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“Tutto il calcio minuto per minuto” e l’emozione dimenticata della radio a transistor

by Roberto Johnny Bresso
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Calcio radio

Roma 11 feb – Torniamo oggi ad occuparci di calcio raccontando di un’emozione praticamente sconosciuta alle nuove generazioni. Siamo abituati ad assistere in diretta ad ogni tipo di partita, non solo alla televisione o sullo schermo di un computer, ma persino sui nostri telefoni cellulari, che quasi ci siamo dimenticati che, per chi non era effettivamente presente sulle gradinate di uno stadio, c’è stato un periodo nel quale tutta la passione e la tensione di un tifoso passavano attraverso le onde di una radio a transistor, spesso portatile se si era in giro a compiere la classica passeggiata domenicale con la famiglia.

Quando nacque “Tutto il calcio minuto per minuto” e la radio impazzì

Torniamo quindi a domenica 10 gennaio 1960, quando andava in onda per la prima volta su Rai Radio 1 Tutto il calcio minuto per minuto. I campi collegati erano cinque: Milan-Juventus, Bologna-Napoli, Fiorentina-Sampdoria, Roma-Vicenza e Genoa-Spal. Dallo studio di Milano Roberto Bortoluzzi passava la linea a Nicolò Carosio, Piero Pasini, Amerigo Gomez, Enrico Ameri e Nico Sapio. La radiocronaca riguardava solamente i secondi tempi e così sarebbe stato fino alla stagione 1987/1988. Difficile far capire ai giovani che seguono il calcio dagli anni ’90 quanto fosse drammatico attendere il collegamento durante l’intervallo per sentirsi dire il risultato della propria squadra di getto, senza alcuna attività preparatoria alla notizia! I risultati dei primi 45 minuti venivano così elencati quasi come un bollettino di guerra, senza la benché minima variazione di tonalità. Inoltre durante le radiocronache le voci di Enrico Ameri, di Sandro Ciotti e di tutti gli altri inviati sui campi erano sempre ben lontane dall’enfasi odierna, quindi era difficile rendersi conto di cosa stesse realmente accadendo sul terreno di gioco: nel dubbio si aveva sempre imminente paura di prendere goal, pure se la palla stazionava a centrocampo.

La radio poi era anche un importante fattore sulle gradinate: c’era sempre qualcuno più o meno vicino a te che se la portava dietro, rivestendo una sorta di ruolo quasi messianico, portatore di buone o nefaste notizie dagli altri stadi. Si finiva quindi in alcune domeniche per guardare con occhio bramoso individui che altrimenti non avresti mai degnato di uno sguardo. Questi soggetti, portatori di una verità sconosciuta ai più, si giravano verso la folla come una sorta di Oracolo di Delfi, diffondendo gioie e calamità.

Le storie che racconta la radio

Potrei portare alla memoria mille e mille episodi legati a questa trasmissione, ma ne voglio citare solamente due, che reputo i più significativi della mia storia radio/calcistica.

1 maggio 1988: il Milan sta inseguendo il Napoli per tornare a vincere lo Scudetto dopo ben nove anni di inferno. La squadra di Maradona ha ancora un punto di vantaggio quando le due squadre si affrontano al San Paolo, con i rossoneri obbligati a vincere. Avevo 12 anni e con i miei genitori ed amici di famiglia eravamo in visita a Torino al Salone dell’automobile. Mio padre era talmente teso che in effetti non ho nemmeno capito perchè ci andammo, immagino perchè solo un mese prima la rimonta pareva impossibile. La radio all’interno del Salone non prendeva e così decidiamo di uscire alla fine del primo tempo per venire a sapere che eravamo sull’1-1. Ci rimettiamo in macchina e l’agonia continua: il segnale si prende molto male e una gracchiante voce di Ameri ci fa capire che andiamo sul 3-1, prima che il Napoli accorci le distanze. Ci fermiamo a questo punto sulla corsia di emergenza per ascoltare in apnea gli ultimi minuti, con tanto di pattuglia della polizia che si ferma per chiedere se avessimo bisogno di aiuto. Triplice fischio finale e sorpasso. Sarà Scudetto, ma quel giorno così lontano resta impresso come una tortura nella mia memoria, nemmeno fosse accaduto ieri.

15 maggio 1999: stagione del centenario del Milan e ancora una volta i rossoneri sono impegnati in una disperata rimonta, questa volta sulla Lazio avanti di un solo punto. Affrontiamo a San Siro l’Empoli che liquidiamo con un perentorio 4-0, ma è la partita di Firenze tra Fiorentina e Lazio che ci sta davvero a cuore. Stipati in Curva Sud in transenna della Fossa dei Leoni, terminato l’incontro del Milan, siamo tutti attorno all’amico Fabrizio, con la sua immancabile radiolina. Tra ritardi e recupero passiamo quasi dieci minuti in trance ascoltando il vecchio arnese a transistor che ci raccontava di una Lazio tutta votata all’attacco per smuovere il risultato dall’1-1. Non ci riuscirà e la Sud e lo stadio intero (nessuno aveva abbandonato le gradinate) scoppiano in un boato. La settimana successiva a Perugia sarà di nuovo Scudetto, anche se non sarà certo una festa. Ma questa è tutta un’altra storia.

Questi sono solamente due episodi tra i tanti che avrei potuto rievocare e credo che ognuno di voi che abbia vissuto quegli anni e i precedenti possa averne altrettanti. Storie che ormai fanno parte della nostra vita, una vita vissuta minuto per minuto.

Storie di un calcio non so se migliore, ma sicuramente diverso. Perchè se è vero che la nostalgia estrema fossilizza nel passato, il mito delle “magnifiche sorti e progressive” si è rivelato un boomerang, non certo solo nel calcio. Ed allora lasciamoci ancora abbracciare per una volta da quelle voci gracchianti in modulazione di ampiezza… quelle onde AM che regalavano brividi degni di Sherlock Holmes e di Alfred Hitchcock.

Roberto Johnny Bresso

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