Roma, 21 giu — Era noto alle forze dell’ordine per i numerosi precedenti «per atti di violenza contro le persone», vandalismi a edifici religiosi (chiese e moschee) ed era irregolare sul territorio italiano: questo il pregiato «curriculum» del ghanese di 44 anni che sabato pomeriggio è rimasto ferito da un colpo esploso da un agente dopo aver seminato il panico, armato di coltello, nella Stazione Termini a Roma. Un proiettile lo ha raggiunto all’inguine fuoriuscendo dal gluteo. Trasportato all’ospedale in codice rosso, non si trova tuttavia in pericolo di vita.

Un habitué di azioni violente e insensate, contro il prossimo e contro gli edifici religiosi, raggiunto da svariati decreti di espulsione mai andati a buon fine: è il ritratto che emerge dalla versione ufficiale fornita dalla Questura di Roma sull’arresto del ghanese.

Il ghanese era abitualmente violento

Un copione che si è ripetuto anche nel pomeriggio di sabato, quando «La persona, nonostante i numerosi inviti degli agenti a calmarsi, ha iniziato ad aggredire con scatti repentini ed incontrollati i poliziotti che hanno iniziato un’opera di contenimento, volta a tutelare l’incolumità dei passanti». Precisa la Questura: «Percepita l’imminenza di una nuova aggressione un operatore è stato costretto ad utilizzare l’arma in dotazione e ad esplodere un colpo in sicurezza, indirizzandolo agli arti inferiori per interrompere l’azione pericolosa».

Aggressioni e vandalismi

Il ghanese, continua la nota, è un 44enne «con numerosi precedenti di polizia, per atti di violenza contro le persone». Ricoverato all’Ospedale Umberto I per medicare la ferita d’arma da fuoco, è tuttora piantonato «in stato di arresto per i reati di tentato omicidio, porto abusivo d’arma, resistenza e minaccia a Pubblico Ufficiale» Segue il racconto minuzioso dei precedenti dell’immigrato. «L’uomo si era già reso responsabile di alcuni episodi che ne avevano connotato la pericolosità sociale: in passato aveva danneggiato alcune statue sacre presenti in alcune Chiese di Roma, manifestando poi ai poliziotti atteggiamenti di odio nei confronti della religione cristiana».

Il ghanese aveva vandalizzato anche una moschea

Nell’aprile 2020, in pieno lockdown, il ghanese «era stato sorpreso più volte in piazza San Pietro e denunciato per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale». Per par condicio, lo straniero aveva deciso di rivolgere il proprio odio anche verso il centro islamico di via San Vito. «Nel giugno di quest’anno è stato nuovamente denunciato per danneggiamento e lesioni in quanto resosi responsabile di lancio di bottiglie» verso detta struttura, «circostanza in cui è rimasto ferito anche l’imam».

In Italia grazie alla burocrazia

Perché il ghanese si trovasse ancora in Italia nonostante le acclarate tendenze antisociali e le ben scarse possibilità di recupero, è presto detto. L’uomo, privo di documenti, autocertificava la propria identità utilizzando svariati alias e dichiarando, di volta in volta, differenti nazionalità, che le autorità consolari non potevano certificare ufficialmente. «Sulla posizione del cittadino straniero, irregolare sul territorio italiano, sono emerse difficoltà legate all’attribuzione della nazionalità dovute alla mancata conclusione delle procedure di riconoscimento presso le Autorità Consolari del Gambia, Costa d’Avorio, Nigeria e Ghana avviate nel 2017 che hanno reso non eseguibili le procedure di espulsione a suo carico».

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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