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Sgarbi difende Altaforte: “Sostengo il diritto di dire ‘io sono fascista’”

by Cristina Gauri
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Roma, 10 mag – Dopo l’esclusione dal Salone del libro di Torino ad opera della combutta Appendino-Chiamparino, Altaforte incassa nuovamente il sostegno di Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte si era già speso in favore della casa editrice di Francesco Polacchi quando ai microfoni di RadioUno aveva bollato la polemica montata dopo le dichiarazioni di Christian Raimo come “utile al dibattito, ha fatto capire l’intolleranza di quelli che vogliono fare gli esclusivi“. Secondo il critico “Se non c’è un’esaltazione attiva del Fascismo, ciò vuol dire una ricostruzione del partito (che non è in atto), non si capisce quale logica debba indurre a dire ‘io vado, io non vado’”.

Il diritto di dire “Io sono fascista”

Ieri, Sgarbi ha voluto nuovamente ribadire la propria posizione a favore della libertà di espressione e condannare la decisione della direzione della kermesse culturale torinese. “E ieri Dopo Mimmo Lucano mi tocca difendere anche Altaforte e Francesco Polacchi.
Se non recassi danno al Salone del Libro, avrei adottato la stessa posizione di Ginzburg. Come lui difendo la libertà, ma per me la libertà è libera e non è la libertà solo di una parte”, ha scritto in un post su Facebook. “Per questo difendo il diritto di Francesco Polacchi e della sua casa editrice di essere al Salone del Libro”

Ma Sgarbi si spinge oltre: “Difendo il diritto di dire ‘io sono fascista’: solo se una tale dichiarazione impedisse ad altri di esprimere la propria convinzione, lotterei, fino alla morte, per combatterla. La politica non può sostituirsi alla magistratura e, supponendo un ‘reato’, rendere esecutiva una ‘pena’ non uscita da nessun dibattimento.” E conclude con un doveroso interrogativo: “Chiedo ai censori politici: Impediranno all’editore di pubblicare ancora libri? Ma soprattutto: può essere impedito il diritto di parola a un editore che pubblica il garante del rispetto della Costituzione, il Ministro degli Interni, che, oggi, si chiama Matteo Salvini?”. Quanti si uniranno al critico d’arte nel difendere questo diritto?


Cristina Gauri

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