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Quel ritardo di sei mesi nella pubblicazione di un articolo sulle miopericarditi da vaccino

by Francesca Totolo
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Roma, 14 ott – L’11 ottobre scorso, il professor Marty Makary, docente della Johns Hopkins University e membro della National Academy of Medicine, ha pubblicato un preoccupante post su Twitter: “Sono perplesso dal ritardo di sei mesi nella pubblicazione di un articolo dopo l’invio a una rivista, specialmente per un argomento critico e tempestivo come la miopericardite da vaccino mRNA in 1 su 5.118 giovani maschi. L’establishment medico deve ripensare alle proprie metodologie del passato”. L’articolo citato dal professor Makary è datato 26 marzo 2022 e presenta i dati riguardanti le miopericarditi causate dalla somministrazione dei vaccini anti Covid-19. Il titolo è “Miopericardite dopo vaccinazione con dose di richiamo Covid-19”.

14,7 casi di miopericarditi su 100mila dopo la somministrazione della terza dose

I ricercatori dell’articolo hanno svolto uno studio su 65.785 soggetti assistiti dalla Kaiser Permanente Northwest di età compresa tra 18 e i 39 anni che avevano ricevuto la terza dose di vaccino anti Covid-19 almeno cinque mesi dopo la seconda. La coorte è stata seguita per 21 giorni dopo la somministrazione del booster, escludendo chiunque avesse una diagnosi documentata di miocardite o pericardite prima della prima vaccinazione anti Covid-19. Due medici hanno catalogato i casi di miocardite e pericardite seguendo gli standard dell’americano Centers for Disease Control and Prevention (CDC). I risultati dello studio sono stati: “Complessivamente, abbiamo stimato 9,1 casi (esatto intervallo di confidenza al 95% [CI] da 3,4 a 19,9) di miopericardite post-richiamo (terza dose, ndr) per 100.000 dosi di richiamo somministrate. Negli uomini, abbiamo stimato 14,7 casi (IC 95% esatto da 4,0 a 37,6) per 100.000 dosi di richiamo somministrate”. I risultati della ricerca sono stati ben diversi da quelli del Vaccine Adverse Event Reporting System del CDC che, all’epoca era di 0,21 casi di miopericardite ogni 100.000 dosi. Come riportano i ricercatori, questa differenza potrebbe essere causata dal sistema di farmacovigilanza passivo. Per questo motivo, l’articolo si conclude con una raccomandazione: “La miopericardite si verifica dopo dosi di richiamo e può essere sottostimata dagli attuali metodi di sorveglianza. La completezza o l’elevata sensibilità di queste stime riguardanti i casi sono essenziali quando si valutano i rischi e i benefici per l’implementazione di una campagna vaccinale su larga scala e per le dosi di vaccino sequenziali Covid-19 somministrate alla popolazione complessiva”.

Francesca Totolo

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