Roma, 26 apr – In centinaia sono scesi in piazza oggi con CasaPound in via Tiberina a Roma per chiedere la chiusura del Camping River, abusivamente occupato da circa 500 rom, una vera e propria bomba sociale che può esplodere da un momento all’altro. I residenti hanno più volte denunciato il degrado sociale e il continuo pericolo rappresentato da un ricettacolo di criminalità di tali dimensioni. Senza ricevere risposte a riguardo dal sindaco pentastellato Virginia Raggi.
L’ex campo nomadi sulla Tiberina, dove proprio in questi giorni la polizia di Roma Capitale ha effettuato un blitz fermando dieci persone e mettendo i sigilli a un’area utilizzata come discarica abusiva, è fonte continua di degrado urbano e sociale. Il blitz arriva dopo la denuncia dei residenti che lamentano lo stato terribile in cui versa l’insediamento di via della Tenuta Piccirilli, tra roghi tossici, condizioni igieniche precarie e situazione di anarchia totale. L’insediamento di Prima Porta, infatti, scaduto il contratto con la coop Isola Verde, è al momento di fatto “autogestito” da circa 500 rom.
“Da mesi denunciamo al municipio la situazione esplosiva creata dalla presenza di uno dei più grandi campi nomadi (che nomadi non sono) di Roma senza alcuna efficace risposta”, ha spiegato il vicepresidente di CasaPound Italia, Andrea Antonini, ex consigliere municipale proprio a Roma Nord, sottolineando che “oggi tutti sanno che CasaPound è a fianco dei residenti e, come sempre, la differenza si vedrà costi quel che costi”. I rom avevano indetto una contromanifestazione a un chilometro da quella di Cpi, alla stessa ora, minacciando di “cacciare i razzisti” e protestare “contro il ‘Piano Rom’ di Virginia Raggi e il “tallone di ferro di fascismo e nazismo”. Dei contromanifestanti però non c’è traccia oggi, nonostante le palesi minacce dei giorni scorsi.
Roma, centinaia in piazza con CasaPound per chiedere la chiusura del campo rom
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