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Un caccia di quinta generazione per la Turchia

by La Redazione
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TAI TF Kaan

Roma, 5 mar – Dalla Turchia la notizia del primo volo del caccia locale TAI TF Kaan: un traguardo che mette il Paese tra i pochi paesi in grado di realizzare e far volare un velivolo da caccia di quinta generazione, ovvero della stessa categoria del Lockheed Martin F-35 Lighting II e del Lockheed Martin F-22 Raptor.

TAI TF Kaan, poche le potenze a possedere un livello di caccia simile

Un club ristretto che vede, oltre agli Stati Uniti, la Russia con il Sukhoi S-57 e la Cina con due velivoli, il Chengdu JC-20, già operativo, e lo Shenyang FC-31 di cui hanno già volato alcuni prototipi ma non ancora in servizio attivo. Un club molto esclusivo quello dei caccia di quinta generazione che allentando i requisiti si può allargare ad altre due nazioni orientali. Il Giappone, che ha fatto volare un dimostratore tecnologico, il Mitsubishi X-2, già nel 2016, preferendo poi puntare direttamente su un velivolo della sesta generazione. E la Corea del Sud con il suo KAI KF-21 Boramae che ha volato per la prima volta nel 2022. Il Boramae è caratterizzato dalle classiche linee stealth dei velivoli di 5° generazione ma non è considerato un velivolo di quella categoria non avendo un vano interno per l’armamento, ma può contare ad oggi unicamente su piloni alari e ventrali. Il caccia sudcoreano viene così definito di generazione 4,5 pure ha destato molto interesse perché il vano interno sarà previsto nelle prossime versioni e il prezzo si prevede competitivo tanto che anche la Polonia l’aveva valutato nell’ambito dell’accordo per le forniture belliche ora congelato.

Certo il Kaan turco è ancora lontano dall’impiego operativo. Dal primo volo all’entrata in linea possono volerci anni: per l’F-22 ce ne sono voluti otto, per l’F-35 nove. Più rapidi i cinesi con il loro JC-20 messo in linea in appena sei anni, mentre i russi per il loro Su-57 ne hanno impiegati addirittura quattordici! E allo stesso modo nello sviluppo del Kaan è stato comunque determinante il ruolo occidentale: Regno Unito per lo sviluppo della cellula e dei motori ancora in fase di sviluppo e quello degli Stati Uniti per i motori attualmente installati.

La genesi del T-X, poi ribattezzato Kaan, nasce alla fine del 2010 quando si valuta che per rimpiazzare gli F-16 in dotazione all’aeronautica turca si possa realizzare un caccia da superiorità aerea locale da affiancare al caccia multiruolo F-35. Idea che prende concretezza a partire dal 2015 quando viene siglato un accordo con la britannica BAE System per la cellula e Rolls-Royce per i motori. Ma ad essere determinante negli investimenti turchi sul nuovo caccia anche la situazione di stallo in merito alla fornitura degli F-35 alla Turchia. Fornitura bloccata dagli Stati Uniti dopo la decisione delle forze armate turche di dotarsi, da paese Nato, del sistema missilistico antiaereo russo S-400.

Non tanto lo sgarbo per un paese Nato di disporre di tecnologia russa, ma il fatto che l’S-400 è proprio un sistema antiaereo. Disporre nelle stesse forze armate di F-35 e di S-400, l’arma che in caso di confronto Nato-Russia sarebbe puntata contro gli F-35, è valutato in un significativo rischio perché gli utilizzatori (e quindi i fornitori) del sistema S-400 potrebbero disporre di informazioni sulle caratteristiche stealth dei caccia che si preferirebbe mantenere riservate.

La Turchia aveva già ordinato con 30 F-35A (con l’opzione fino a 100) e i primi 4 esemplari erano stati anche consegnati in una base negli Stati Uniti tra il 2018 e il 2019 per permettere l’addestramento dei primi piloti turchi. Poi tutto era stato congelato, con addirittura gli F-35 turchi “potenzialmente requisiti” dall’Air Force statunitense, in attesa di un eventuale ripensamento in merito agli S-400.

Infatti nella NATO la questione degli S-400 in uso alla Turchia è un caso ancora aperto ancora oggi. Nel caso di una loro restituzione dei sistemi missilistici alla Russia, gli Stati Uniti valuterebbero la ripresa del contratto degli F-35 con la Turchia. In alternativa, non avendo restituito gli 1,4 miliardi di dollari investiti da Ankara nel programma F-35, è stato proposto dagli Stati Uniti un pacchetto che prevede la vendita di nuovi F-16 alla Turchia e la modernizzazione degli oltre 200 F-16 in linea nell’aviazione turca, gran parte dei quali costruiti localmente dalla TAI.

Nel dubbio potendo contare sul know-how maturato negli anni assemblando F-16 e sull’apporto della BAE System per lo sviluppo del nuovo caccia in Turchia hanno fatto da soli. Unico ritardo significativo quello di uno sviluppo di un motore locale per il Kaan, propulsore denominato TAEC realizzato da una joint venture tra la Rolls-Royce e la turca KALE. Per questo motivo i primi prototipi del Kaan saranno tutti motorizzati con il General Electric F110, gli stessi utilizzati sugli F-16 e realizzati dalla locale Tusaş Engine Industries che assembla i motori su licenza General Electric.

Per l’entrata in servizio del Kaan si parla realisticamente del 2030, e al momento non si parla di eventuali altri operatori interessati. Anche se certamente i minori vincoli per l’esportazione rispetto a USA e Europa e i costi inferiori potranno rendere il Kaan un velivolo interessante per tutte quelle aeronautiche che prima utilizzavano velivoli di produzione russa o cinese.

Il ruolo della Corea del Sud

Un mercato a cui ambisce anche l’industria sudcoreana che prevede che il suo KF-21 Boramae, ancorché non pienamente di quinta generazione, possa entrare in servizio (ottimisticamente) già del 2026, ad appena quattro anni dal primo volo. Pure alcuni analisti minimizzano tutto questo interesse sugli sforzi turchi e sudcoreani, perché nel giro di pochi anni dovrebbero iniziare a volare i primi prototipi di caccia di sesta generazione, come quello del consorzio italo-nippo-britannico per il futuro e che vede coinvolte BAE Systems, Mitsubishi e Leonardo per il Global Combat Air Programme, denominato inizialmente Tempest.

Quello della sesta generazione sarebbe un ulteriore salto tecnologico per l’integrazione con sistemi di droni e intelligenza artificiale. Integrazione sia con droni per sistemi a sciame, quasi usa-e-getta, sia con i droni da caccia ad alte prestazioni definiti con la denominazione statunitense di loyal wingman, letteralmente “gregario fedele”.

Pure la Turchia è già piuttosto avanti anche in questo campo. Nel 2023 ha già sperimentato il drone supersonico Bayraktar Kızılelma in missione congiunta con un F-16 proprio nel ruolo di loyal wingman. Drone che potrebbe entrare in servizio già da quest’anno. Mentre a fine 2023 ha volato un altro drone, il TAI Anka-3, altro velivolo che potrebbe essere usato congiuntamente al Kaan.

Flavio Bartolucci

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