Roma, 17 sett – Martedì si è disputata la riedizione della prima partita internazionale della storia del calcio, per celebrare i 150 anni dal primo incontro tra le nazionali di Scozia ed Inghilterra. Ma vediamo di raccontare cosa accadde quel famoso 30 novembre 1872.
The Auld Enemy, tra Scozia e Inghilterra
Partiamo con il precisare che quello del 1872 è il primo match attualmente riconosciuto ufficialmente da Uefa e Fifa, ma già negli anni precedenti si svolsero incontri tra giocatori delle rispettive nazioni, a partire dal 5 marzo 1870 all’Oval di Londra. Tra l’altro, mentre la Football Association inglese nacque nel 1863, quella scozzese vide la luce nel 1873, proprio in seguito al confronto con gli odiati rivali. L’idea di organizzare la partita venne a Charles W. Alcock, che può essere considerato a buona ragione la prima figura importante degli albori del calcio. Segretario generale della Football Association dal 1870, a lui si deve la creazione della FA Cup e l’aver regolamentato ad undici il numero di giocatori per squadra, numero questo mutuato dal cricket, sport con il quale allora il calcio condivideva stadi e praticanti. Ai primi incontri tra inglesi e scozzesi in realtà parteciparono solamente giocatori che vivevano a Londra, il che suscitò le critiche dei giornali scozzesi che lamentavano la mancanza di un confronto con i calciatori scozzesi residenti in patria. Al che Alcock, che come detto prima era persona avanti sui tempi, colse la palla al balzo per inviare a Glasgow una compagine inglese proprio il giorno di Sant’Andrea, patrono di Scozia. L’incontro venne quindi fissato per le due del pomeriggio di sabato 30 novembre 1872 all’Hamilton Crescent, campo da cricket del West of Scotland Cricket Club, situato nel quartiere Partick di Glasgow. Il prezzo d’ingresso venne fissato nella somma di uno scellino, lo stesso della prima finale di FA Cup.
In assenza come detto di una vera e propria federazione scozzese, ad accettare la sfida fu il Queen’s Park FC (allora la squadra più forte di Scozia), che schierò un proprio XI rinforzato da calciatori scozzesi che militavano nei londinesi Wanderers e Royal Engineers. Il capitano scozzese che selezionò la squadra fu Robert W. Gardner, che di lì a poco sarebbe stato eletto primo presidente della Scottish Football Association, mentre l’Inghilterra venne assemblata dallo stesso Alcock scegliendo tra nove club della FA. Alcock non potè giocare essendo infortunato e svolse così la funzione di assistente dell’arbitro William Keay (che era il tesoriere del Queen’s Park), mentre il capitano inglese fu Cuthbert Ottaway.
La storia della sfida
Il match si svolse secondo le regole della Football Association, ma sappiamo gran poco delle misure del campo che venne ricavato da quello da cricket. Non esisteva la traversa bensì un nastro di stoffa e nemmeno le reti della porta. In perfetto clima scozzese una fitta nebbia, che faceva seguito a tre giorni di pioggia insistente, ritardò il calcio d’inizio di un quarto d’ora: il campo era ovviamente molto pesante ed oggi non sarebbe stato minimamente adatto allo svolgimento della partita. Nonostante tutto ciò vi si radunarono ben 3000 spettatori (2500 paganti per un totale di 109 sterline e 500 donne che avevano invece accesso gratuito): la Scozia scese in campo in tenuta blu scura (i colori del Queen’s Park) con uno stemma con una cresta di leone, pantaloni alla zuava e cappelli rossi, mentre gli inglesi si schierarono in tenuta bianca con stemma dei tre leoni e cappelli blu. Stando ai resoconti dei giornali alla Scozia vennero annullati due goal perchè la palla aveva tranciato il nastro della traversa, mentre gli inglesi si resero più pericolosi nel secondo tempo. Nonostante ciò il punteggio non si schiodò dallo 0-0 e, al fischio finale, il pubblico proruppe in tre fragorosi urrà.
Da quel giorno le due nazionali si sono incontrate in ben 116 occasioni, con 49 vittorie inglesi, 41 scozzesi e 26 pareggi. Per la cronaca martedì si sono imposti i Tre Leoni per 3-1, mentre la Tartan Army non festeggia una vittoria dal 1999. Ma la rivalità, non solo calcistica, siamo certi durerà per sempre e ci regalerà nuove pagine di storia.
Roberto Johnny Bresso