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Strootman: la gioventù, il derby e la Roma in ginocchio da lui

by Lorenzo Cafarchio
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StrootmanRoma, 6 dic – Levatedarcazzo. Tutto d’un fiato. Minuto 19 nella ripresa del derby tra Lazio e Roma. Diego Perotti cerca per vie centrali Edin Dzeko, mentre la sfida è inchiodata sullo 0-0. Il pallone innocuo finisce docilmente tra le lunghe leve del difensore laziale Wallace Fortuna Dos Santos. A questo punto, fin dall’epoca dei pulcini, ti insegnano a mandare la sfera nell’Iperuranio per far rifiatare la squadra e riordinare le idee. Ma il centrale brasiliano sfida il suo nome. La fortuna, del resto, aiuta gli audaci. Poi vallo a spiegare ai Nedo Sonetti del rettangolo verde. Il controllo fantasioso con conseguente tentativo di scavalcare Kevin Strootman, che gli appare davanti con la foga di un Panzerfaust contro un carro nemico, finisce in tragedia. Il centrocampista olandese sradica il pallone dai piedi dell’avversario, allarga le braccia e spaventa anche il gigante d’area bosniaco giallorosso. Effettua tre passi, tocca la sfera. Federico Marchetti prova a sbarrargli la strada, ma il pallonetto dell’1-0 è già in fondo al sacco.

I romanisti sono paonazzi dalla gioia. Strootman li ha sublimati, togliendosi dalla schiena il peso di due anni e mezzo passati ad occuparsi del suo ginocchio sinistro. Tre operazioni. La lesione del legamento crociato, l’operazione in artroscopia e quella per eliminare un danno alla cartilagine dell’articolazione. Un calvario iniziato contro il Napoli (9 marzo 2014) e prolungatosi sul campo della Fiorentina (25 gennaio 2015). La rinascita a febbraio di quest’anno. Dopo 393 giorni di assenza dai campi, l’olandese sostituisce Maicon, nella sfida vinta 5-0 ai danni del Palermo, ed il pubblico gli tributa un’ovazione da condottiero. In quella corsa e nell’acqua gettata a Danilo Cataldi sono trascorsi nella mente dell’ex PSV tutti gli attimi passati sotto i ferri, tutti gli attimi passati in palestra. La resurrezione scoppia in un momento. Il treno giusto è quello della stracittadina.

Sbarcato nella Capitale per 16,5 milioni di euro nel 2013, il classe ’90 ha firmato un contratto quinquennale – rinnovato fino al 2019 nell’ottobre 2015 – ed è stato atteso dalla dirigenza romana, anche quando tutto sembrava perduto. Del resto il guru del calcio arancione, Louis Van Gaal, l’ha elevato al rango di trascinatore e la Roma non può che abbeverarsi dalla sua fonte. In estate è stato chiaro. “Se io andrei mai alla Juventus? No, io no”. Glissando sul genio di Miralem Pjanic. Poi la fiducia che arriva, la rete segnata contro il Cagliari, in cui sembra voler spaccare la porta, e quella messa a segno all’Astra Giurgiu in Europa League. Le gambe girano, eppure alla “guerra etnica” ci arriva sottotono. Basta un secondo ai campioni, un pallone per tornare sul piedistallo. Dunque spostati Dzeko che ho un appuntamento con la rinascita.

https://www.youtube.com/watch?v=9A28mo7bi1w

Strootman, detto La Lavatrice – soprannome affibbiatogli da Rudi Garcia – per la sua capacità di recuperare e pulire i palloni, ha modificato il suo approccio sul campo. Gli infortuni gli hanno tolto esplosività e forza fisica, migliorandolo nell’intercetto. Legge perfettamente le linee di passaggio degli avversari e dei compagni. “Qualità che manca sia a De Rossi, per dinamismo atletico, che a Nainggolan, per intelligenza tattica, è un’arma fondamentale per la Roma anche qualche metro più indietro”, come riporta l’Ultimo Uomo. Due dati su tutti. Vince 2,33 contrasti a partita – anche se sono solo il 40% di quelli che tenta – e distribuisce 1,89 passaggi chiave a gara. Perotti è a 1,91. Imprescindibile.

Davanti ai microfoni di Mediaset Premium, a fine gara, ha subito ringraziato i tifosi invocandoli: “Abbiamo bisogno di loro”. Il pubblico lo idolatra. Basta farsi un giro su Facebook per trovare due pagine a lui tributate. Da una parte Le imbruttite di Strootman e dall’altra Gioventù Strootmaniana. La prima raccoglie tutti i volti del giovane Kevin, come ha fatto Repubblica in un articolo dal titolo “Roma, Strootman: tutte le facce dell’uomo derby”. La seconda dal sapore Germania 1933 trasforma il numero 6 romanista in un supereroe con il baffetto. Senza dimenticare l’incredibile sfuriata, allo Juventus Stadium, tra grida, volto trasfigurato dalla rabbia e gesto dell’ombrello. Ama più del dovuto, odia più del necessario. Firmato Kevin Strootman.

Lorenzo Cafarchio

 

 

 

 

 

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