“Salvini? Un pezzo di mer*a”. Il don che invocava la morte del vicepremier colpisce ancora

Roma, 19 giu – Prima invita gli italiani a compiere l’omicidio del ministro dell’interno Salvini, poi, non pago, gli dà del pezzo di merda ai microfoni de La Zanzara. Non ci sta proprio a porgere cristianamente l’altra guancia Don Giorgio De Capitani, il prete rosso che ha invocato la morte del leader del Carroccio. Quest’ultima sparata si va ad aggiungere al mucchio delle altre, come quando invocò un ictus per Berlusconi e definì i militari italiani in Afghanistan dei “mercenari, farabutti e criminali”. Dichiarò che i leghisti sono “porci, bastardi, risucchiati nel water delle loro ideologie di merda”. E che si dovrebbe “scatenare una guerra civile, bisogna mandare via i barbari dall’Italia, i razzisti”.

La toppa

Insomma, ieri ai microfoni della Zanzara, nel tentativo di “giustificare” la sparata dell’omicidio, ha messo una toppa peggiore del buco: “Era una cosa paradossale per dire come Salvini sbaglia quando gode che un negoziante uccide una persona, così io sbaglio dicendo che bisogna ammazzare Salvini […] Un paradosso”. Certo, certo. E poi arriva la stoccata: “Salvini è un pericolo per la democrazia. L’ho definito più volte un pezzo di merda. Ma non ho detto di farlo fuori perché via Salvini ne arriverà un altro che è peggio”.

Italiani massa di cretini

Poi l’immancabile attacco agli elettori del vicepremier: “Il problema è il popolo, chi lo vota ragiona con la pancia. Quando lui dice che bisogna difendersi anche ammazzando il ladro, io allora dico bisogna che anch’io mi difenda ammazzando te che considero un ladro di democrazia. Ma è un puro ragionamento, cavoli, ci rendiamo conto ad un certo punto che siamo in mezzo ad una massa di cretini che non sanno neppure leggere tra le righe di chi si esprime?”. Brutta bestia la democrazia, quando la gente non vota quello che vuoi tu. Gli italiani, comunque, ringraziano per le belle parole.

Cristina Gauri