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Stupro di Rimini, la rivelazione del sindaco: “I marocchini dovevano essere rimpatriati”

by La Redazione
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Rimini, 4 set – La famiglia di marocchini composta da coniugi e quattro figli, due dei quali adesso in carcere per aver commesso lo stupro di Rimini, doveva essere rimpatriata tre anni fa. Ma qualcuno pensò bene di impedirne l’espulsione. E’ quanto rivelato dal sindaco di Vallefoglia, Palmiro Ucchielli, che a Il Resto del Carlino ha dichiarato: “Era il 2014. Avevamo trovato i soldi, più o meno 5 mila euro a persona o forse di più, per farli rientrare in Marocco dove si trovava il padre già espulso. Tutto era pronto, anzi madre e i quattro figli erano andati in caserma per partire. Poi non so cosa sia successo ma attraverso il tribunale dei minorenni ci siamo ritrovati il padre di nuovo a Vallefoglia mentre noi ci aspettavamo che la famiglia se ne andasse per sempre”. In pratica il tribunale dei minori ha bloccato l’espulsione dall’Italia della famiglia marocchina.

“Ricordo – dice ancora il sindaco di Vallefoglia– che non era d’accordo col rimpatrio nemmeno il console, ma alla fine c’era stato il nulla osta. Poi è saltato tutto e la famiglia oltre al padre è rimasta qui”. Il motivo della mancata espulsione è presto chiarito: secondo la legge italiana per il rimpatrio di minorenni vi deve essere il consenso dei genitori. La madre degli autori dello stupro aveva accettato una cifra intorno ai 20-25 mila euro per tornare in Marocco, ma il padre si era messo di traverso per poter così tornare in Italia. L’uomo era infatti già stato espulso da anni ma era rientrato clandestinamente in Italia e aveva patteggiato una pena ad 1 anno e 4 mesi da scontare ai domiciliari (dove si trova tuttora). Il tribunale dei minori di Ancona lo aveva autorizzato a restare in Italia facendogli promettere di rimettere in riga i figli. I risultati non c’è neanche bisogno di specificare quali siano stati.

Da notare inoltre che la madre dei marocchini minorenni andrà a processo in seguito alle cinque querele presentate dalla vicina di casa che ha dichiarato di essere perseguitata sia dalla donna che dai figli, ripetutamente spronati dalla madre a insultarla e picchiarla. Eccoli qua i “nuovi italiani”, i poveri immigrati che “scappano dalla fame”. Come se non bastasse poi, secondo un’insegnante dei due stupratori minorenni, la famiglia marocchina era assistita da Comune e Caritas. “Qui stavano con la madre, che non lavorava, e altri due fratellini – ha dichiarato la professoressa – Il Comune pagava bollette, spesa, affitto, la Caritas offriva il pacco ma quei figli non studiavano e non volevano ascoltare. Perché non erano stati educati a farlo. Oggi purtroppo abbiamo avuto la prova di cosa ha prodotto quell’abbandono”. No, oggi abbiamo avuto la prova (l’ennesima) di cosa sta producendo la politica delle porte aperte in Italia. La chiamano integrazione, è solo una giungla figlia di una continua disintegrazione.

Eugenio Palazzini

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2 comments

ANTERO 5 Settembre 2017 - 10:49

Dediti al parassitismo …

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Tony 5 Settembre 2017 - 2:36

….”ci stanno buttando nel baratro!!” Perché, prima che ciò sia definitivo, non ci buttiamo loro nel baratro…? Trovo che sarebbe molto più conveniente….

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