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Una società sempre più proletaria: i devastanti effetti della disoccupazione

by La Redazione
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Roma, 30 lug – È arrivata anche la conferma di ZeroHedge: il tasso di disoccupazione in Italia è decisamente più alto (praticamente il doppio) di quello ufficiale fornita dall’Istat. Questo si spiega col fatto che l’Istituto non prende in considerazione la partecipazione al lavoro, che è andata drammaticamente calando negli ultimi anni. In pratica: se non cerchi lavoro per un certo periodo di tempo (arbitrariamente stabilito, oltretutto), allora non sei più classificabile come “disoccupato” ma come “inattivo”. In Italia siamo all’11,9% di disoccupati e al 14% di inattivi, solo che i secondi non compaiono mai nelle statistiche ufficiali. Esiste poi la “zona grigia” degli occupati tramite voucher, usciti dalla porta e rientrati dalla finestra del voto parlamentare, che sono classificati “non disoccupati” se hanno lavorato anche solo un’ora la settimana. Ad occhio e croce, possiamo affermare con relativa sicurezza che un terzo degli Italiani potenzialmente occupabili è a spasso.

Forse, abituati all’economichese da talk show, non ci si rende conto delle conseguenze catastrofiche di una disoccupazione così alta prolungata negli anni. E non solo dal punto di vista socioeconomico. Si tratta di capacità produttiva in disuso, e quindi anche competenze perse. E sarà sempre più difficile reimmettere queste persone nel circuito produttivo, anche se si decidessero finalmente di adottare le necessarie politiche fiscali anticicliche. Stiamo andando incontro ad una società di plebei abbruttiti dall’inattività, dalla mancanza di prospettive e dall’eterno immutabile presente che si presenta ai loro occhi, magari tenuti a bada con un bel reddito di cittadinanza europeo. Una società che realizza l’utopia escatologica orwelliana di chiudere per sempre la storia, in quanto non offre ai suoi membri nemmeno gli strumenti mentali per pensare ad una alternativa. Non dimentichiamoci che le rivoluzioni sono sempre state effettuate da minoranze colte e ben nutrite, che potevano permettersi di non pensare esclusivamente al “qui ed ora”. La proletarizzazione incipiente ha anche questo scopo: distruggere la borghesia, l’unica forza rivoluzionaria della modernità, ed al contempo la più bistrattata culturalmente.

Nel frattempo, l’oligarchia finanziaria sta incrementando esponenzialmente la propria patrimonializzazione netta, approfittando della situazione e sfruttando ogni possibile trucco. Il Quantitative Easing, per dire, è servito solo per far crescere il prezzo degli asset finanziari, quindi ad arricchire chi è già abbastanza ricco. La Federal Reserve e le altre maggiori banche centrali del mondo da anni “stampano moneta” per acquistare tutta la spazzatura che trovano sui mercati finanziari, così deprimendone i rendimenti e facendone schizzare alle stelle i prezzi. Certamente si tratta di “carta straccia”, che però può tranquillamente essere convertita all’occorrenza nel controllo di risorse reali. Che è poi l’unica cosa che interessa seriamente.

Ma di tutto questo non sentirete parlare dai numeri della statistica ufficiale. Le conseguenze di lungo periodo della disoccupazione sono assolutamente devastanti, e non solo dal punto di vista economico. E il principale problema che ha l’Italia è quello di combattere la disoccupazione, in particolare giovanile. Il che, come sappiamo, richiede scelte molto coraggiose.

Matteo Rovatti

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