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Davvero veniamo tutti dall’Africa?

by Carlomanno Adinolfi
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out of africaRoma, 8 feb – La teoria dell’origine africana dell’Homo Sapiens – conosciuta come Out of Africa II negli ambienti accademici – ovvero la teoria secondo cui tutta l’umanità discenderebbe da un unico antenato comune vissuto in Africa circa 200.000 anni fa, è da qualche anno divenuta la nuova verità dogmatica per quanto riguarda le origini dell’uomo. La valenza politica di una teoria che vede anche gli antenati delle popolazioni europee arrivare dall’Africa in un periodo stimato di circa 50 mila anni fa, viene spesso utilizzata soprattutto nell’ultimo periodo di invasioni di profughi per dimostrare che in realtà siamo tutti originariamente dei “profughi Africani” e che quindi ora si sta solo ripetendo quello che è successo decine di migliaia di anni fa e soprattutto che noi Europei non abbiamo nessun diritto di sentire l’Europa più “nostra” di un qualunque Africano che sbarca nelle nostre coste. Il fatto poi che questa teoria veda l’umanità discendere da una linea femminile che risale fino ad un unico antenato comune che di fatto è una sorta di “Grande Madre” africana, la cosiddetta “Eva mitocondriale”, fa assumere a questo dogma scientifico anche altre valenze che sembrano voler volontariamente contrastare le basi della spiritualità virile e guerriera europea. Eppure, benché media e politici la sbandierino come una specie di verità assoluta e indiscutibile, la teoria dell’origine africana resta appunto pur sempre una teoria. Di certo è attualmente la più seguita dai paleoantropologi – e tutti sappiamo quanta resistenza ci sia negli ambienti accademici ad abbandonare o intaccare le teorie “ufficiali” più accreditate – ma chi la sbandiera come un dogma inappellabile spesso dimentica di dire che ha anche molti “buchi” e soprattutto che alcune recenti scoperte la stiano mettendo a durissima prova.

Il primo fortissimo colpo di piccone alla teoria dell’origine africana era già arrivato con gli studi sul dna di alcuni fossili trovati in Australia che dimostrerebbero come il ceppo ominide aborigeno abbia circa 400 mila anni – quindi molto più vecchio anche dell’Eva africana – e che tra l’altro presenti caratteristiche genetiche molto diverse da quelle del ceppo africano ritenuto “originario”. Ma altri studi, partendo da presupposti e ricerche diverse, hanno minato il dogma africano. Una recente ricerca con un notevole contributo arrivato dai ricercatori del dipartimento di biologia della Sapienza e i cui risultati sono apparsi sulla rivista scientifica Pnas, avrebbe indebolito il ruolo prevalentemente africano dell’origine umana. Secondo questo studio il ceppo originario sarebbe invece eurasiatico e il primo popolamento delle terre europee sarebbe frutto di un complicato mix di migrazioni proveniente dall’Asia e dall’Europa stessa, da cui sarebbe partita la migrazione verso l’Africa e quindi un ritorno verso l’Europa avvenuto per l’appunto circa 50 mila anni fa.

Ma un altro recentissimo studio europeo pone grossi interrogativi sull’origine unica e africana dei nostri antenati. Un gruppo di ricerca europeo a cui hanno partecipato le università di Firenze e Siena avrebbe ricostruito il genoma di 35 cacciatori vissuti in Europa tra 35 mila e 7 mila anni fa e sarebbe giunto a una scoperta rivoluzionaria. Viene confermata la migrazione avvenuta 50 mila anni fa in Europa dall’Africa ma pare che 14 mila anni fa, ovvero dopo la fine dell’ultima era glaciale, ci sia stato un avvicendamento di popolazioni che prima di questo studio era del tutto sconosciuto. Inoltre nessuno sa da dove venga questa nuova popolazione che ha sostituito quella venuta dall’Africa – o forse tornata dopo una migrazione in Africa, stando agli studi usciti su Pnas – ma l’unica cosa che si sa è che avesse un patrimonio genetico totalmente diverso da quello delle popolazioni precedenti.

Certo, la scoperta di una popolazione “misteriosa” che giunge in Europa alla fine dell’Era Glaciale a qualcuno può ricordare il mito dei popoli indoeuropei che vengono da un nord oramai invivibile per colpa delle variazioni climatiche che hanno appunto glaciato le terre iperboree, loro origine mitica. Mito che ovviamente è stato scartato e bocciato dagli scienziati a partire dal secondo dopoguerra, tanto che oramai la storia degli indoeuropei venuti dal nord viene spesso tacciata di razzismo per aver influenzato le teorie antropologiche del nazionalsocialismo. Ma siamo sicuri che sia soltanto un mito? Un’altra recente scoperta dai risvolti rivoluzionari avrebbe rivelato che il circolo polare artico era abitato dal cosiddetto Homo Sapiens molto prima di quanto avessero ipotizzato finora gli scienziati. Si parla di circa 75 mila anni fa, un periodo decisamente molto più antico quindi di quello dell’ondata “africana” avvenuta 50 mila anni fa, tra l’altro avvenuta a latitudini molti inferiori rispetto a quelle polari. Lo studio fatto sulle ferite riportate da un mammut morto 45 mila anni fa nelle zone polari avrebbe fatto notare che in quelle terre viveva una popolazione molto evoluta, forse anche più di quelle che avrebbero raggiunto l’Europa dal sud, visto che aveva a disposizione armi piuttosto avanzate per poter uccidere un giovane e grosso esemplare. Lo studio sulle ossa fossili ha poi evidenziato segni di macellazione e asportazione del grasso oltre che segni di ferite che dimostrano una organizzazione di caccia molto avanzata, fatti che presuppongono una struttura sociale molto più complessa di quanto abbiano mai ipotizzato i paleoantropologi per le popolazioni “originarie” venute dal sud. Che siano proprio questi cacciatori nordici primordiali gli antenati della “misteriosa” popolazione che avrebbe sostituito il ceppo africano – o forse anch’esso eurasiatico stando agli studi del Pnas – 14 mila anni fa? Per ora siamo solo nel campo delle teorie, di certo c’è solo che più si va avanti più le scoperte scientifiche sembrano confermare i vecchi miti ancestrali.

Carlomanno Adinolfi

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5 comments

Marco 8 Febbraio 2016 - 11:21

Questa storia dei popoli indoeuropei non mi piace. La versione ufficiale è che questa popolazione sia giunta in Italia e si sia mescolata alle popolazioni indigene che già c’erano. Quindi dovremmo considerarci indoeuropei impuri a differenza dei nord-europei, dove le terre erano disabitate. Però uno storico italiano afferma che gli indoeuropei giunti in Italia non siano altro che il naturale sviluppo delle popolazioni autoctone che già risiedevano nella penisola (ad eccezione dei galli del nord, di origine celtica), e che quindi l’Italia sia abitata dalle stesse genti fin dall’alba dei tempi. Va be’ che questo tizio è tenuto in ben poca considerazione dai colleghi. Ma la stessa teoria indoeuropea è nata da una speculazione in campo linguistico; praticamente che le lingue parlate dalla valle dell’Indo fino al Portogallo hanno degli elementi in comune e quindi anche una origine comune. Cioè i paleontologi hanno semplicemente avallato una teoria puramente linguistica, mai comprovata dai fatti. Anzi, lo stesso homo sapiens quando giunse in Europa si trovò di fronte ad un’altra razza, l’homo neanderthalensis. I più sostengono che il primo abbia provocato l’estinzione del secondo, ma non è da escludere che tra le due razze possa essere scaturito un incrocio dal quale poi deriveremmo noi. Entrambe le razze infatti praticavano forme di arte. Spingiamoci ancora oltre: c’è una biologa evoluzionista la quale sostiene che tra la scimmia e l’uomo manchi un anello costituito da una sorta di scimmia acquatica, per via della presenza di mani e piedi palmati nei feti e per la capacità dei neonati di restare in apnea. Tutto ciò che sappiamo sull’origine dell’uomo è poca cosa e si basa su ritrovamenti fortuiti. Potrebbero essere esistite razze di uomini che non conosceremmo mai perche non hanno lasciato tracce. Siete ancora lì a pensare agli indoeuropei?

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Lorenzo 9 Febbraio 2016 - 5:03

“(ad eccezione dei galli del nord, di origine celtica)”
penso che le popolazioni protoslave meritino un po’ di rispetto vista anche la loro superiorità rispetto alle popolazioni celtiche giunte dopo di loro e nell’area nord-occidentale d’Italia.

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Eugenio 14 Febbraio 2016 - 6:49

A chi fosse interessato consiglio i siti atala.fr, thuleanperspective.com e ancestralcult.com
Sapere da dove veniamo è tutto e c’è chi nasconde le tracce per puro tornaconto.

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Corrado 8 Aprile 2016 - 8:56

Le migrazioni indoeuropee sono state si prima scoperte grazie a una teoria linguistica perfettamente confermata, ma poi sono state suffragate dall’archeologia. Non ci sono dubbi in merito oggi. Basti vedere le mummie ritrovate nella conca di Tarim in cina di europei biondi ed alti della tribù indoeuropea estinta dei Tocari con abiti e usanze pari a quelle presenti in europa.

Il problema della storia degli indoeuropei è di natura politica in quanto avvalla parte delle teorie naziste dell’uomo nordico (quando i tedeschi non lo sono neppure essendo alpini principalmente) portatore e creatore di civiltà. E infastidisce i regionalisti che pensano che tutto sia autoctono.

L’italia è stata irradiata nella sua storia dall’invasione di popoli indoeuropei, di latini, celti, greci, umbri e germani e per citarne qualcuno, che ci hanno regalato una storia e la ns civiltà.

Le popolazione che hanno trovato e sottomesso erano di origine anatolica rappresentati da statura bassa, tarchiata e carnagione scura che anche oggi è sporadicamente presente in quasi tutta la penisola mischiata con quella indoeuropea. Di loro non sappiamo nulla perchè non hanno lasciato lingua scritta. Sono famosi per le statuette delle figure matriarcali.

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Marco 9 Aprile 2016 - 11:43

Non hanno lasciato lingua scritta? E l’etrusco? E’ riduttivo e semplicistico dire che tutte le civiltà autoctone provenivano dall’Anatolia. E’ più onesto dire che non si sa, punto. Non voglio nemmeno citare le altre civiltà di cui si sa molto al contrario di ciò che hai affermato. Comunque le teorie più accreditate dicono che avevano origini molto diverse tra loro. Si discute da tempo su questo, uno non può uscirsene con “provenivano dall’Anatolia e basta” oppure “gli Indoeuropei esistevano perche hanno trovato uno scheletro di uomo bianco in Cina”, così bell’e buono. So benissimo che l’opinione più accreditata è quella degli indoeuropei ma da qui a dire che è una certezza ce ne vuole ancora. Se proprio lo si vuole affermare che si citi qualcosa di più delle mummie del Tarin. La parte della statura dei Turchi non la prendo nemmeno in considerazione.

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