Home » Perché non è questione di “Trump antisistema” o meno

Perché non è questione di “Trump antisistema” o meno

by Stelio Fergola
0 commento
Trump imprevisto politica americana

Roma, 5 mar – Il tema di “Trump antisistema” o meno torna prepotentemente nel dibattito dopo la decisione della Corte Suprema di ammettere il tycoon alle prossime elezioni. Per meglio dire, di ritenerlo eleggibile in Colorado, dopo i fatti di Capitol Hill del gennaio 2021 che lo avevano visto accusato di fomentare le rivolte e, in termini spiccioli, di essere un sovversivo.

“Trump antisistema” oppure no: la decisione della Corte

Come riporta l’Ansa, l’ex presidente sarà eleggibile in Colorado e a dichiararlo è stata proprio la Corte Suprema. L’ex presidente ha commentato così: “Una grande decisione, una grande vittoria per l’America”. Annunciando da Mar-a-Lago che il prossimo passo sarà “la concessione dell’immunità presidenziale”, riferendosi alla decisione che la Corte suprema deve prendere nel processo federale per i suoi presunti tentativi di sovvertire il voto del 2020. Sarà un ricorso difficile da vincere, in quel caso.

La verità spesso sta nel mezzo?

Precisiamo sempre un fatto. Siamo nel campo delle ipotesi, perché di dati ne disponiamo fino a un certo punto. Le ipotesi, però, allenano il cervello, non sono delle bestemmie e vanno avanzate quando necessario. A leggere i commenti in giro per il web, sembra quasi che la decisione della Corte Suprema, per validare l’iperbole “Trump antisistema”, avrebbe dovuto impedire al tycoon di essere eleggibile. Non funziona esattamente così. Anche perché i fatti di Capitol Hill, dalle stesse areee “complottiste” che lo ritengono sovente un attore di teatro e basta, erano stati interpretati proprio come un atto di teatro favorito dalle autorità. Elemento rafforzato dalla estrema facilità con cui i rivoltosi, in quella occasione, entrarono in Campidoglio. Una delle tesi che circolò all’epoca fu esattamente quella di una sceneggiata, sì, ma per mettere sotto accusa proprio Trump e non il contrario. The Donald, come lo chiamano, non è né “antisistema” né “prosistema”, è semplicemente una variabile che si è dimostrata fastidiosa per l’èlite dominante americana. A sua volta facente parte di una élite concorrente, probabilmente più debole e incapace di imporsi.

Tutto qui. Senza troppi giri di parole. Quanto meno, tutti gli indizi portano a una ricostruzione di questo tipo. Se fosse assolutamente una molecola sovversiva, per così dire, sarebbe stato fatto fuori matematicamente? Non possiamo saperlo, non abbiamo informazioni a riguardo, anche perché il consenso popolare del tycoon è così ampio che non sarebbe mai troppo saggio fare rumore. Di certo, da presidente, su alcune questioni, Trump ha avviato delle lievi discontinuità, come il contrasto alle delocalizzazioni e una politica in pratica “senza nuovi squilli militari” in Medio Oriente (pur lasciando assolutamente in vita quelli che già c’erano). E altrettanto certamente, le persecuzioni giudiziarie nei suoi confronti non hanno precedenti negli ultimi 50 anni di politica americana. Così come altrettanto certamente alle elezioni del 2020 si è preferito contrastarlo anziché favorirlo, il che non è sintomo di alcun “antisistemismo genetico”, chiaro come il sole, ma potrebbe essere eccome considerato frutto di una preferenza. Come a dire: Trump non potrebbe o vorrebbe fare chissà cosa, ma nel dubbio, meglio puntare su Joe Biden. Da quanto emerge, il tycoon non è stato nient’altro che un imprevisto sgradito. Ignorare proprio tutto ciò che è accaduto in questi anni appare decisamente eccessivo e irrealistico, non meno della descrizione dell’ex-presidente quale un improbabile “rivoluzionario”.

Stelio Fergola

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati