Home » Finalmente a Napoli il museo delle (inesistenti) Quattro Giornate

Finalmente a Napoli il museo delle (inesistenti) Quattro Giornate

by La Redazione
0 commento
museo quattro giornate

Roma, 19 nov – Napoli avrà il museo dedicato alle Quattro Giornate. L’annuncio è di quelli solenni, quelli che tutte le amministrazioni – regionali, provinciali, comunali – si sono trovate a fare almeno una volta nel corso del proprio mandato. Titoloni sul giornale di Napoli per antonomasia che, però, batte il pezzo utilizzando tempi verbali al futuro e periodi ipotetici a iosa. Persino i diretti interessati – il sindaco Gaetano Manfredi, l’Anpi e il Mann, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli – non ne fanno cenno sui rispettivi profili ufficiali, nonostante ci sia pure già la location, la Galleria Principe di Napoli. Anzi, a leggere il presidente dell’Anpi napoletana, pare sia possibile una prima inaugurazione già a Natale – il presidente De Luca, che in tempi di pandemia ha inaugurato più volte gli stessi ospedali mai entrati in funzione, sembra aver fatto buona scuola – con la speranza di poter festeggiare l’ottantunesimo anniversario dell’insurrezione popolare nel 2024 in sede.

Quattro Giornate “strategiche”

Al netto del proclama demagogico, fin troppa evidente, propedeutico alle elezioni regionali che si terrano il prossimo anno, si spiegano così gli allarmi lanciati, sempre dalle colonne dei giornali, del pericolo fascista in città e dei suoi “anti valori e non principi”, come ha sentenziato qualche politico sceso da quartieri “alti” per l’occasione. Motivo del risveglio novembrino, in ritardo di qualche mese e quasi fuori tempo massimo, una scritta comparsa in via Foria, una delle arterie principali della città alle cui due estremità si trovano proprio la Galleria, dove dovrebbe sorgere, se mai vedrà la luce, il museo in questione e un campetto da basket, dove, sempre fuori tempo massimo, sono stati notati dei volantini affissi per un torneo, aperto a tutti, in ricordo di un ragazzo ucraino morto dieci anni fa. Volantini senza simbolo alcuno per una manifestazione tenutasi il mese scorso presso il campetto riqualificato più volte e ora fruibile da tutti a spese della storica sezione Berta, ieri dell’MSI e oggi prima sezione d’Italia di proprietà di CasaPound che risiede al civico 169 della stessa via Foria.

Una leggenda di origini lontane

Ora come allora continuano le mistificazioni intorno ad un evento che sembra essere stato “creato a tavolino” e che ha tutto il sapore della storia riscritta che, oramai, non resiste più. Ci ha provato già Enzo Erra col suo “Le Quattro Giornate che non esistono”, libro oggetto del cancella-culture ante litteram; ci riprovano oggi gridando al fascismo per pubblicizzare qualcosa che nemmeno nella Napoli delle quattro giornate si è mai riuscito a fare. E non avrebbe potuto essere diversamente: basti pensare che già alla proiezione del film omonimo di Nanni Loy in Germania, i tedeschi – che a Napoli c’erano – non ne sanno niente. Insomma, c’è stata una rivolta popolare contro di loro e loro non se ne sono nemmeno accorti. Nonostante la medaglia al valor conferita alla città. Che poi la motivazione della premiazione l’avete letta? «Con un superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto e alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata in un’impari lotta col secolare nemico offriva alla patria nelle quattro giornate di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli italiani la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria.». Perché definire “soldatesche” le truppe del Reich quando in città, regnavano ordine e disciplina – certo ferrea, essendo un governo militare – ma non si registrava un solo caso di stupro, di violenza o di delinquenza? Cose che, poi, accaddero con l’arrivo degli “alleati”. Alleati che non ebbero rispetto per quelle donne costrette alla morte o che finirono rinchiuse nei manicomi perché vittime delle cosiddette marocchinate; in città non vi era più nemmeno ombra della camorra e del mercato nero che ricominciò ad affiorare con lo sbarco angloamericano, come già avvenuto a Salerno. Si definisce, inoltre, il tedesco “secolare nemico” quando questo è un epiteto che meglio si addice ai Francesi e agli Spagnoli; basti pensare che Badoglio, sino al giorno prima della sua proclamazione, assicurava fedeltà all’alleato germanico. E l’immancabile riferimento alla giustizia? Nulla di nuovo, since 1943.

La realtà

A dirla tutta, la formazione tedesca, poco meno di 300 uomini, comandata da un semplice colonnello, Hans Scholl, stava già lasciando la città per ripiegare verso Roma per ordine del generale Kesselring e non vi era un solo soldato del Reich quando la “democrazia” fece ingresso in città. Vogliamo fare cenno alle vittime, agli “eroi”? Sarebbero caduti 168 partigiani e 159 cittadini inermi secondo loro, mentre per la commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano le vittime furono 155 in tutto. Gli alleati ne “democratizzarono” molti di più: appena 25000. Per non parlare delle vittime dei “bombardamenti di liberazione” che furono di gran lunga superiori a quelli di “occupazione tedesca”, oltre ai danni incalcolabili arrecati al patrimonio culturale: complesso monumentale di Santa Chiara docet.

Chissà se per rigurgito di onestà intellettuale, ove mai ne possedessero, tutta questa “controstoria”, i cui ancora numerosissimi misfatti devono essere conosciuti dai più, troverà posto nel “museo delle Quattro giornate”. Se mai si farà. Perché c’è chi vuole un museo per “custodire” delle verità preconfezionate e pronte per essere propinate e chi le verità finora tacitate e taciute, invece, vuole diffonderle. Perché è giusto che anche i muri sappiano.

Tony Fabrizio

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati