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“The Killer”, ovvero Tyler Durden oggi: l’ultimo film di Fincher tra passato e presente

by Roberto Johnny Bresso
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The Killer Fincher

Roma 19 nov –  “Attieniti al piano, non fidarti. Attieniti al piano, niente empatia. Attieniti al piano, gioca di anticipo, non improvvisare. Attieniti al piano, mai concedere un vantaggio. Attieniti al piano, combatti solo se sei pagato per combattere. Chiediti: io che cosa ci guadagno?”. The Killer, il nuovo film di David Fincher presentato all’ultimo Festival del cinema di Venezia, è ora disponibile sulla piattaforma Netflix ed ha scatenato reazioni contrapposte tra chi lo ritiene un capolavoro e chi ne è rimasto profondamente deluso, trovandolo troppo lento. Andrò quindi a darne una mia interpretazione personale dopo averlo visto due volte in pochi giorni.

The Killer, l’ispirazione alla pellicola

La pellicola è tratta dalla miniserie a fumetti francese Le Tueur, scritta da Matz ed illustrata da Luc Jacamon pubblicata tra il 1998 ed il 2014, e narra le vicende di un killer senza nome (o meglio, con molti nomi tutti ovviamente fasulli) chiamato all’ennesimo lavoro di routine della sua carriera, vale a dire uccidere una persona a Parigi. Dopo una meticolosa preparazione però per la prima volta qualcosa va storto e tutto precipita. Ritornato nella sua casa a Santo Domingo scoprirà che la sua fidanzata è stata gravemente ferita e torturata allo scopo di estorcere informazioni sulla sua identità. A questo punto inizierà la vendetta dell’uomo.

Durante le due ore del film, con pochi dialoghi e, a dispetto anche di cosa fosse lecito attendersi, poco frequenti scene d’azione, assistiamo invece ai monologhi interiori del Killer, interpretato da uno straordinario Michael Fassbender, che ripete come un mantra la sua personale arte della guerra e della vita, che consiste nel non provare alcuna empatia. Ma è poi davvero così? A mano a mano che si compie la sua vendetta l’uomo inizia a mostrare i primi dubbi, le prime crepe nella corazza, e alla fine sembra quasi compiere una sorta di viaggio iniziatico che forse lo cambierà per sempre.

Per pochi, non per tutti

The Killer, fughiamo subito ogni dubbio, non è un film facile né per tutti: come detto, chi si aspetta azione al fulmicotone e dialoghi taglienti alla Tarantino ne rimarrà deluso, qui siamo di fronte quasi ad un’opera giapponese alla Kurosawa, dove tutto sembra sempre dover succedere un minuto dopo e poi non succede mai, il tutto scandito dalla colonna sonora di Trent Reznor e dalle canzoni degli Smiths che il sicario ascolta in cuffia mentre prepara ed esegue i suoi piani (mai scelta più azzeccata).

Siamo a quasi venticinque anni dall’uscita di Fight Club, che lo stesso Fincher ammette di non rivedere più, ed il regista sembra quasi proporre un’altra interpretazione dello stesso tema. In Fight Club Tyler Durden vuole far crollare il mondo consumista (“Le cose che possiedi ti possiedono”), qui invece il Killer, guarda caso anche qui senza nome esattamente come il personaggio di Edward Norton che proietta in sé Durden per darsi un’identità nel mondo, ha accettato che la globalizzazione abbia vinto e se ne serve a proprio beneficio, pur restandosene ai margini. Come in Fight Club la pellicola è piena dei brand delle multinazionali, ma a differenza di allora qui il protagonista non li vuole più distruggere, ma se ne serve per portare a termine la sua missione… Basti vedere l’uso che vengono fatti di FedEx, McDonald’s ed Amazon. Fincher sembra quindi dirci che Tyler Durden abbia perso, che alla fine si sia fatto possedere anche lui dai beni di consumo: infatti, dopo averci fatto illudere che il Killer sia uno dei pochi che comandano sui tanti, causticamente nel finale ammette che no, lui e noi siamo semplicemente uno dei tanti. E dopo tanto lottare è costretto ad ammetterlo anche a sé stesso.

Concludendo io vi consiglio la visione di Fight Club e The Killer in sequenza, come due parti della stessa opera. Credo non ne rimarrete delusi. Ma se doveste esserlo almeno sapreste con chi prendervela… con me, uno dei tanti proprio come voi.

Roberto Johnny Bresso

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