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“Aquila oscura”: il “sole nero” previsto da Talete 2600 anni fa

by Francesco Meneguzzo
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Persia

Impero Persiano, Grecia antica, regno di Lidia con capitale Sarti

Roma, 28 mag – Altro che supercomputer, Talete di Mileto aveva fatto tutti i conti a mano e con la matematica abbastanza primitiva nota al suo tempo. Eppure l’aveva prevista, e puntualmente sul campo di battaglia tra i Lidi del re Creso e i Persiani, nell’entroterra anatolico, corrente il 28 maggio del 585 a.C., l’eclissi di sole sconvolse talmente gli eserciti in campo da imporre una tregua. Da cattivo auspicio quale fu creduto, l’eclisse divenne quindi un buon segno, nel solco di un mistero destinato a perpetuarsi nei secoli.

Non bastando una fama che vuole attribuiti al filosofo e matematico greco cinque o sei teoremi fondamentali della geometria euclidea – molto famoso quello sul secondo criterio di similitudine dei triangoli – per assicurare la veridicità della straordinaria previsione di Talete, agli astronomi moderni occorse del tempo per riconoscerne la correttezza. Infatti, pur risultando un’eclissi di sole nella stessa data, si obiettava che questa avrebbe potuto vedersi soltanto nell’oceano Atlantico, lontanissimo dalla Lidia. E proprio questa apparente contraddizione aiutò a confermare un ulteriore importante fenomeno: il rallentamento della rotazione della Terra dovuto all’attrito delle maree, per cui 2500 anni fa il fenomeno avvenne quattro ore prima di quanto oggi stimato.

Talete di Mileto

Talete di Mileto

Fu così che l’eclissi denominata σκούρο αετός (skoúro aetós) – aquila oscura – forse perché ricordava nella forma il fiero rapace, divenne emblema e archetipo del genio europeo, che preserva e coltiva il mito ma sa rinunciare ai pregiudizi, eroicamente e illimitatamente curioso nello spirito quanto poco materialista nella effimera quotidianità.

Tanto che di Talete, secondo Apuleio uno dei sette grandi sapienti greci, matematico, naturalista,  astronomo e ingegnere, Aristotele nella Politica tramanda un episodio curioso che la dice lunga: “……siccome, povero com’era, gli rinfacciavano l’inutilità della filosofia, avendo previsto in base a calcoli astronomici un’abbondante raccolta di olive, ancora in pieno inverno, pur disponendo di poco denaro, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio per una cifra irrisoria, dal momento che non ve n’era alcuna richiesta; quando giunse il tempo della raccolta, cercando in tanti urgentemente tutti i frantoi disponibili, egli li affittò al prezzo che volle imporre, raccogliendo così molte ricchezze e dimostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi, ma tuttavia non si preoccupano di questo”.

Francesco Meneguzzo

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1 commento

Voltaire3 28 Maggio 2015 - 6:24

Gent.mi Cittadini…

quanto sopra iscritto inerente ai filosofi e matematici dell’epoca,
possiamo apprendere ulteriormente, ove ce ne fosse ancora di bisogno, che la tecnologia ha un ruolo importante, ma non è determinante all’uomo.
L’intelletto dell’uomo occupa spazi immani sulla Terra e nell’Universo.
La velocità formidabile della luce, diventa obsoleta con il principio della istantaneità del pensiero!
I “pensatori” dell’epoca avevano le capacità espansive della mente certamente invidiabili, proprio perché era l’intelletto stimolo ed energia autoimpulsiva. Se non pensiamo fortemente, le nostre capacità intellettive decrescono e si avviano alla atrofizzazione.

Cordiali Saluti

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