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Via crucis di Cracovia: il Papa e quell’ansia da estinzione così antica

by La Redazione
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via crucis estinzioneCracovia, 31 lug – “Dio è nei profughi, nei rifugiati, nelle vittime del terrorismo e delle guerre, nei deboli e negli sfruttati”: sono probabilmente queste le parole-simbolo della pacchiana via crucis di Cracovia, spettacolo pop-carnacialesco in cui, pur di avallare l’egocentrismo del successore di Pietro non ci siamo fatti mancare nulla, nemmeno una sorta di versione omoerotica della celebre crocifissione del Melandri in “Amici miei atto II”.

Del resto, l’amore non tanto di Dio, ma di quelli che si riempiono spesso e volentieri la bocca del suo nome, per i miserabili è noto ed accertato, ma mai abbastanza indagato. Non dobbiamo fare l’errore di pensare infatti alla pretaglia come ad una società di soccorso degli indigenti, che anzi per due millenni essi hanno attivamente contribuito a mantenere tali. Si tratta dell’amore feticistico per la sofferenza in sé, non il desiderio di alleviare i dolori della persona sofferente. Si pensi ai mistici medievali, alla pratica di leccare le piaghe dei lebbrosi che certamente non portava a questi ultimi alcun sollievo ma eccitava il gusto coprofilo dei “santi” e si accompagnava a pratiche che andavano dall’autoflagellazione all’ingestione di escrementi, nonché alle farneticazioni mistico-erotiche delle varie “sante” private per troppo tempo del membro virile. Non sono cose relegate a un lontano passato, si pensi al caso allucinante e non certo remoto di madre Teresa di Calcutta, questa donna di cui Giovanni Paolo II ha voluto la canonizzazione immediata subito dopo la morte, senza aspettare i cinque anni prescritti. Con i suo incessante missionarismo, madre Teresa raccoglieva annualmente svariati milioni di dollari di donativi in tutto il mondo, ma di questo ai malati poveri non è mai arrivato praticamente nulla. Una ciotola di riso e una stuoia su cui morire, e poche storie. Si sa ad esempio che “la matita di Dio” aveva proibito alle sue suore di usare analgesici, considerava il dolore (quello altrui, naturalmente) “un tesoro da offrire al Signore”.

Quello di madre Teresa può apparire un caso limite ma non lo è, si pensi al fatto che proprio grazie alla persistente influenza della Chiesa cattolica, la medicina italiana è spaventosamente indietro rispetto al resto dell’Europa nella terapia del dolore. I pazienti italiani non sono neppure informati che in molti casi il dolore potrebbe essere evitato. Per la Chiesa cattolica la sofferenza della gente rappresenta il capitale più prezioso, per due motivi: perché le persone sofferenti o le famiglie in situazione di disagio, ad esempio per dover accudire un familiare in coma, sono le più vulnerabili alla propaganda religiosa, ma soprattutto pensiamo all’enorme business che esiste intorno alla sofferenza, che attraverso luoghi “miracolosi” come Lourdes o Madjugorje la Chiesa sfrutta allo stesso modo di maghi, medium e ciarlatani.

Bergoglio l’ha detto chiaramente: “Sull’accoglienza si gioca la credibilità dei cristiani”. Perfetto, non poteva essere più esplicito di così: il buon cristiano è quello che promuove attivamente l’estinzione della propria cultura, del proprio popolo, della propria identità. E, ci verrebbe da dire, così è sempre stato stante l’amore che la pretaglia ed i suoi scagnozzi ha sempre nutrito per tutto ciò che di torbido esiste a questo mondo. L’ansia di estinzione che cova nel cuore di ogni abramitico che si rispetti è in effetti perfettamente giustificata alla luce della visione del mondo che condividono, fra mille sfaccettature, ebrei, cristiani, musulmani, liberali e comunisti: il rifiuto della storia intesa come nascita, sviluppo e decadenza di culture altre, in conflitto o in cooperazione o magari nella reciproca ignoranza, del tutto irriducibili le une alle altre, non ascrivibili ad un unicum astratto ed immutabile.

Chi scrive non può certo condividere questa Weltanschauung allucinata e perversa, ma non ha alcun problema a capirla, e comprenderne così le conseguenze ultime che sovente sfuggono persino agli abramitici stessi. Se rifiuto la concretezza del divenire storico, giocoforza vedrò come positivo l’annientamento, l’estinzione, la fine delle differenze, il marciume ed il dolore, perché nella morte in effetti siamo realmente tutti uguali. Viceversa, una statua greca evocante il sole, la vita e la virilità sarà un osceno orrore da coprire o da distruggere. Basta con la vita, perdiana, meglio inginocchiarsi davanti ad un anziano vestito da donna e crepare lasciandogli i nostri tanto disprezzati beni terreni. C’è di bello che gli allogeni che così trepidamente accogliamo, non hanno la benché minima intenzione di mostrarsi riconoscenti. Che possa bastare per far rinsavire i baciapile estasiati di Cracovia? È lecito dubitarne.

Matteo Rovatti

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10 comments

pier antonio nicolis 31 Luglio 2016 - 5:24

MATTEO, MOLTO DOTTO E MOLTO COLTO, MA PERSONALMENTE NON LA VEDO COSI’.
DA UNA PARTE O DALL’ALTRA CI SONO SEMPRE ESAGERAZIONI UN TIRARE LA RAGIONE DALLA PROPRIA PARTE.
SONO UN CREDENTE E STO CON GESU’ , NON SEMPRE CON LA CHIESA. CON PAPA FRANCESCO, AL 90 %

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Matteo Rovatti 31 Luglio 2016 - 8:20

Buon per lei.
Le auguro una felice vita ed un eccellente proseguimento.
Le do un consiglio fraterno: se pensa che questo articolo sia una roba laicista alla Odifreddi, magari sarebbe meglio riflettere di più.
E scrivere in minuscolo.

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Luca 31 Luglio 2016 - 10:44

Non sarai come Odifreddi ma in quanto a odio anticristiano (con le annesse, offensive, generalizzazioni) ci vai molto vicino. Pensavo che certo livore appartenesse ad altri ambienti, si vede che i tempi cambiano.

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Matteo Rovatti 1 Agosto 2016 - 5:55

Quali ambienti?
Io sono massone, stalinista e pure sessualmente depravato, indi direi che ci sta.
Sono staro iniziato alla Gran Loggia di Memphis giurando sul carteggio Mazzini-Pike nel nome del luciferismouniversale, e mi sono laureato in

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Martino 2 Agosto 2016 - 12:36

Rovatti, ma perché non la smette con questa deprecabile abitudine di rispondere ai commenti? Lei dà l’impessione di non essere molto sicuro – anzi per nulla – di quello che scrive. Ora, molto probabilmente, lei risponderà anche a questo mio intervento… e tutti noi ci convinceremo definitivamente che Rovatti è una persona insicura e stizzosa. Lei sa scrivere, non entro nel merito dell’articolo e dell’italiano. È la compostezza e disciplina da fascista che le mancano. Se vuole, vengo a casa sua a insegnarle l’attenti e il riposo…

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Pietro Frignani 1 Agosto 2016 - 12:38

OH Matteo, mi sa che tu ti voglia complicare la vita sei andato giù col badile nell’esprimere il tuo concetto io non sono dotto il tuo linguaggio mi mette in difficoltà,ma nonostante ciò ho compreso il tuo ragionamento che io condivido largamente pur pensando che un cristiano che applichi il vangelo deve dire come Francesco,io aggiungo siamo tutti fratelli,e non aver paura di aiutare il prossimo rimettendoci poichè sarai ricompensato 7 volte 7 così mi pare, però ragionando da laico terreno dico che ci stiamo tirando la zappa sui piedi e scavando la nostra fossa comune.PS in altre occasioni usa vocaboli più comuni che di sicuro non sminuiscono il valore di un discorso,ma anzi rafforzano di più chi lo scrive , io la penso cosi.

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Alberto 1 Agosto 2016 - 1:08

Ritengo che chiunque voglia lucrare o approfittare della sofferenza altrui non possa definirsi o essere definito cristiano, qualunque abito indossi e qualunque posizione occupi. Piuttosto che valutare chi sia un buon cristiano in base alle parole del Papa sull’accoglienza, inizierei a dubitare sull’effettiva cristianità di chi sfrutta la sua autorità religiosa per fare discorsi che già udiamo quotidianamente dai vari Renzi, Boldrini e compagnia bella. Un conto è essere cristiani e avere fede in Dio, ben altra cosa è vendere la propria identità nazionale e culturale e favorire la distruzione del proprio Paese. Chi fa queste ultime cose, a mio parere, non è un cristiano, bensì uno dei tanti sinistrati che girano di questi tempi…

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Sol Invictus 1 Agosto 2016 - 12:51

Ottimo articolo, condivisibile al 100%. Le religioni abramitiche nulla hanno a che vedere con la concezione virile e solare delle genti Indo-arie. Del resto, hanno così tanta voglia di estinguersi? Facciano pure, tornassero nel DESERTO da cui provengono (ebrei, cristiani e mussulmani) e regolino i loro affari lontano dall’Europa (che dal giudeo-cristianesimo ha avuto solo rovina e distruzione).

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Sollevato 3 Agosto 2016 - 2:19

sol invictus, mi permetto di criticarla: a guardare LA REALTA’, gli unici che hanno voglia di estinzione siamo NOI EUROPEI, non certo gli islamici. I paesi islamici hanno un alto tasso di fertilità, le loro popolazioni sono in moderato aumento, e soprattutto popoli come i Pashtun (Afghanistan), gli iraniani e i pakistani saranno LA SOLA speranza per la sopravvivenza degli indoeuropei, di fronte all’enorme marea africana (da 1,1 a 5 MILIARDI di subsahariani nei prossimi 80 anni). L’eredità indo-aria, se si va avanti come ora, resterà viva solo grazie a India, Pakistan, Afghanistan, più qualcosina in Argentina e Russia. Tutti gli altri indoeuropei hanno popolazioni che non fanno più figli, sempre più vecchi, colonizzati ogni giorno di più dall’Africa. Ripeto, guardiamo la realtà, non il passato…

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Sol Invictus 4 Agosto 2016 - 12:38

Caro sollevato, concordo con Voi (il “Lei” lo lasciamo ai borghesi, il “Voi” mi piace di più) i dati riportati sono oggettivi. Il mio era un auspicio ed una provocazione. Mi permetto però di porre alcuni semplici punti di riflessione personale: soggettivi.
Spesso nella storia dei popoli accadono eventi straordinari (extraordinarius – fuori dall’ordinario) che permettono una rinascita ed una riconquista delle posizioni perdute. Oggi stiamo vivendo tempi di crisi (economica, sociale) e di guerra che stanno rimettendo in moto la Storia e di conseguenza rimettono in discussione idee e posizioni consolidate. Come spesso accade in questi periodi, avvengono delle reazioni nelle parti ancora sane di quell’organismo complesso e meraviglioso definito Nazione. Si spera (ed io, avendo una visione Tradizionale lo credo) che queste forze si attivino anche presso le nostre latitudini. La Storia è già stata scritta? Le previsioni statistiche una certezza a cui tutti dobbiamo un credo assoluto? Al Fato piacendo anche no (mi si perdoni la brevità di questa mia esposizione, ma spazio e tempo sono tiranni)!

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