Roma, 13 gen – Continua lo psicodramma interno al Partito Democratico che riguarda la candidatura di Elly Schlein come capolista alle prossime elezioni europee: dopo aver incassato molti No, è arrivato anche quello del “professore”, Romano Prodi in persona.
La Schlein non tira nel Pd
Alla fine anche Romano Prodi, il “padre nobile” del Partito Democratico si iscrive nella lunga lista di quanti “sconsigliano” (si fa per dire) a Elly Schlein di candidarsi elezioni europee come capolista in tutte le circoscrizioni. L’ex Premier e presidente emerito della Commissione Europea non fa il nome della segretaria del Pd ma si lascia capire: “il mio discorso è generale e vale per tutti” ma se “metti cinque candidature e ne scegli una vuole dire che alle altre quattro non ci vai. In alcuni casi non ci vai proprio”, se sei già eletto in Parlamento e non intendi lasciare Roma per Bruxelles, si intende.
Manovra anti-Schlein?
A mettere e insieme i pezzi l’impressione è proprio quella di una manovra per non fare candidare Elly Schlein alle europee. Anche se per Prodi, le pluricandidature rappresentano “un vulnus per la democrazia. Io non stoppo nessuno”, aggiunge l’ex premier: “è un serio principio di democrazia. Se continuiamo a indebolire la democrazia in tutti i suoi aspetti, poi non ci lamentiamo se arriva la dittatura perchè se risolve piu’ problema la dittatura della democrazia poi vince la dittatura”, aggiunge il Professore che sembra volerne fare una questione di forma.
La Schlein rinuncerà?
Elly Schlein punta a polarizzare lo scontro con Meloni, e su questo non ci piove. Se si candida è per consolidare con i numeri la leadership nel Partito Democratico con l’idea che da una parte c’è Giorgia Meloni e dall’altra c’è lei, la paladina, tagliando fuori altri leader tipo Giuseppe Conte. Come risulterebbe più debole? Candidandosi o rinunciando?
Sergio Filacchioni