Home » “Shogun”, la via del guerriero nipponico

“Shogun”, la via del guerriero nipponico

by Roberto Johnny Bresso
0 commento
Shogun serie tv

Roma, 10 mar – Shogun, serie tv appena uscita, che però fa pensare ai rapporti tra la cultura europea e quella giapponese, da sempre molto complessi, per via di modi di intendere la vita molto differenti, per tutta una serie di usanze apparentemente agli antipodi e per un’inevitabile barriera linguistica spesso insormontabile (pochi giapponesi parlano un idioma europeo e pochi europei parlano giapponese). Eppure i due mondi si sono sempre studiati ed ammirati, arrivando spesso anche a comprendersi. In particolar modo per un occidentale una visita in Giappone è un’esperienza totalizzante e spiazzante: si viene catapultati in un mondo alieno, dove però si può respirare ancora una reminiscenza di valori ancestrali così simili ai nostri. E se si riesce a superare lo scoglio iniziale diventerà un’esperienza indimenticabile.

Shogun, la serie Disney (finalmente non woke)

Lo stesso vale per il mondo dei media e della cultura: il cinema di un maestro assoluto come era Akira Kurosawa, così radicato nel mondo nipponico, ha però ispirato tanto cinema europeo ed americano, a dimostrazione che i valori di fondo non sono poi così dissimili. Martin Scorsese si è ispirato dichiaratamente alla sua cinematografia, mentre il genere western ha proprio rifatto alcuni dei suoi capolavori: ecco quindi che I sette samurai sono diventati I magnifici sette di John Sturges, mentre La sfida del samurai è divenuto Per un pugno di dollari di Sergio Leone ed Ancora vivo di Walter Hill. Poi noi tutti siamo cresciuti con i manga e gli anime provenienti dal Sol Levante, pensiamo solamente a Capitan Harlock, L’Uomo Tigre, Holly e Benji, Goldrake, tanto per citarne solo alcuni… Al pari di ciò anche i giapponesi hanno subito totalmente il fascino europeo, tanto che il più delle volte i loro personaggi non sono certo raffigurati con tratti somatici asiatici. Pensiamo poi alle sottoculture: in Giappone esiste un vero e proprio fanatismo per qualsiasi cosa provenga dall’Europa, tanto che, camminando per Tokyo, è possibile imbattersi in punk, mods e skinheads vestiti di tutto punto, mentre negli stadi il modello ultras italiano è quello di riferimento per tutte le tifoserie locali.

Ma c’è stato un lungo periodo durante il quale i due mondi ignoravano del tutto l’altrui esistenza ed è proprio all’inizio della conoscenza tra le civiltà che si svolge la vicenda narrata nella serie attualmente in onda su Disney+, vale a dire Shogun, che in giapponese significa comandante delle forze armate. Va subito detto di non farvi trarre in inganno dalla presenza della Disney, qui di cultura woke e di falsificazione della storia ad uso e consumo liberal proprio non vi è traccia, grazie alla presenza dell’attore Hiroyuki Sanada (che ricorderete a fianco di Tom Cruise nell’ottimo L’ultimo samurai), il quale, per accettare la parte, ha messo tutta una serie di rigidi paletti affinché venisse rispettato in toto lo scenario reale dell’epoca.

Una storia basata sulla realtà

Alla base della vicenda narrata c’è un fatto storico: nel 1595 muore il celebre samurai e signore feudale Toyotomi Hideyoshi, che affida il Giappone a cinque reggenti. Ovviamente scoppia una guerra civile tra loro, fino a quando nel 1603 ha la meglio Tokugawa Ieyasu, che diventa nuovo shogun. In tutto questo si staglia la vicenda di William Adams, un corsaro al servizio britannico ed olandese (ah, il fascino della pirateria torna di nuovo) che divenne il primo inglese a raggiungere il Giappone, divenendo fidato consigliere di Ieyasu e poi primo samurai non giapponese della storia.

Da questi fatti nel 1975 lo scrittore inglese James Clavell ne trae il romanzo di grande successo Shogun, che diviene nel 1980 una miniserie tv. Si arriva poi ai giorni nostri quando la Disney ne produce una nuova versione in dieci episodi con protagonista Cosmo Jarvis nei panni di John Blackthorne, il pirata inglese che, dopo un naufragio, si trova catapultato come prigioniero in un Giappone sull’orlo della guerra civile. Dai primi tre episodi già usciti il giudizio è francamente entusiasmante. Il confronto tra due civiltà che non si capiscono (straordinario come entrambe definiscano barbara l’altra) è mostrato nettamente e senza pregiudizi ed è perfetta la scelta di sottotitolare e non doppiare i dialoghi giapponesi, di modo da poter percepire realmente l’assoluto straniamento che prova il naufrago inglese nell’entrare in contatto con una realtà di cui non era nemmeno a conoscenza. Per il resto c’è tutto ciò che serve per alimentare l’interesse: intrighi, scene d’azione, tradimenti… del resto alla produzione abbiamo Andrew MacDonald che ha prodotto Trainspotting, non esattamente qualcosa di noioso. Lo so, bisognerebbe aspettare la conclusione per dare un giudizio, ma questa volta mi sbilancio e vi invito realmente a non perdervela. E chissà, magari vi verrà voglia di bere sakè e di prenotare un viaggio in direzione Giappone.

Roberto Johnny Bresso

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati