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Salone del libro, l’ennesimo tentativo di Augias di far coincidere Patria con “sinistra”

by La Redazione
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Roma, 13 mag – È triste notare come un evento importante e culturalmente interessante quale potrebbe essere il Salone del Libro di Torino si sia tramutato, quest’anno, in una specie di processo intellettuale (o intellettualoide) al governo, e in particolare a Giorgia Meloni.

Salone di Torino e gli intellettuali

Che gli intellettuali siano megalomani, è noto; altrimenti, non avrebbero scelto di fare gli intellettuali, cioè di (provare a) vivere attraverso la loro parola, le loro opinioni. Solamente una persona esaltata può elevarsi a giudice morale degli altri, malattia, questa, della sinistra. Parimenti, gli intellettuali, per esistere, cioè per giustificare la loro esistenza, devono creare un nemico pubblico contro cui scagliarsi, devono farsi portavoce, agli occhi della pubblica opinione, di istanze di libertà che, a loro dire, sono sempre osteggiate; se così non fosse, di cosa parlerebbero? Così, se fino a due anni fa il nemico era il maschio feroce stupratore, oggi lo è ancora, ma ancor più lo è il governo, descritto come autoritario e illiberale. La colata di fango è cominciata da un pezzo: intellettuali che si paragonano a martiri della libertà, loro, censurati non si sa bene da chi e come, considerando che oggi la censura è nei fatti impossibile e che, dopo essersi presentati come coloro cui vogliono chiudere la bocca, hanno più visibilità di prima (si pensi banalmente al caso Scurati, il quale magari potrebbe approfittare della sua momentanea visibilità per lanciarsi nell’agone politico); premi Nobel che diventano politologi esperti che conosco intimamente Giorgia Meloni e le danno consigli sulla sua psicologia; persone che sostengono di essere abbandonati dallo Stato, pur vivendo perennemente sotto scorta a spese dello Stato, e godendo dei frutti del loro lavoro; autori di thriller che si trasformano in specialisti dei movimenti intellettuali mondiali, e così via. Insomma, l’ipocrisia dilagante, il solito vecchio spettacolino che si ripete: intellettuali del centro città che si presentano come martiri.

Sinistra e Patria, Augias ci riprova

E arriviamo a “sinistra” e “patria”. Che gli eventi pubblici di questo tipo inducano anche i migliori alla confusione, è dimostrato dal caso di Corrado Augias, del quale certamente non si può non riconoscere il grado di cultura. Eppure, Augias ha sostenuto, al Salone del Libro, che uno degli errori della sinistra è di lasciare il concetto di patria in mano ai neofascisti (che vede solo lui), mentre la sinistra, per poter aver presa, dovrebbe farlo proprio. Curiosa affermazione, se si considera che la sinistra ha nella sua stessa natura il rifiuto dello Stato a favore della fedeltà cieca nel partito, cosa che Augias dovrebbe sapere, considerando la sua militanza politica e intellettuale. Gli uomini di sinistra sono uomini di partito, non di Stato; per i comunisti, il partito viene prima di tutto, è l’amor di partito che li muove, non l’amor di Stato. Ecco perché la sinistra non può difendere lo Stato, non può mettere lo Stato al primo posto. La sinistra è ideologica, è cieca di fronte alla sua ideologia: fra il bene dello Stato e il bene del partito, sceglie il secondo. Ecco perché, anche oggi, è cieca di fronte ai problemi reali, veri del Paese, e segue invece direzioni dettate da un’esaltazione ideologica ancor viva e pericolosa. Chissà cosa ancora gli italiani dovranno sentire. Sarebbe una divertente barzelletta, se non fosse che qualcuno – anzi, molti – prende per serie queste sparate.

Enrico Cipriani

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