A Padova la Curia ha iniziato le indagini sui lauti incassi della cooperativa gestita dall’ormai ex “Don” Luca Favarin, sospeso a divinis dalla massima istituzione ecclesiastica già nell’agosto di quest’anno in quanto le sue azioni in campo sociale erano state portate avanti in maniera personalistica e autonoma rispetto alla diocesi. L’ex prete incassa quasi due milioni di euro l’anno grazie a ristoranti, locali e campus per minori, tutto questo avvolto dal velo della solidarietà e dell’accoglienza. L’impossibilità di amministrare sacramenti o celebrare messa non sembra essere stata sufficiente per le alte gerarchie della Chiesa, le quali, quando si parla di fatture di milioni di euro, non lasciano passare nulla.
La cooperativa per l’accoglienza degli immigrati
La cooperativa di Favarin gestisce nove comunità nella città veneta, ospitando oltre 140 immigrati i quali gli hanno sempre fruttato cifre non indifferenti. La Curia ha fatto sapere in una nota che “più volte sono state chieste informazioni, condivisioni e trasparenza sulle attività imprenditoriali”, tali da poter valutare le richieste dell’ex sacerdote: domande alle quali sembra non esserci mai stata risposta. Per questo è arrivata la scure del Vaticano sulla figura di Luca Favarin, in quanto “creava disagio alla diocesi”.
Il prete immigrazionista e pro coppie gay
Il personaggio era già ampiamente noto per le sue posizioni immigrazioniste e a favore dell’accoglienza, oltre che per il riconoscimento dei matrimoni Lgbt: “Credo nell’inclusione e questo significa il diritto di amarsi e vedere pubblicamente riconosciuto il proprio amore anche per le persone dello stesso sesso”, così aveva più volte proferito sui social”. Un altro episodio di business redditizio mascherato dalle parole inclusione, solidarietà, accoglienza e umanità a cui siamo abituati da tempo. La finta accoglienza e l’immagine del prete dai capelli lunghi e sciarpa arcobaleno celano attività e incassi non indifferenti.
Andrea Grieco