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Zone, i richiedenti asilo disertano la pulizia dei sentieri. Ad aiutare il sindaco solo gli italiani

by Davide Di Stefano
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Brescia, 18 giu – Utilizzare i rifugiati o i richiedenti asilo per svolgere qualche lavoretto “socialmente utile” in città, con l’obiettivo di combattere la “propaganda xenofoba” di chi li dipinge come sfaccendati buoni solo a lamentarsi dell’assenza di wi-fi. Da anni la Croce Rossa e le cooperative, con l’avallo dei sindaci più “tolleranti”, organizzano queste messinscene, che poi si risolvono quasi sempre nella pulizia di qualche parco o giardino pubblico. Dai primi goffi tentativi di qualche anno fa, con questi ragazzoni africani armati di cappelli da rapper rigirati, cuffiette e ramazze (che non sapevano usare) intenti a spostare qualche ago di pino, siamo passati a situazioni più strutturate nelle grandi città, come dimostra l’iniziativa del sindaco Raggi a Roma. 
Ma il giochetto di far lavorare gli immigrati richiedenti asilo non sempre riesce. E’ il caso di Zone, paesino in provincia di Brescia, dove i 24 ospiti del centro di accoglienza locale, di aiutare il sindaco a pulire dei sentieri non ne hanno proprio voluto sapere. Il primo cittadino Marco Zatti (noto per posizioni moderate e spesso in contrapposizione con la Lega) si è detto “arrabbiato e deluso”. E così come riporta Bresciaoggi, dopo aver spedito una lettera al prefetto di Brescia Annunziato Vardè, si è rimboccato le maniche e se ne è andato lui stesso a sistemare il percorso più utilizzato dai suoi concittadini. Ad aiutarlo armati di pala, piccone e rastrello due suoi concittadini italiani, lo studente 18enne Alessio Marchetti e Andrea Sina.
A spiegare il rifiuto dei rifugiati è lo stesso sindaco. “Dal 24 giugno al primo luglio illuminiamo le piramidi d’erosione. In preparazione di questo evento, la scorsa settimana ho incontrato i richiedenti protezione internazionale domandando loro di rendersi disponibili a collaborare. Lì per lì mi han chiesto tempo per pensarci. Mercoledì, la persona che gestisce l’ex locanda “La lucciola“, ora denominata Ostello Trentapassi, mi telefona per dirmi che alcuni di loro sembrano intenzionati ad aderire alla mia richiesta. Io sono passato per caricarmi sulla jeep i volontari e scopro che nemmeno un profugo verrà al lavoro”.
Ancora più interessante è la motivazione del rifiuto, che suona come una “rappresaglia” nei confronti del sindaco Zatti. “Non sono tutti uguali, ma succede che si coalizzino. Stavolta il rifiuto a collaborare è stato motivato dal fatto che io non ho fatto abbastanza per far ottenere dall’apposita commissione giudicatrice il permesso di soggiorno a uno di loro. Cosa che non è affatto vera: nonostante i miei sforzi, la commissione ha deciso in base al possesso o alla mancanza di determinati requisiti. Altre volte il no dei profughi dipende dall’assenza nell’ostello di acqua calda a sufficienza o della copertura wi-fi. Disguidi magari veri, che però vengono presi a pretesto. Per tutti ci sono dei doveri, oltre che dei diritti. Ci vorrebbe che, a livello delle cooperative cui sono affidati, qualcuno spiegasse loro che qualcosa bisogna pur fare per sdebitarsi dell’ospitalità che ricevono”.
Non era la prima volta che Zatti tentava di far lavorare i richiedenti asilo, subendo in passato anche l’opposizione della Lega. Una storia locale ma che descrive perfettamente il quadro generale: chi ha abbandonato la propria terra e da pochissimo si trova su un nuovo territorio, non ha nessuna intenzione di mettersi a disposizione della comunità. Perché dovrebbe farlo? Perché come sostiene il sindaco di Zone “dovrebbero sdebitarsi dell’accoglienza”? Chi riceve senza dare nulla in cambio non lo farà mai e continuerà a lamentarsi per i “diritti” (tipo il wi-fi) che non gli vengono concessi senza ipotizzare nessun “dovere”. E soprattutto chi non è parte di una comunità non sente alcun bisogno di mettersi a disposizione per essa. A conferma che le iniziative come quelle del sindaco Raggi a Roma sono solo pura propaganda per chi le organizza e un modo per ottenere qualcosa in cambio per chi vi partecipa (i richiedenti asilo). Altrimenti ti fanno marameo, come successo al povero Marco Zatti.

Davide Di Stefano

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4 comments

Tony 18 Giugno 2018 - 2:28

….appena ne hanno la possibilità.. si sdraiano al sole, guardando chi lavora….per loro ill lavoro è cosa degradante..non adatta per i fedeli di allah..

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blackwater 18 Giugno 2018 - 4:38

“nonostante i miei sforzi, la commissione ha deciso in base al possesso o alla mancanza di determinati requisiti”
non ho capito – ma proprio a livello legale – perchè mai un SINDACO -indipendentemente dal colore politico,ma in particolare se della Lega- dovrebbe SFORZARSI per far avere a chicchessia qualcosa; se fosse riferito normalmente,magari ad un nostro connazionale, il tutto potrebbe essere chiamato in gergo RACCOMANDAZIONE, se non addirittura costituire ipotesi di reato ai sensi dell’art.324 CP.

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ANTERO 19 Giugno 2018 - 11:49

Ai campi di lavoro, sine die … il lavoro rende liberi ! W I D S !

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COMMODO 20 Giugno 2018 - 9:39

NEGRACCI DI MERDA!!!

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