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Sapienza, Parenzo contestato dagli antifascisti. Cortocircuito totale

by Sergio Filacchioni
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Roma, 9 mar – Ieri mattina all’Università La Sapienza di Roma è andato in scena il solito teatrino che ha visto protagonisti studenti antifascisti: un gruppetto dei collettivi ha raggiunto l’aula dove si svolgeva un convegno dal titolo “Ricambio generazionale”, promosso da Azione Universitaria con ospiti Federico Rocca e David Parenzo, per mettere in scena una contestazione diretta a quel “sionista” di Parenzo.

Parenzo contestato in Sapienza

“Fascista sionista” e cose così. Gli antifascisti si dimostrano il solito brodo senza cervello che sono sempre stati, per di più nell’ipocrita veste di “pasdaran” di una rivoluzione che non è la loro. Se Parenzo ha un merito è sicuramente quello di averli messi in ridicolo: “Guardate che a Gaza non ci sono i movimenti a favore delle donne… E i gay vengono messi in carcere, nella migliore delle ipotesi“. Punto. Avrebbe anche potuto ribadire come la nascita dell’entità sionista sia stata espressa volontà dell’Unione Sovietica: non quella di Gorbačëv ma quella del loro idolo Stalin. Ma questo lo avrebbe dovuto dire qualcun altro, magari proprio Azione Universitaria che invece si è limitato a denunciare “i soliti collettivi di sx” ed aspettare l’intervento della Polizia in borghese. Ora, è chiaro che nel mirino dei collettivi sarebbe finito qualsiasi convengo tenuto da rappresentanti studenteschi di destra, anche se fosse stato con rappresentanti di Hamas o dell’Autorità Nazionale Palestinese in persona. Gli utili idioti del sistema non fanno distinzioni: un po’ come il potere.

La solidarietà a molla

È subito scattata la solidarietà a molla che ovviamente ha finito per etichettare come “squadristi” proprio gli studenti di sinistra. “Impedire di parlare è violenza squadrista” ha detto il Senatore Pd Valter Verini, “questo è ignobile” ha detto Carlo Calenda e ovviamente non poteva mancare la comunità ebraica di Roma: Victor Fadlun parla di “spettacolo indecoroso”. Ma la vera perla di imbecillità (o vera intelligenza?) non poteva non arrivare dai banchi della maggioranza: “È vero in Italia ci sono ancora i fascisti. Non sono di destra però“, ha detto Daniela Santanchè, alla quale va il plauso per aver detto il vero inseguendo un opportunismo politico. Parenzo non è Fascista, ma nemmeno gli imbecilli che hanno reso la causa Palestinese la passione di intere generazioni di bambini annoiati post-sessantottini che mentre stringono la bandiera panaraba mangiano le patatine del McDonald’s, e ci riferiamo proprio a quella destra che ha battezzato la causa Sionista per convenienza politica.

Alle radici della causa Araba

Non servirebbe qui ricordare cosa ha significato il Fascismo per tutto il mondo arabo: la speranza di un’emancipazione mediterranea dal secolare dominio britannico. “Rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie musulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nazionalmente organizzati”, recita il Manifesto di Verona del 1943. “Non è possibile lasciare aperte agli arabi solamente le scuole elementari”, scriveva Italo Balbo nel 1935, il quale investì tempo ed energie in Libia per estendere la cittadinanza italiana e tracciare per la religione islamica un sentiero non fondamentalista. Pensate voi la lungimiranza… Poi è arrivata la vittoria dell’alleanza antifascista che ha diviso l’Europa a metà, lasciando il mondo arabo a cavallo di una Guerra Fredda che ha prodotto i cortocircuiti ideologici di oggi: un ragazzino viziato che si dispera per la fine del Comunismo mentre in Europa Orientale è considerato un giorno di festa nazionale; la causa nazional-socialista Araba (e oggi va detto, anche fondamentalista in molte sue espressioni) finita ad alimentare gli alieni post leninisti che contestualmente tifano diritti transfemministi; conservatori e progressisti appiattiti sull’appoggio incondizionato all’occupazione Israeliana della Palestina senza nemmeno più chiedersi quale debba essere la posizione Italiana nel Mediterraneo come avrebbe fatto una Democrazia Cristiana o un Partito Socialista Italiano.

Scardinare la porta

I teatrini della Sapienza continueranno a ripetersi perché tutto sommato stanno bene a tutti: gli antifà possono dire di aver fermato i Fascisti (poverini, pensano sia così facile) mentre gli altri si possono indignare per il “Fascismo degli antifascisti”. In questo gioco non c’è una parte da poter tifare, nemmeno per convenienza, nemmeno per cortesia. C’è però questa parola – Fascismo – che ci indica la via proprio nella constatazione che sia odiata da tutti questi pagliacci, sia quelli con la giacca che quelli col fazzoletto fucsia e la bandiera rossa in mano. C’è sicuramente una dialettica da distruggere che spetta tutta a chi in questo caos ha mantenuto una lucidità ancorata ad un’idea che ha un contro-progetto radicale da applicare in Italia, in Europa e nel mondo. Un progetto che sappia distinguersi dal globalismo anonimo di stampo Statunitense, Russo e Cinese; che sappia offrire una via rivoluzionaria e civile rispetto ai modelli schiavisti o para-schiavisti diffusi in molte aree del Mondo. Palestina compresa.

Sergio Filacchioni

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