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Primarie e corteo di Milano. Così la sinistra si auto-illude di essere ancora viva

by Valerio Benedetti
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Roma, 6 mar – Nel giro di pochi giorni, la sinistra sembra aver ritrovato il suo smalto. Il corteo antirazzista di Milano, le primarie del Pd e gli ultimi sondaggi hanno infatti ridato entusiasmo a un ambiente depresso e sconsolato da mesi. Come cartina al sole, possiamo prendere DiMartedì di ieri sera: tra Concita De Gregorio, Carlo Calenda, Marco Damilano e Massimo Giannini, tutti apparivano ringalluzziti e sicuri della prossima rinascita della sinistra. Già Beppe Sala aveva suonato la carica sabato scorso durante la manifestazione milanese: «È da qui che deve ripartire la sinistra». E Zingaretti, alla vigilia della sua incoronazione, gli aveva subito fatto eco: «È da manifestazioni come questa che va ricostruita la sinistra».  

La grande illusione

Ma c’è veramente da stare così allegri? Vediamo, partendo proprio dall’appuntamento milanese di sabato. Gli organizzatori hanno fornito numeri consistenti: tra le 200 e le 250mila persone. È ovvio che si tratta di un’esagerazione. Se facciamo un paragone con i «tempi d’oro» dell’Ulivo, però, anche questi 250mila sarebbero comunque una pozzanghera rispetto agli oceani di persone che riempivano il Circo Massimo o piazza San Giovanni. Inoltre, la manifestazione di Milano, dati alla mano, è stata un evento del tutto autoreferenziale: la sinistra era lì per protestare contro il presunto razzismo che infetterebbe la società italiana, ma i 460mila immigrati residenti a Milano sembrano non pensarla così. I diretti interessati, infatti, hanno disertato in massa il corteo che, invece, era formato in gran parte dalle cariatidi zingarettiane, dalle sparute truppe dell’associazionismo «colorato» e dagli irriducibili boldriniani. Insomma, tutto questo «popolo della sinistra», tutta questa «Italia migliore» non si sono proprio visti in quel di Milano.

I numeri non mentono

Stesso discorso per le primarie. Un vecchio arnese come Romano Prodi avrà pure ritrovato entusiasmo per aver incontrato «tanta gente» ai gazebo, ma i numeri dicono altro. E cioè che il Pd, in dieci anni, ha visto dimezzata l’affluenza per l’elezione del proprio segretario (3,1 milioni nel 2009 e 1,7 milioni nel 2019). Si tratta, del resto, di una tendenza perfettamente in linea con il numero degli iscritti al partito: anche qui si è passati dagli 830mila del 2009 ai 375mila del 2019. Anche i sondaggi, inoltre, non sono confortanti come la sinistra vorrebbe far credere. Rispetto al 40% del 2014, il Partito democratico si attesta ora intorno al 20%. Anche qui, dunque, potenza dimezzata. Per questo motivo, quando ci si fomenta per un Pd prossimo a raggiungere i Cinque Stelle, non si tratta affatto di una crescita reale dei dem, ma molto più semplicemente di un tracollo dei pentastellati. Un’emorragia di voti che, peraltro, non ha premiato i piddini, ma la Lega. Insomma, la percezione della sinistra sembra quantomeno distorta, comunque incurante dei numeri. Resta solo da capire quanto ancora durerà questa ubriacatura. E, inoltre, quanto saranno duri i postumi della sbronza milanese.

Valerio Benedetti

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1 commento

Gennaro 6 Marzo 2019 - 12:39

Forse I gaglioffi che sono andati a “” votate””alle primarie hanno confuso Zingaretti con il fratello… Pensando che il Pd lo avrebbe guidato(giù per un dirupo) il commissario Montalbano… Che tristezza i sinistri!

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