262
New York, 2 set – Se durante un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrarono Licia per caso, lo stesso non si può dire, affermare per i non risultati della nostra Camila Giorgi.
Gli autori scrivono storie di personaggi che vivono esistenze parallele ma che per un motivo combinato prima o poi sono destinate per esigenze di copione a incrociarsi. Nel tennis e nello sport in generale i risultati non sono mai casuali ma figli di allenamenti su allenamenti che culminano nelle prove di maturità. Del resto cosa sarebbero i turni di eliminazione di uno slam se non esami propedeudici, intermedi, alla tesi di laurea con la vittoria del titolo?
Invece, l’italtennis rosa pende, al momento e ancora chissà per quanto, dai risultati dell’atleta marchigiana che anche in questa edizione ha mancato ancora una volta l’appuntamento per il salto di qualità. La sfida contro Venus Williams, 38 primavere, magari l’avrebbe persa ugualmente ma di certo quando oltre alla bravura dell’avversaria si aggiungono i determinanti 41 errori, i soli 13 vincenti contro i 20 “perdenti”, l’eliminazione è solo una mera formalità.
Il tennis monotematico di Camila Giorgi, rappresentato da un eterno uno-due, privato della saggia dose di pazienza, quello di uno scambio in capace di far muovere l’avversaria per sfinirla, rappresenta il suo principale limite che, ancora oggi, la distanziano e continuerà a distanziarla dalle grandi vittorie. E’ tutto un equilibrio sopra la follia, canterebbe Vasco Rossi per descrivere la sua tattica di gioco ma se fosse ancora tra noi Enzo Jannacci, nel suo celeberrimo “Quelli che…” un verso del suo pezzo, durante i giri di sax, lo avrebbe sicuramente dedicato a lei. Curiosità: su un social esiste un gruppo di tifosi giorgisti convinti il cui nome è quelli che aspettano Camila.
In attesa del suo exploit, occorre ricordare che sono passati solo tre anni dalla finale US Open tutta italiana tra Vinci e Pennetta, vinta dalla brindisina cui segui la saggia decisione di annunciare il suo ritiro proprio al culmine della sua carriera. Purtroppo per tutti noi appassionati di tennis, tale pillola di saggezza non ha sortito effetti né al futuro sposo di Pennetta, né ai suoi compagni.
Se ogni vittoria di Seppi e Lorenzi sarebbe stata grasso colato, le brucianti eliminazioni di Fognini, Berrettini e Cecchinato, con quest’ultimo capace di collezionare ben quattro eliminazioni consecutive al primo turno dopo la vittoria sulla terra di Umago, hanno ridimensionato la truppa azzurra da cui ci si aspettava decisamente qualcosa in più.
Tutti gli azzurri citati in questo pezzo hanno in comune una celebre frase di un famoso film, Bronx, intrepretato da Robert De Niro, che soleva ripetere al giovane figlio che il talento sprecato fosse la cosa più brutta della vita. Questo monito sembra adatto proprio alla marchigiana Camila. Nell’attesa del tanto atteso salto di qualità, ci associamo a quelli che, convintamente, l’aspettano. A tempo indeterminato rispetto all’attuale Italia precaria.
Bruno Morobianco