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Stretta sulla “criminalità giovanile”: ma serve anche una risposta sociale

by Sergio Filacchioni
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Criminalità

Roma, 6 settembre – Sono emersi nella giornata di oggi i primi dettagli relativi al nuovo DL sicurezza per il “contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile“, voluto dalla maggioranza e posto all’esame del Consiglio dei Ministri. Dagli stralci emerge una nuova stretta sui minori, che più della prevenzione sembra preferire la repressione.

Emergenza criminalità

C’era da aspettarselo: quando le campagne mediatiche creano il mostro, poi arriva la mazzata per tutti e anche questa sembra più una risposta di “stomaco” ai fatti di Caivano e Palermo che un vero piano di riqualifica. Nel caso della “criminalità” giovanile non è andato diversamente. Nella bozza del DL presentato al vertice della maggioranza troviamo alcune novità sostanziali: l’avviso orale – con convocazione del minore da parte del Questore – potrà essere rivolta anche ai soggetti minori di diciotto anni che hanno compiuto il quattordicesimo anno di età. In più – sempre secondo la bozza – il soggetto in questione anche se non condannato con sentenza definitiva per delitti contro la persona e il patrimonio (ovvero inerenti ad armi o droga) potrà incorrere nel divieto di utilizzare “piattaforme o servizi informatici e telematici specificamente indicati non che il divieto di possedere telefoni cellulari”. Aumenteranno anche le multe – da 200 euro a 1.000 euro – nei confronti di chi “era tenuto alla sorveglianza del minore o all’assolvimento degli obblighi educativi”. Insomma, una stretta penale che vorrebbe rispondere all’aumento dei minori coinvolti in fatti di cronaca nera. Ma per stessa ammissione del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, “L’operazione di polizia non può essere l’unico strumento di intervento, ma bisogna offrire nuove e migliori opportunità ai giovani del territorio”, e aggiunge “servono risposte sul piano sociale, educativo, culturale, delle infrastrutture sportive”.

La risposta sociale

La repressione penale evidentemente non basta e rischia di non offrire la giusta prospettiva per il problema dei “giovani che impugnano le armi”. Il Governo assicura che fondi per un totale di 32 milioni di euro in tre anni verranno stanziati per le scuole del Mezzogiorno – sempre per non fare distinzioni – e per “potenziare l’organico dei docenti per l’accompagnamento dei progetti pilota del piano ‘Agenda Sud'”. La spesa autorizzata per il 2023 sarà di 6,4 milioni, per il 2024 di 16 milioni e per il 2025 di 9,6 milioni. Il provvedimento prevede, poi, a partire dal primo gennaio 2024 l’istituzione di un Fondo contro la dispersione scolastica. Sul piatto però manca l’iniziativa costruttiva di uno Stato per contrastare, in maniera propositiva, l’abbassamento della qualità dell’istruzione, l’emigrazione interna e verso l’estero, la mancanza cronica di un sistema sportivo in grado di offrire possibilità di crescita agli studenti.

Sergio Filacchioni

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