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Serie A, ecco perché la rivincita degli stadi è il ritorno dei tifosi

by Marco Battistini
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Roma, 26 nov – Vecchi, obsoleti, scomodi, pericolosi, improduttivi, non funzionali. C’è stato un periodo non così lontano in cui per ogni male del pallone italiano gli esperti di casa nostra – dai bar di provincia alle redazioni – andavano a cercare le cause puntando il dito contro gli stadi italiani. Campionati monotoni, differenza di fatturato rispetto alle società estere, disastri sportivi in campo continentale: tutto era ricondotto al fatto che la quasi totalità dei nostri impianti sportivi non fosse in mano alle società ma ancora di proprietà degli enti pubblici. La moria degli spettatori in presenza, sedotti nel frattempo dal caldo abbraccio della televisione a pagamento, come una logica conseguenza. Le statistiche, se incrociate con i risultati del campo, però difficilmente mentono. E, guarda caso, dopo un triennio in cui la Serie A (almeno ai vertici) si è dimostrata più movimentata del solito, i tifosi sono tornati a popolare le gradinate. Gli stadi italiani si stanno prendendo una (piccola) rivincita sui loro detrattori.

Stadi, il ritorno dei tifosi: Inter e Milan da tutto esaurito

Secondo i dati forniti da Transfermarkt – portale tedesco specializzato in statistiche calcistiche – balza subito all’occhio quanto relativo a San Siro. La casa di Inter e Milan (a rischio demolizione) risulta avere in questa stagione delle percentuali di utilizzo paragonabili alla tanto decantata Premier League. 95,7% nelle otto partite casalinghe fin qui disputate dai campioni d’Italia, neanche un punto sotto quando il discorso si sposta sui nerazzurri. Piccola particolarità su cui riflettere: la media spettatori di entrambe le meneghine – oltre 72.000 – è ampiamente superiore alla capienza che dovrebbe avere il nuovo impianto del capoluogo lombardo. In soldoni, se davvero il Giuseppe Meazza venisse “superato”, ogni domenica andrebbe in fumo l’incasso di almeno 10.000 biglietti.

Benissimo anche le compagini capitoline, meglio la Roma (media 62.000, utilizzo 84%) della Lazio (42.000, 58%) che numericamente è comunque la quarta più seguita d’Italia. In termini percentuali positive tre squadre proprietarie dello stadio: la Juventus in tal senso è “aiutata” dall’enorme bacino d’utenza, Atalanta e Udinese dall’ottimo avvio. Sempre confrontando l’afflusso effettivo con i posti disponibili le tre neopromosse fanno meglio della capolista Napoli. Comunque sia ogni due settimane al San Paolo si presentano almeno 40.000 partenopei.

Il confronto con le ultime stagioni “utili”

Per un’analisi completa e dettagliata dell’andamento nazionale dobbiamo confrontare l’annata corrente con le stagioni che possono garantire un paragone adeguato. Saltiamo quindi a piedi pari i campionati funestati dal Covid e dalle relative restrizioni per tornare almeno al 2018/19, l’ultima totalmente a porte aperte.

Anche guardando al passato, la classifica del pubblico più fedele premia sempre le milanesi, ma con numeri decisamente più bassi. Ad esempio nello specifico del triennio 2016/17, 2017/18 e 2018/19 la squadra maggiormente seguita è stata l’Inter. Le cifre però sono decisamente distanti da quelle odierne: la presenza media si attesta rispettivamente a 46.600, 57.500 e 61.400. Percentualmente parlando invece, le statistiche del suddetto periodo sorridono alla Juventus pluricampione d’Italia e all’entusiasmo delle “piccole” come Spal o Frosinone. L’andamento nazionale è in ogni caso positivo: se nel 2016/17 si registrava una media di quasi 22.000 spettatori a partita (58%), nella prima parte della corrente Serie A si sfiorano le 29.000 unità (72%).

Una questione di progetti sportivi

L’astensionismo da stadio – se così vogliamo chiamarlo – non era tanto dovuto all’arretratezza delle nostre strutture, bensì a società che per diverso tempo hanno sbagliato ogni scelta tecnica possibile e immaginabile. Al netto di una parte di tifosi che in ogni caso occupa il proprio posto in curve e tribune, a spingere le presenze è soprattutto la probabilità che la propria squadra possa raggiungere un risultato positivo al termine della stagione. Il denaro aiuta, ma non tutto può essere ricondotto al fatturato. Troppo spesso si sottovaluta l’importanza della competenza di chi effettivamente modella le rose. Pensiamo quindi a Marotta, al duo Maldini-Massara, a Tiago Pinto ma anche a quanto fatto da Giuntoli. E di come – allo stesso tempo – senza le giuste figure sia potuto crollare l’impero juventino.

Ovvio, i rampanti anni ‘80 e ‘90 non torneranno, l’inizio millennio delle sette sorelle è già troppo lontano. Ma in tal senso le recenti affermazioni di Inter, Milan e Roma o le ottime prestazioni del Napoli ci hanno dimostrato che si può ancora vincere in Italia e fare benissimo in Europa anche senza stadi di proprietà. Se poi questi ultimi dovessero arrivare, sarebbero comunque i benvenuti. Ma l’attuale mancanza – i risultati lo hanno dimostrato – non è di certo un alibi. Sono i progetti sportivi a popolare gli stadi.

Marco Battistini

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