualcosa in nome di un interesse collettivo. Eโ lโunica via per mettere in un angolo la speculazione che distrugge lโeconomia reale. Bisogna mettere al primo posto la competenza, la partecipazione organica e non fuggire dalla responsabilitร , come avviene quotidianamente per i sindacati che rinunciano al riconoscimento pubblico (art. 39 della Costituzione) pur di non avere controlli nella propria ambigua struttura interna. Tra le due guerre, lโItalia seppe proporre un modello originale e rivoluzionario, che conserva ancora tratti dโattualitร .
Tra i tanti spunti sul tema, basta andare a rileggere quello che scrisse un giurista di alto livello come Carlo Costamagna: “il sindacato รจ lโelemento che domina lโambiente della civiltร industriale. Ad esso la dottrina ufficiale della democrazia parlamentare non ha saputo offrire altro che la pratica della cosiddette โrelazioni di fattoโ, pur di tenerlo fuori da ogni legale riconoscimento, fuori del diritto e quindi fuori dallo Stato. “(โฆ) Il sindacato รจ effettivamente, in quanto associazione, la manifestazione di un istinto di solidarietร e di un bisogno naturale di organizzazione che lโideologia individualistica ha deliberatamente sacrificati. (โฆ) Il fascismo ha il merito di fronte a tutta la civiltร moderna di avere per primo, sacrificando per quanto necessario la tradizione individualista, affrontato lโesperimento necessario a stabilire lo Stato, ente politico, anche in una piena funzione sociale, restaurandolo in quanto ordinamento giuridico integrale e in quanto piena sovranitร nella sfera degli interessi economici e degli interessi del lavoro. Lโesperimento si compie appunto mediante la trasformazione del sindacato in un organo della struttura stessa dello Stato, vale a dire lโelemento di una istituzione, nel medesimo tempo sociale e politica, per cui il cittadino attua la sua intima, permanente e completa collaborazione con lo Stato, il quale a sua volta fa propri gli obiettivi della difesa e dello svolgimento degli interessi professionali che lโideologia individualistica abbandonava e abbandona ai due opposti eccessi della sfrenata concorrenza individuale o dellโoppressione monopolistica dei cosiddetti sindacati liberi”. Si intuisce facilmente come un cambiamento in questa direzione sarebbe impossibile senza il ritorno di un ruolo incisivo dello Stato, che oggi riveste una funzione marginale intervenendo solo nei momenti di crisi o con ammortizzatori sociali e altre โpezzeโ inutili sul lungo periodo. Uno Stato protagonista dello scenario economico per risvegliare il tessuto sociale, programmare e armonizzare i diversi interessi nel campo nazionale. Uno Stato allโinterno del quale il sindacato, con una rinnovata mentalitร , potrebbe fornire alcune delle migliori competenze in nome di una sana selezione della classe dirigente del paese.
Agostino Nasti