Padova, 4 dic — Si è spento a 92 anni a Padova Nicolò Luxardo, l’industriale che fece risorgere la fabbrica del maraschino ricostruendola da zero dopo i bombardamenti, consolidando in tutto il mondo un marchio che non ha mai visto il tramonto. La Luxardo fu fondata nel 1821 a Zara dal capostipite Girolamo. Distrutta dalle bombe alleate nel 1943, venne ricostruita dalle sue ceneri in Veneto, a testimonianza della caparbietà di cui gli italiani sono capaci.
Uno dei suoi prodotti più celebri e famosi nel mondo rimane il Sangue Morlacco, il tradizionale maraschino allo cherry battezzato in questo modo da Gabriele D’Annunzio a Fiume.
La vicenda della famiglia Luxardo è stata ricordata dal defunto Niccolò nel libro di memorie di grande contributo alla storia degli esuli: Dietro gli scogli di Zara, dove narra di Pietro e Nicolò — padre e zio dell’imprenditore — fatti scomparire dai titini e di cui non si seppe più nulla per dieci lunghi anni. La spinta a ricominciare tutto da capo venne da Giorgio, l’unico fratello superstite, che ricostruì l’impresa assieme al nipote Nicolò, che all’epoca aveva 20 anni. I due si trasferirono a Torreglia, sui Colli Euganei, dove iniziarono la coltivazione delle marasche vincendo l’iniziale diffidenza dei contadini locali.
Ma il liquore ha un’origine più antica e casalinga: la prima a produrlo nella propria abitazione era stata Maria Canevari, moglie del capostipite Girolamo. Fu così apprezzato dal marito che lo spinse a confezionarlo su scala industriale.
Niccolò Luxardo fu uomo poliedrico e di grandissima cultura: sempre a lui si deve la pubblicazione della Rivista dalmatica di storia patria, da lui diretta fino a una decina di anni fa.
“Oltre che un industriale è stato uno storico — ricorda al Gazzettino il figlio Pietro — e lascia un’imponente biblioteca. Si è occupato a lungo
delle vicende della Repubblica di Genova e delle provincie di Parma e Piacenza”. Fu curatore dei restauri di alcune ville venete e ispettore ai monumenti e alle belle arti. La Luxardo è una delle ultime aziende italiane rimaste legate fino ad oggi alla stessa famiglia, quella originaria, è produttivamente autosufficiente fatturando 25 milioni. Un grande successo italiano.
Cristina Gauri