Roma, 3 ago – Ci siamo, per il famigerato vaiolo delle scimmie si inizia a parlare di quarantene. E – guarda un po’ – anche di vaccini. Gli aggiornamenti Tgcom24 mettono angoscia e ansia. Oltre a far riflettere su un futuro – anche remoto – di possibili e costanti follie.
Vaiolo delle scimmie, le quarantene prospettate dal ministero
Con poco più di 500 casi riscontrati in tutta Italia e – ad oggi – zero morti, si parla di quarantene. E non è un’indiscrezione, ma una fonte governativa. L’ormai altrettanto famigerato ministero della Salute lancia infatti l’anatema: “In specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie”, si legge nella circolare. Il Covid come spartiacque di qualsiasi malattia superi anche una minima contagiosità di massa è la prima cosa che viene in mente. In molti lo avevano pensato, in tanti non ci avevano voluto credere (sottoscritto compreso), ma pare proprio che la nostra storia futura sarà scandita dal fatto di non riuscire a convivere serenamente con un qualsivoglia virus a meno che non contagi nessuno, perché anche “qualcuno” può essere motivo di allarme. O zero morti, zero casi gravi o si rischia chissà cosa. Tutto normale, tutto logico. Tutto, soprattutto, nell’interesse pubblico. Quello di persone sane e innocenti. Già era complicato quando il veicolo era l’aria e gli “sputi”, adesso che si parla di contatto cutaneo (quindi, ancora più difficile) diventa ancora più arduo da recepire. A meno di non nutrire problemi seri con il concetto di serenità, e soprattutto di “vita”. Perché per vivere, guarda un po’, si può rischiare di morire o di ammalarsi. Che tristezza infinita.
A tempo di record, pure il vaccino
La malattia non è neanche diffusa a livello di gravità (ma l’esperienza coronavirus ci insegna che essere gravi o meno praticamente non conta) ed ecco già pronto il vaccino. In “due dosi”. L’Istituto per le malattie Infettive Lazzaro Spallanzani è “presto pronto a partire con il vaccino del vaiolo delle scimmie e attende dal ministero le modalità di reclutamento”.
Lo dice l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, che comunica pure le modalità di somministrazione. Ormai piuttosto note: “Si prevede una prima dose e a distanza di due-tre mesi il richiamo”.
La domanda, semplice, non medica ma politica e di salvaguardia della sanità mentale, prima ancora che fisica, è: dovremo passare una vita intera a farci inoculare o chiudere in casa per qualsiasi malattia sia anche un minimo (ma minimo, stando a dati ufficiali) contagiosa, con la possibilità di generare anche solo un morto in milioni e miliardi di persone (e non pare nemmeno il caso del vaiolo, sempre a giudicare dai dati, visto che il quinto decesso avvenuto in Perù c’è stato da poco, come riportato da SkyTg24, dopo due mesi di chiacchiere sul virus)? Se tutto ciò appare normale, è evidente come la “nuova normalità” abbia già preso il largo.
Stelio Fergola