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Senza la leva obbligatoria siamo cresciuti peggiori

by Stelio Fergola
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Leva militare obbligatoria

Roma, 13 mag – L’eventuale ritorno della leva militare obbligatoria sta facendo, ovviamente, discutere. All’interno dello stesso governo, al cui interno si è divisi sulla questione. Se il ministro dei Trasporti Matteo Salvini lo ritiene un grande progetto educativo, per quello della Difesa Guido Crosetto non può essere interpretato esattamente in tal senso, non tout court almeno. Quanto segue è una riflessione franca e onesta sul tema, arricchita dalla propria esperienza di comune cittadino e di italiano.

Leva obbligatoria, uno strumento di crescita civile e nazionale

La leva obbligatoria è stata probabilmente l’ultimo residuo di pedagogia abbattuto dall’Italia repubblicana. Non erano bastati il progressivo oblio di una storia nazionale completamente abbandonata a sé stessa, la psicosi su una parte fondamentale della storia d’Italia e la promozione del disastro del 1945 addirittura quale sottospecie di trionfo. Con la fine della leva si eliminava uno strumento essenziale per formare i giovani al senso di unità nazionale, uno dei pochissimi sopravvissuti. Con quella sospensione i giovani italiani sono stati privati di un enorme collante, fondamentale per il senso di appartenenza.

Ora si parla di ritorno della leva. Chiaro come il sole, limpido come acqua purissima, che ciò sia dovuto al caos ucraino e alle eventuali escalation. In generale, indipendentemente da come andrà tra Mosca e Kiev, viviamo in un’epoca in cui palesemente la questione non può essere più ignorata, come la fine della guerra fredda ci aveva illuso che fosse. Il problema, almeno per adesso, è che come al solito non c’è un progetto. Si parla di ritorno del servizio militare ma manca tutto un mondo, un universo di formazione del cittadino del futuro che in Italia non conosciamo più dal 1945. Meglio di niente, si dirà. Risposta: sì, ma la speranza legittima è di cavalcare le opportunità che la storia ci pone davanti nella maniera più proficua.

Siamo cresciuti peggiori e ne abbiamo pagato le conseguenze

Tutti coloro che hanno saltato la leva obbligatoria sono cresciuti peggio di quanto sarebbero potuti crescere. E l’educazione alla guerra c’entra poco, ma questo non raccontiamolo ai progressisti chiaramente, capaci di gridare alla violenza appena vedono una pistola scarica o addirittura un poliziotto. Chi scrive rientra tranquillamente in questa categoria di “graziati”. Con assoluta franchezza testimonia che, all’epoca, accolse l’elusione del servizio militare con gioia. Con la stessa franchezza di un uomo di vent’anni più adulto, vede in quel “salto” un’occasione persa. Di crescita e di educazione, di tempra. Ben oltre la scuola, a giudizio del ministro Crosetto unica struttura a dover educare.

Siamo una generazione di incompleti. Ancora di più lo sono quelle che si sono susseguite dopo di noi. Siamo una moltitudine di individui spesso incapaci di ragionare in termini collettivi, di servizio per un “prossimo” che può e deve essere anche un compagno di caserma o di reparto. Siamo totalmente incapaci di capire che la pace presenta nella realtà sempre il suo opposto, ovvero la guerra. Siamo perfino incapaci di concepire l’esistenza di un nemico a meno che questo non ci venga dichiarato dai padroni a Washington.

Chiaramente, non si tratta di un problema solo italiano: anche il discutibilissimo “Occidente” a cui il nostro Paese è stato avvinghiato quasi con la forza, produce generazioni di individui incapaci di concepire qualsiasi forma di sacrificio. Se c’è una cosa “positiva” del disastro nel centro dell’Europa è che, forse, esso stimolerà giocoforza una reazione nelle classi dirigenti. Obbligandole quasi a riprendere una strada necessaria per formare giovani non solo ligi al dovere e alla civiltà, ma anche dotati di tutti gli strumenti possibili per affrontare le sfide del quotidiano. Anche relative alle relazioni umane, alle difficoltà lavorative. E chi scrive ha sempre avvertito nel corso dei decenni la mancanza di uno strumento così utile.

Stelio Fergola

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