Home » Carl Schmitt e quella condanna “antieuropea” del colonialismo

Carl Schmitt e quella condanna “antieuropea” del colonialismo

by La Redazione
4 comments

Carl Schmitt colonialismo antieuropeoRoma, 21 giu – All’origine del nomos c’è, per Schmitt, l’appropriazione della terra. Senza questa appropriazione non ci potranno essere né divisione della terra, né produzione di beni dalla stessa. Di conseguenza, i tre significati di nomos, appunto appropriazione/divisione/produzione, andranno pensati seguendo quest’ordine, con l’appropriazione come momento iniziale. Ecco spiegato perché a rendere possibile la nascita del nomos eurocentrico che Schmitt chiamerà jus publicum europaeum, sono tanto lo Stato moderno (creazione eminentemente europea) quanto la grande stagione delle scoperte geografiche e delle successive conquiste coloniali. Stato moderno e scoperta/conquista di spazi extraeuropei costituiscono dunque, alla lettera, l’endiadi che ha permesso l’affermarsi di questo grandioso principio d’ordine che è appunto il nomos eurocentrico.

Non stupirà, pertanto, avvedersi che proprio “la conquista di un Nuovo Mondo e di un continente fino allora sconosciuto” sarà definita da Schmitt “l’ultima grande impresa eroica dei popoli europei[1]. Né tanto meno desterà sorpresa accorgersi che per Schmitt “l’ultima fioritura dello jus publicum europaeum”, ovvero “l’ultimo grande atto di un diritto internazionale comune europeo”, finisce col coincidere con “l’ultima conquista comune di territorio non europeo da parte di potenze europee”[2], ossia la spartizione del continente africano nei decenni finali dell’Ottocento.

Per cui non è certo un caso che il tramonto del nomos eurocentrico travolge anche il colonialismo, essendo appunto coerentemente anticolonialiste le due maggiori potenze non solo estranee ma soprattutto nemiche dello jus publicum europaeum, vale a dire l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Lo nota Schmitt in uno scritto già ricordato (risalente al 1959): “a dispetto di tutti i contrasti ideologici, le due potenze mondiali dominanti, quella dell’Ovest e quella dell’Est, sono concordi nella condanna del colonialismo. ‘Colonialismo’, in questo caso, significa in concreto la presa di possesso della terra e del mare nell’epoca delle grandi scoperte e nei quattrocento anni di diritto internazionale eurocentrico che vi è associato. Oggi tra i popoli europei è radicato l’odio nei confronti del colonialismo […]. In questa riprovazione il liberalismo progressista e il comunismo marxista concordano pienamente”[3].

In uno scritto del 1962, Schmitt torna sull’argomento, definendo l’anticolonialismo una forma di ideologia e di propaganda espressamente “antieuropea”[4], per poi concludere riaffermando che “gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno in comune l’ideologia dell’anticolonialismo”[5]. Leggendo queste definitive parole di Schmitt il pensiero va a tutti coloro che, pur collocandosi su posizioni ‘anticonformiste’, per grossolana ignoranza storica o per semplice odio antieuropeo hanno finito per dichiararsi, insieme, antiamericani e anticolonialisti.

Giovanni Damiano

 

[1] Le due citazioni in C. Schmitt, “Nomos–Presa di possesso–Nome”, in Id., Stato, grande spazio, nomos, Adelphi, Milano 2015, pp. 358-359.

[2] Tutte le citazioni in C. Schmitt, Il nomos della terra nel diritto internazionale dello “jus publicum europaeum”, Adelphi, Milano 1991, p. 270.

[3] C. Schmitt, “Nomos-Presa di possesso-Nome”, in Id., Stato, grande spazio, nomos, cit., p. 354.

[4] C. Schmitt, “L’ordinamento del mondo dopo la Seconda guerra mondiale”, in Id., Un giurista davanti a se stesso. Saggi e interviste, Neri Pozza, Vicenza 2012, pp. 223 e 237. Di “odio per il colonialismo che grava sull’Europa” Schmitt parla a p. 243.

[5] Ivi, p. 244.

You may also like

4 comments

Valter Ameglio 21 Giugno 2016 - 7:00

Non penso che parlando, e difendendola, di identità non si possa riconoscere che il colonialismo qualche danno lo abbia fatto. Se esiste un antidoto alla omologazione non è certo l’ appiattimento delle specificità in nome di qualsiasi superiorità. Abbiamo dato ampie manifestazioni di non vivere nel migliore dei mondi possibili

Reply
giovanni damiano 21 Giugno 2016 - 7:56

Ma è proprio la ‘formula’ del colonialismo, basata sulla chiarissima distinzione tra ‘centro’ e ‘periferia’, a salvaguardare le differenze, con la parziale eccezione del caso spagnolo. Cosa che si ritrova ovviamente anche nel nomos schmittiano, che, essendo eurocentrico e quindi non universalistico, è imperniato appunto sulla costitutiva differenza tra gli Stati europei e gli spazi extraeuropei. Non è certo un caso scoprire invece una vocazione universalistica proprio nel primo paese nato grazie a una rivolta anticolonialista. Gli Stati Uniti…

Reply
Valter Ameglio 22 Giugno 2016 - 5:49

L’impero romano è finito nel 476 dc. A seguire, tranne intellettualismi vari, il colonialismo è stato sfruttamento ed appiattimento culturale. Chiedere ai nativi americani( i gesuiti parlavano di centro / periferia?) ai nativi africani( chiediamo agli ex congolesi belgi) etc.
Colonialismo che per gli appetiti e la cecità degli europei ha fatto danni anche con il suo smantellamento ( Sevres ?) Ora i cinesi sono in Africa per cosa? Forse per istruire con il libretto rosso ( che non leggono msnco più loro)il buon selvaggio?

Reply
Nicola Bombacci 23 Giugno 2016 - 4:15

Quindi ben venga la colonizzazione saudita e qatriota dell’Europa ?
Boh, le basi ideologiche della grande sostituzione sono le stesse del colonialismo, il colonialismo bianco è stato il progetto di conquista e grande sostituzione dell’Africa nera e identitaria con il mondialista dominio dei poteri forti bianchi e sionisti, e non a caso i Rothschild furono tra i maggiori schiavisti e colonialisti…
Boh, non si capisce questo amore per i Rothschild,i Rhodes e per il dominio dell’oro, contrapposto al sangue e alla Terra che le identitarie Africa e Asia avevano prima di essere conquistate dal colonialismo plutocratico occidentalista e sionista massonico, che tramite la propaganda mondialista dell’evenagelizzazione cristiana(mondialisti ieri e mondialisti oggi i gerndarmi del Vaticano) ha distrutto interi continenti e fatto stermini verso i
popoli nativi e identitari.Anvedi che la liberazione nazionalista dell’800 va male mentre era meglio che l’Italia fosse una colonia di francesi e spagnoli nonché del Vaticano e del potere dei Gesuiti, ma che razza di “nazionalismo” “italiano”(?) sarebbe ?
Boh, a quanto pare buona parte del “nazionalismo” in Italia è per la maggior parte un nazionalismo pro-Vaticano e pro-russo ma antitaliano nella realtà, come il nazionalismo “italiano” del PCI pro-sovietico praticamente.
Tutto ciò per i Patti Lateransi del 29 sarà, ma bsona ricordare che 1il Vaticano NON è Italia e 2 che il nazionalismo italiano deve fare gli interessi del POPOLO ITALIANO, non gli affari dello STATO VATICANO, come sembra che buona parte dell’estrema destra faccia, tra organizzazione di Family Day con tanto di sponsor vaticani,culto di Putin perché “difensore dei valori cristiani”, isteria contro la “lobby gai” e sottomissione a quella cattolica, specie se “conservatrice” e “tradizionalista” …

Reply

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati