Roma, 30 lug – È bufera su David Parenzo, dopo una sua battuta alla “Zanzara” in cui è sembrato che definisse Sergio Ramelli “un terrorista”. La pagina facebook della trasmissione è stata presa d’assalto e sono anche spuntate delle scritte sotto la redazione di Radio 24. Alla fine, il giornalista è stato costretto a spiegare quello che lui definisce “un equivoco” con un lungo post diffuso sui social. Lo abbiamo comunque intercettato per farci spiegare come sono andate le cose (anche se le sue spiegazioni non ci hanno convinto fino in fondo).
Parenzo, stavolta l’ha fatta grossa.
È tutto un equivoco. Chi sente la nostra trasmissione sa che faccio sempre questo gioco: siccome i nostri collaboratori mi passano telefonate assurde di gente che mi insulta, io poi insulto loro e dico che sono delinquenti, terroristi, che vanno processati etc. E dato che abbiamo un collaboratore che si chiama Matteo Ramelli, io stavo evidentemente scherzando con lui.
Quindi lei si scusa per questa cosa?
Certo, l’ho fatto anche con un post pubblico sui social. Mai mi sarei permesso di scherzare su un morto degli anni ’70, di destra o di sinistra. Io scherzo su tutto, ma non su queste cose.
Lo ammetta, almeno un lapsus c’è stato. Si ricordava di un Ramelli degli anni ’70 e ha buttato lì la parola “terrorista” senza pensarci.
Capisco che sia potuta passare questa cosa, ma non c’è stato nemmeno un lapsus. E anche se ho una storia culturale di sinistra, non scherzerei mai su un ragazzo morto degli anni ’70.
Il filo logico tuttavia non è chiaro. Lei parla del vostro collaboratore, che fa di cognome Ramelli, e poi dice: “Ma è parente del Ramelli terrorista?”. Quindi ce ne sono due, di Ramelli, uno è il vostro collaboratore, l’altro è “il terrorista”. E chi sarebbe quest’ultimo?
Ma nessuno, non c’è un filo logico o una contestualizzazione, quando parli in radio è così. Anche perché Sergio Ramelli non era un terrorista. Non è stato condannato per terrorismo, non è stato condannato per nulla. Era semplicemente un militante politico.
Appunto per quello che la cosa ha dato fastidio.
Sì, ma non stavo minimamente pensando a Sergio Ramelli. Anche perché, lo ripeto, non era un terrorista. Era semplicemente un gioco tra noi.
Quindi possiamo dire che Parenzo si scusa?
Sì, certo. Mi scuso però di un equivoco, perché non era assolutamente mia intenzione offendere Sergio Ramelli.
Adriano Scianca
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