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Segesta, nuova scoperta archeologica: la strada lastricata

by Emanuela Volcan
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Segesta strada

Roma, 15 apr – Una nuova scoperta in Sicilia è stata annunciata in queste ore dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana: torna alla luce l’antica strada lastricata che tagliava Segesta.

Segesta, gli scavi che hanno portato alla “strada”

Nell’antica città fondata sul monte Barbaro dal popolo degli Elimi, oggi è possibile ammirare un tempio in stile dorico e un teatro di età ellenistica, costituendo uno dei Parchi Archeologici più importanti e più visitati della Sicilia. Oggetto negli ultimi anni di importanti campagne di scavi oggi torna alla ribalta per una nuova importante scoperta, un ritrovamento eccezionale firmato dall’Università di Ginevra: una serie di lastroni dell’antica strada, utilizzata fino al periodo medievale, che permetterà di riscrivere l’ampiezza dell’abitato di età ellenistica, ma già nell’orbita romana.

La direttrice dello scavo Alessia Mistretta ed Emanuele Canzonieri hanno già formulato delle ipotesi secondo cui il percorso stradale scoperto potrebbe portare ad un agorà, la piazza centrale per eccellenza delle polis greche dove si svolgeva la vita politica e commerciale. La scoperta è avvenuta nell’area della cosiddetta Casa del navarca Eraclio, nell’Acropoli sud dell’insediamento, un sito oggetto di studi nei primi anni novanta e poi incredibilmente abbandonato e ricoperto. Nel 2021, fortunatamente, si è ripreso a scavare sino al rinvenimento dell’ importante pavimentazione, unica nel suo genere, che ci mostra una sorta di antico gioco illusorio a tessere romboidali a tre colori, “sectilia” marmorei (bianco, celeste e verde scuro) che raffigurano una sequenza concatenata di cubi dall’effetto tridimensionale. Ma anche due mensole in pietra a forma di prua e una scritta di benvenuto. Proprio queste scoperte portarono gli studiosi ad ipotizzare che la residenza fosse di un navarco, e precisamente di Eraclio, ricchissimo armatore citato da Cicerone nelle Verrine, che aveva fatto della sua casa una sorta di sito di avvistamento, come dimostra una torre medievale che insiste sull’atrio a peristilio, formato da colonne, che permetteva di volgere lo sguardo sino all’odierna Castellammare. Città bagnata dal Tirreno. Anche nell’anno successivo, a maggio del 2022, furono riaperti i cantieri di scavo, atti a proseguire l’opera di ricostruzione di tutti gli ambienti di questo complesso monumentale in particolare ma di tutto il resto dell’antica città di Segesta, in generale. Con la scoperta odierna si aggiunge a ciò una possibile ricostruzione degli assi viari dell’intera zona ma anche una nuova opportunità di proposta culturale per il sito che già da qualche tempo vive un momento di forte presenza turistica.

Le iniziative primaverili

Il 22 aprile partirà l’iniziativa “Segesta incontra le culture. I simboli del sacro” che focalizzandosi sul periodo normanno mira ad un nuovo itinerario di visita sui simboli del sacro a partire dall’imponente tempio dorico, dalla moschea e dalla piccola chiesa di San Leone, interessante sito stratificato di civiltà precedenti; San Leone nasce nel 1442 su una preesistente chiesa normanna-sveva di fine XII secolo che a sua volta sorge su un edificio di età ellenistica (tra il II e il  I secolo a.C.) i cui mosaici – riportati alla vista in questi giorni dopo pesanti interventi di disboscamento – furono poi riutilizzati come pavimento delle due chiese posteriori. Il progetto ideato e realizzato da CoopCulture che il 25 aprile proporrà le visite guidate a cantiere aperto, quel cantiere che oggi ci ha restituito un altro pezzo di storia.

Emanuela Volcan

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