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Oltre il calcio moderno, il mondo della Non League inglese

by Roberto Johnny Bresso
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non league, inglese

Milano, 20 ago – Stanchi del calcio moderno? Stufi delle lotte tra UEFA, FIFA, Premier League, Super League ed Arabia Saudita, che poi sembrano essere tutte facce della stessa medaglia? Annoiati dal calciomercato e dalle stucchevoli diatribe tra Gravina e Mancini?  Oggi vi portiamo nel magico mondo della Non League inglese e lo facciamo con Davide della pagina Facebook ed Instagram Non League – Italian Fans.

Intervista sulla Non League inglese

Ciao Davide. Per prima cosa raccontaci del tuo progetto e di come è nata l’idea.

“Ciao, grazie innanzitutto per questa intervista. Da molti anni seguo il calcio inglese perché mi piace molto lo stile di gioco, le tifoserie, la continua lotta per 90 minuti, anche quando magari si è sotto di tre goal, la non tolleranza per i tuffatori e la possibilità che tutti, o comunque la maggioranza dei club, possano giocarsela per il titolo del campionato. Tutto questo inizialmente l’ho trovato nella Championship, che reputo sia la divisione più difficile di tutta la piramide calcistica inglese.

Da qui mi sono interessato sempre di più a tutto il calcio d’oltremanica e nella Non League ho trovato un mondo che si avvicinava molto di più al calcio inteso come sport.

Oltre ad esserci squadre che hanno fondato il football come lo Sheffield FC, l’Hallam e molte altre squadre tra le più antiche al mondo, ci sono nobili decadute che cercano in tutti i modi di risalire nella Football League e molte sono intrappolate da anni in Non League, tipo lo York.

Ma la cosa che mi ha fatto pensare di aprire questa piccola pagina è stata anche l’idea di poter racchiudere in uno spazio le belle iniziative dei tifosi che sono un tutt’uno con il club, mettendo a disposizione il loro tempo libero e la loro professione per aiutare a mantenere i loro stadi degli autentici gioiellini. Stessa cosa per i calciatori che lavorano tutto il giorno e poi aiutano il club anche fuori dal rettangolo di gioco… insomma la comunità che il calcio dovrebbe sempre creare”.

Da appassionato e frequentatore del calcio britannico ho potuto notare di come da sempre in Inghilterra ci sia stata particolare attenzione al calcio lontano dalla Football League, ma soprattutto dalla Premier League, eppure negli ultimi anni l’interesse tende sempre più a crescere, con tanto di giornate dedicate e tifosi in costante aumento. A cosa pensi sia dovuto questo fenomeno? Ovviamente non è tutto oro quello che luccica e, tra crisi economica globale e Covid, tanti club storici si sono trovati sull’orlo del fallimento. Ci puoi fare una sintesi della situazione attuale?

“Sicuramente dopo la pandemia il numero dei tifosi è aumentato a dismisura in tutte le divisioni e per fortuna anche in Non League. Questo credo sia dovuto anche dalla voglia di aiutare questi “piccoli” club che hanno passato a livello economico uno dei momenti peggiori, non solo perché in Inghilterra i tifosi sono più attaccati alla loro squadra locale piuttosto che alle big, ma anche perché secondo me hanno constatato che effettivamente in Non League sei una persona, un tifoso, e non un cliente, quindi quando devi spendere tot soldi per una partita dove non puoi stare in piedi, non hai interazioni con i calciatori, con la società, vieni sempre interrotto dal VAR e quindi l’arbitro non conta più niente preferisci spendere molto meno e goderti una bella partita di calcio con tutte le sue autentiche sfaccettature… e difficilmente torni indietro”.

Hai una tua squadra del cuore tra le compagini della Non League? Come ti sei legato ad essa? 

“Sono partito senza una squadra specifica da seguire. Diciamo che in base al progetto che hanno in una determinata stagione decido se simpatizzare o meno. Per esempio l’anno scorso ho tifato Scunthorpe perché erano sull’orlo del fallimento e quando il club è stato salvato all’ultimo per me è valso come una promozione. Poi ci sono molti club con cui grazie alla pagina in un certo modo si è creato un legame… quindi ovviamente esiste una certa simpatia”.

Cosa consiglieresti a chi si volesse avvicinare a questo mondo per cercare di viverlo in maniera attiva anche dall’Italia?

Io consiglio innanzi tutto di provare a leggersi un po’ di storie dei club partecipanti alla Non League: troverete squadre antichissime, ex squadre del dopo lavoro, squadre di villaggi caratteristici, oppure se avete una squadra del cuore in Italia ci sono per esempio collegamenti tra Bath e Lecco, Woodbridge e Ascoli, il Whitby che ha la maglia blucerchiata che si dice sia ispirata alla maglia della Sampdoria o il Notts Olympic di cui avete già parlato e nel quale ha militato il fondatore del Milan Herbert Kilpin.

Poi ovviamente se avete tempo creare una pagina fan club di una squadra che vi piace: lì avrete praticamente subito riscontro dalla società in questione che quasi sicuramente vi inviterà a vivere una partita in loco e magari ad entrare a fare parte della loro società a tutti gli effetti.

Come si rapportano i diversi club con chi si approccia a visitare le loro strutture?

Dalle esperienze che mi hanno raccontato alcune persone che seguono la pagina la disponibilità dei club è praticamente al massimo livello, ti aprono le porte senza problemi perché li difficilmente trovi il pacchetto Tour dello stadio, quindi ti aprono le porte solo per te e spesso chi ti fa da guida è la medesima persona che si occupa di tutto il club… insomma è come essere ospitato da un vecchio amico che con orgoglio e passione ti racconta un pezzo della sua vita.

È pensabile in Italia una riproposizione dello stesso fenomeno? Quali sono le differenze con il mondo anglosassone? 

Purtroppo non sono molto pratico del calcio dilettantistico italiano, ma da quello che ho visto da lontano è che qui da noi molti tifano solo le big e magari della squadra sotto casa non sanno neanche dove sia situato il cancello d’ingresso.

Quindi secondo me non dovremmo aspettare che le società italiane diventino come quelle inglesi (anche perché in Inghilterra i club di Non League hanno radici profonde con la comunità locale, quindi per loro è anche più facile avere un seguito) ma dovremmo dare una possibilità alla nostra squadra locale, cercando di cambiare anche noi tifosi la mentalità e magari più avanti, per chi ne avesse voglia e possibilità, entrare proprio all’interno societario per provare a cambiare le cose.

Concludiamo con lo spazio per i saluti e per darci qualche informazione nel caso qualcuno volesse collaborare o dare un supporto al tuo progetto.

Innanzitutto vi ringrazio nuovamente per la possibilità che mi avete dato con questa intervista e per chi volesse può narrarci un’esperienza vissuta in prima persona o raccontare una partita, la storia di un club, qualsiasi cosa. Alcuni lo fanno già e ne sono felice e grato perché il mio obiettivo è quello di avere uno spazio in Italia dove sia possibile parlare di questo calcio, che a mio avviso merita di essere divulgato.

Roberto Johnny Bresso

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