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Omicidio di Fermo: indagato esponente di Rifondazione, “diffamò la testimone chiave”

by Giorgio Nigra
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Roma, 18 mag – Nuovo colpo di scena nel caso della morte di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano ucciso nel luglio del 2016 nel corso di una rissa con Amedeo Mancini: in diverse Procure sparse in Italia sarebbero stati aperti vari fascicoli per diffamazione aggravata nei confronti della supertestimone Pisana Bachetti. Tra gli indagati eccellenti anche il consigliere comunale Massimo Rossi, esponente di spicco di Rifondazione Comunista, ex presidente della provincia di Ascoli Piceno, ex sindaco di Grottammare e portavoce nazionale della Federazione della Sinistra succeduto a Oliviero Diliberto, nonché uno dei promotori del comitato 5 luglio, nato per difendere i diritti dell’immigrato. Rossi, in concorso con altre persone, è chiamato a rispondere di diffamazione a mezzo stampa e internet, così come gli altri indagati, che avrebbero condiviso link offensivi, contribuendone alla diffusione sul web.

Il consigliere comunale avrebbe inoltre mosso gravi accuse contro la testimone del fatto, definendola mitomane, razzista, contro gli immigrati e di totale inattendibilità. La donna, infatti, aveva raccontato che era stato proprio il richiedente asilo a colpire per primo Mancini con un paletto della segnaletica stradale, in un momento in cui la versione che andava per la maggiore sembrava essere quella dell’aggressione unilaterale e del fermano sull’africano. Oggi sappiamo che non è andata così. La Bachetti, quindi, ha detto la verità, raccontando semplicemente ciò che aveva visto, anche se i media preferivano che avesse assistito a una scena diversa. Messa alla gogna sui social come persona inattendibile, la donna aveva anche ricevuto minacce di morte sul web e telefoniche. Ora i suoi accusatori sono accusati a loro volta di averla diffamata gravemente attraverso i media e internet. Un’aggravante, questa, che prevede una pena da sei mesi a tre anni di reclusione.

Giorgio Nigra

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nemesi 18 Maggio 2017 - 1:10

per molti giorni peraltro, si è parlato di un “pestaggio” a sfondo razzista,termine che suggerisce l’idea di un GRUPPO di persone che si accaniscono contro una sola disarmata,giusto per ricordare la obiettività dei media..

credo però che le responsablità di personaggi caricaturali come quello qui in foto (avvolto in de che ? bandiera gay,bandiera pace,Bandiera ahhh no borders ahhh ?) sia davvero ben poca cosa rispetto alla caparbia presa di posizione di figure istituzionali a favore del nigeriano,prima ancora di avere un abbozzo della dinamica dei fatti; ricorderà addirittura che una tal Kyenge (dovrebbe fare così di cognome,credo) ebbe a dichiarare a volersi costituire “parte civile” come se quell’episodio la avesse coinvolta personalmente.

rimane comunque singolare come considerazione di ordine morale e politico,come quelle persone normalmente CONTRO la difesa abitativa armata del privato ciittadino,abbiano in quell’episodio sposato l’idea che se qualche sprovveduto offende verbalmente tua moglie puoi passare senza problemi alle vie di fatto; strana idea di un pacifismo a corrente alternata..

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