Roma, 22 apr – In realtà non c’è niente di interessante da dire su Antonio Scurati. Semmai di ilare, di pretestuoso per iniziare bene la settimana, all’insegna di un bel sorrisone sulle labbra. Insomma, parliamo di uno scrittore di romanzi “antipolitici” che si spaccia per storico. Un po’ come Roberto Saviano si spaccia per giornalista, anche lui da romanziere puro, fregando mezzo mondo con la storia del “fiction” nel caso di Gomorra, ma non riuscendo a bissare la truffa con le sue opere successive. Wikipedia, che spesso viene in soccorso dei sinistri, ha aiutato Saviano nel suo gioco delle tre carte in passato, sebbene sulla sua pagina la parola “giornalista” sia stata tolta più volte. Non riesce a fare lo stesso per Scurati, forse perché qui la truffa sarebbe decisamente troppo eccessiva: la definizione “storico” nel suo caso, obiettivamente, farebbe troppo ridere per essere presa sul serio, anche da uno che apra la sedicente “enciclopedia libera” a caso.
Scurati che “ha paura” è il degno rappresentante di questa sinistra
Ha paura, Scurati. Povera stella, direbbe qualcuno. Ma di cosa, nello specifico? Lui gioca a fare il novello Giacomo Matteotti, del resto una delle tre cose su cui punta l’antifascismo per continuare a dispensare pastasciutte inutili ogni 25 aprile: “”Pensavo che la Rai fosse anche mia, del resto è di tutti, è dello Stato italiano, ma alla fine mi hanno detto ‘tu non entri’, come un ospite indesiderato. Si è perso il senso di democrazia in questo Paese”. Pietà sul resto, sulla solita Costituzione antifascista, sul fascismo che conquista la Rai. Pietà, tanta. Ma mai troppa perché non è il caso di infierire. Fa abbastanza ridere come il signor Scurati se la prenda con Giorgia Meloni per il suo fascismo, considerato quanto questo governo riprenda in modo più o meno pedissequo l’agenda del precedente esecutivo guidato da Mario Draghi. Ne deriva un’ovvia considerazione. Caro Scurati, quindi anche Draghi era fascista? Ma soprattutto, lei che si manifesta così antifascista, come mai lo appoggiava praticamente a prescindere? Stiamo giocando, chiaramente. Il delirio delle minoranze al potere in Italia merita solo una truce, cinica e sì, anche triste ironia.
Solito copione: Canfora ieri, il napoletano oggi…
Luciano Canfora per cui si scrivono le lettere inneggianti alla libertà di pensiero, Antonio Scurati che ha timore di manganelli, censure e prigioni immaginarie. La sinistra segue sempre lo stesso copione, e il modo con cui lo fa, oltre ad essere imbarazzante, è diventato enormemente ridondante e noioso. I manifesti in circolazione sulla manifestazione del 25 aprile contro la Rai e il fascismo di Giorgia Meloni (fa già ridere così) sono il solito minestrone orribile da assaggiare e semplicemente disgustoso da digerire. Che poi il monologo di Scurati in Rai è stato letto tranquillamente. Di conseguenza, c’è poco da frignare. Se non per i soldi non guadagnati, vera questione dietro alle lagne. Ma l’occasione per atteggiarsi a censurati si può mai non cogliere?