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“Viaggiatori straordinari”: Marco Valle racconta i grandi esploratori italiani

by La Redazione
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Roma, 17 feb – Viaggiatori straordinari è parto di un autore, nato a Trieste e figlio d’un capitano di lungo corso, come Marco Valle, il quale non è, seppur residente a Milano, uno spirito terragno. “Residente” non è un termine adatto, dato che Valle, vocato sin dall’infanzia alla vita marittima, ha percorso il mondo in lungo e in largo: da Beirut all’Argentina, da Malta a Tokyo; non per nulla è stato caporedattore della rivista del Touring Club Italiano. Dopo un libro sulle frontiere (Confini e Conflitti, 2014), uno su di una grande impresa italiana in Egitto (Suez. Il canale, l’Egitto e l’Italia, 2018) e uno sulla difficile relazione tra l’Italia e i mari che pure la circondano (Patria senza mare, 2022), è così giunto il libro del viaggiatore Marco Valle sul viaggio: e sui grandi italiani che condividono questa vocazione, questo richiamo a gettare uno sguardo sul mondo. E non solo uno sguardo.

Viaggiatori straordinari: avventure e follie dall’Egitto al cosmo

Visionari di genio e autentici folli, eroi genuini o completi disperati: la galleria degli esploratori italiani annovera personaggi diversissimi tra loro: dal gigantesco Giovanni Battista Belzoni, forzuto ex monaco che, dopo esperienze circensi e teatrali, si rese responsabile delle più mirabolanti scoperte nell’Egitto dei faraoni, al musicologo fallito Giovanni Miani, che percorse il Nilo; dal nobile (non soltanto per questioni di casato – che tuttora campeggia sullo stemma di Udine e della sua squadra di calcio) Pietro Savorgnan di Brazzà, che in Congo non ebbe timore di inimicarsi il britannico Stanley e il crudele re belga Leopoldo II; da Ippolito Desideri, il gesuita pistoiese che nel ‘700 esplorò il Tibet, a Giuseppe Tucci (maceratese come un altro grande viaggiatore gesuita: Matteo Ricci), il più grande orientalista di sempre; da Umberto Nobile, trasvolatore del Polo Nord insieme alla cagnolina Titina e al sodale-rivale Amundsen, sino alla nostra contemporanea Samantha Cristoforetti, esploratrice del cosmo.

Una “comunità avventurosa” italiana

La grande epoca delle esplorazioni comincia quando l’Italia non è ancora tale: nel Settecento. L’eloquente titolo del primo capitolo del libro di Valle recita: “Viaggiatori italiani prima dell’Italia”. Terminata la stagione – dall’alto Medioevo al Rinascimento – durante la quale la Penisola era stata la maggior potenza economica del Vecchio Mondo, l’Italia diventa “una terra povera e arretrata… mancando la propulsione mercantile anche il sistema politico tracollò, e gran parte del Patrio Stivale fu inglobato in logiche straniere, oppure – si pensi a Genova e Venezia, le principali talassocrazie italiane – inghiottito in una inoffensiva marginalità… a fine Settecento giunse la tempesta napoleonica, che sconvolse l’Italia e l’Europa, offrendo ai più arditi (o ai più scapestrati) opportunità sino ad allora impensate”. Padre Desideri fu quindi il capostipite d’una tradizione poi recuperata da Belzoni, e ai giorni nostri non ancora terminata: l’esplorazione dell’ignoto – dai ghiacci del Tibet e dell’Artico alle sorgenti del Mississippi (Giovanni Beltrami), dalle piramidi alle stelle: arrivando persino a fondare grandi città (le origini di Addis Abeba risalgono alla missione di Guglielmo Massaja, cappuccino astigiano).

Alla scoperta del mondo, non soltanto sulla carta

Ritratti che non si rinchiudono entro lo stereotipo degli “italiani brava gente” (fatta esclusione per Brazzà, personaggio degno di canonizzazione): medaglioni, quelli dedicati al fior fiore di questa “comunità avventurosa”, che rendono giustizia al loro coraggio come alla loro follia, basandosi su di una solida preparazione bibliografica, oltre che di una diretta esperienza del globo terracqueo: Valle stesso ha raccolto l’invito di Tucci che ha posto in epigrafe a Viaggiatori straordinari:

“Se vuoi conoscere un Paese non basta lo studio al tavolino: il lavoro deve essere sollecitato da un contatto diretto, non soltanto con gli abitanti, ma soprattutto con i luoghi. Il cielo, i fiumi, la terra non sono gli stessi dappertutto”.

Storie italiane da non lasciare nell’oblio

“Una galleria d’esistenze estreme in cui ritroviamo un pezzo di memoria italiana”. Valle presenta la figura dell’esploratore, precisandone la “funzione sociale e politica: informare i contemporanei sullo stato del mondo”.

Patria senza mare. Una storia dell’Italia marittima uscì nel maggio 2022, deplorando nei suoi ultimi paragrafi che i governi italiani, consegnata alla storia l’intraprendenza sullo scacchiere mediterraneo dei governi Spadolini (1981-‘82) e Craxi (1983-’87), non guardino più all’elemento che circonda il Patrio Stivale: il mare. Valle osservava l’assurdità dell’assenza, in un Paese che ha ben ottomila chilometri di coste, d’un “ministero del mare”: nell’ottobre dello stesso anno, dopo la vittoria elettorale del centrodestra, è stato istituito il Ministero per la Protezione Civile e le politiche del mare, affidato al catanese Nello Musumeci. Giornalista eterodosso e alieno da sudditanze, Valle con Patria senza mare ha dimostrato che la politica può far tesoro della cultura – che senza essere organica, devota e allineata, ma nemmeno intellettualismo fine a se stesso, può benissimo essere concreta e costruttiva, atto politico e civico. Il precedente Suez, presentato all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo nell’ottobre 2019: nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni d’una grande impresa italiana celebrata in tutto il mondo, era stato la dimostrazione d’uno scacco diametralmente opposto: unico testo italiano pubblicato in tempo per l’occasione, mentre le istituzioni – in particolare l’inconsapevole, inadeguato titolare d’allora della Farnesina – nemmeno contemplavano l’eventualità di tornare a una seria interlocuzione fra l’Italia e il Nordafrica. L’augurio è che Viaggiatori straordinari – che racconta una storia che non si è conclusa – riuscirà, in forza dell’ammonimento di Suez e dell’esempio virtuoso di Patria senza mare, a essere ascoltato: a “informare i contemporanei sullo stato del mondo”.

Tommaso de Brabant

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